Il cambio di paradigma mondiale sospinge l’Europa a recuperare un ruolo internazionale

Il declino dell’egemonia unipolare USA spinge l’Europa a riposizionarsi nel nuovo contesto globale.

Attualmente sullo scenario internazionale stiamo assistendo ad un processo di transizione che porta ad una trasformazione sostanziale degli equilibri mondiali. Il cambiamento riguarda il fallimento del vecchio progetto di Nuovo Ordine Mondiale basato su un dominio unipolare degli Stati Uniti sostituito oggi con l’assetto di un mondo multipolare policentrico dove la Russia e la Cina competono apertamente con gli Stati Uniti per l’egemonia globale.

In pratica tutti gli avvenimenti di ordine internazionale, sia sul piano geopolitico che su quello geofinanziario, hanno a che fare, in un modo o nell’altro, con questa competizione di potere.

Sia Mosca che Pechino hanno condannato la decisione degli Stati Uniti di abbandonare l’accordo nucleare con l’Iran.

La politica aggressiva e brutale dell’Amministrazione Trump non si è fatta scrupoli di prendere decisioni unilaterali danneggiando gli interessi degli alleati europei e privilegiando i propri obiettivi prioritari: isolare e annientare l’Iran.

Il modo in cui i paesi europei, dalla Germania alla Francia ed allo stesso Regno Unito sono stati trattati è, a dire poco, umiliante: Washington ha fatto capire che bisogna allinearsi con la propria politica o subire tutte le conseguenze delle sanzioni prese a livello unilaterale che hanno effetto anche sulle imprese europee che stanno investendo in Iran. Un modo di fare tipico del padrone verso i propri subordinati.

Altrettanto è accaduto con la decisione di Trump di alzare i dazi doganali sulle importazioni di acciaio, alluminio, auto e presto allargate ad altri prodotti dell’industria europea, una decisione che rappresenta un ritorno di fatto al protezionismo e la fine della logica dei mercati globali.

Queste misure, insieme alle sanzioni contro la Russia, rappresentano di fatto un attacco all’economia europea.

Le misure prese da Washington  hanno provocato una reazione piccata e decisa soprattutto da parte della Germania. Sono in gioco grossi interessi economici e diversi ambienti tedeschi iniziano apertamente a sostenere la tesi che l’Europa non può più contare su una difesa da parte di Washington.

L’Unione Europea costituisce oggi il terzo blocco economico mondiale che, pur essendo privo di una propria statura politica, rappresenta comunque uno dei pilastri dell’assetto mondiale.

Quella di staccarsi dalla tutela di Washington e giocare un proprio ruolo è la tentazione che la Germania oggi inizia ad accarezzare ma che potrebbe essere comune anche ad altri paesi europei che hanno ormai compreso che i propri interessi nazionali divergono da quelli degli USA. Questo significherebbe entrare in un nuovo paradigma geopolitico a livello mondiale. In pratica si tratterebbe si sfruttare a proprio vantaggio l’impetuoso sviluppo dell’area asiatica con il traino della Cina e dei grandi paesi come India e Russia.

Gli USA ed i grandi centri finanziari temono questo possibile sviluppo e stanno adottando una strategia di contenimento che prevede di disarticolare l’Unione Europea mettendo gli uni contro gli altri i paesi del vecchio continente. Una strategia che nel contempo tende a demonizzare la Russia adottando ogni mezzo di provocazione e creare un grande fossato di separazione fra questo e l’Europa.

Il timore di Washington è essenzialmente quello di una possibile saldatura tra Europa e Russia ed in particolare tra tecnologia tedesca e risorse energetiche e minerarie russe.

La leva di cui attualmente dispone Washington è il forte malcontento generato in Europa per le politiche di egemonia economica realizzate dalla Germania a discapito degli altri paesi più deboli, una situazione che sta determinando dei cambiamenti negli assetti di governo che vedono la possibilità di un Eurobrexit, che sarebbe incentivato e segretamente favorito dall’Amministrazione di Washington.

Tutto questo dimostra come possano cambiare rapidamente le situazioni quando si collegano i fattori della geopolitica con il mondo finanziario, con gli sviluppi economici e gli assetti energetici dello scenario internazionale. La prospettiva adesso sarà quella di una scelta che le grandi imprese europee ed i governi dovranno fare tra il cedere alle pressioni di Washington, adeguandosi alle sanzioni verso l’Iran e la Russia, oppure se i governi europei vorranno cercare un percorso autonomo. Una scelta difficile ma ineludibile.


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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