Israele pronto a mordere chiunque gli venga a tiro

 Il regime di Tel Aviv ha svolto un ruolo, ogni volta più provocatorio e distruttivo, in ogni conflitto che ha sostenuto, sia nel Libano, che a Gaza oppure in Siria. In quest'ultimo paese ha effettuato oltre cento incursioni con le sue forze aeree e non ha esitato ad appoggiare i gruppi terroristi per destabilizzare il paese arabo confinante. 

Il ruolo geopolitico di Israele è stato il centro della politica statunitense da almeno gli anni ’80 del secolo scorso, in particolare con riferimento ai ripetuti tentativi degli USA di rovesciare lo Stato siriano. La sobillazione contro la Siria è di lunga data e risale all'epoca del Governo di Assad padre, quando i servizi di intelligence degli USA e di Israele finanziavano i F.lli Mussulmani ed altre fazioni radicali per sobillare una rivolta all'interno della Siria. Vari documenti ed inchieste lo hanno comprovato.

Israele è l'ispiratore diretto del piano di balcanizzazione del Medio Oriente e, in coerenza con questo, ha appoggiato le rivendicazioni dei gruppi secessionisti curdi nel nord dell'Iraq, come appoggia attualmente, assieme agli USA, i curdi dell'YPG che sono nel nord della Siria, allo stesso modo in cui finanzia e sostiene i gruppi radicali salafiti che avevano l'obiettivo di realizzare un califfato nel nord della Siria. Gli obiettivi di Israele in Siria come in altri paesi dell'aerea, coincidono direttamente con quelli dell'Arabia Saudita e non è un caso che i rapporti fra i due paesi si siano ulteriormente intensificati.

L'ultimo attacco di rabbia Israele lo ha manifestato per la situazione delle forze iraniane che si trovano attualmente in Siria, a non molta distanza dalle sue frontiere. In questo attacco di rabbia, il ministro dell'energia di Tel Aviv, Yuval Steinitz, ha minacciato di voler assassinare il presidente siriano Bashar al-Assad e porre fine al suo governo, se questi non mette fine alle sue relazioni con l'Iran.

In particolare Steinitz ripete le solite accuse al governo di Damasco di aver permesso all'Iran di utilizzare il territorio siriano per installare le sue basi militari che si prevede saranno rivolte contro Israele.

Le autorità di Israele dimenticano due fattori: primo che il Governo di Damasco ha chiamato in proprio aiuto l'Iran per fronteggiare una aggressione esterna (per procura) che proveniva da alcune potenze fra cui la stessa Israele, oltre a Stati Uniti ed Arabia Saudita; secondo, che la stessa Israele ha aggravato la sua posizione partecipando ad interventi di aggressione diretta sul territorio siriano. Non esiste quindi alcuna legittimità alla pretesa sionista di poter decidere chi debba intervenire in Siria.

In questo modo Israele conferma la sua attitudine a provocare per spingere ad un conflitto. Tuttavia la presenza delle forze russe in Siria può mettere finalmente il guinzaglio al "cane rabbioso" di Israele.

Tel Aviv non ha capito che non può più giocare liberamente in Siria senza essere punito. La Russia ha aggiornato le capacità difensive siriane offrendo un sistema difensivo anti-aereo (S-300) con notevoli capacità.

Inoltre, la mancanza di comprensione da parte israeliana dello spostamento dell'equilibrio in Medio Oriente e la fine del dominio unipolare del mondo sta portando ad un altro confronto diretto con l'Iran, sempre a causa del conflitto siriano. L'Iran afferma di essere pronto a rispondere alla violazione israeliana di tutte le "linee rosse". La Russia sta cercando di contenere l'alta tensione tra i due nemici giurati ma è felice di vedere Netanyahu umiliato.

Il primo ministro israeliano sembra ignorare che le regole del gioco nel Levante sono cambiate e che Mosca sta conducendo il gioco - al punto che ha svuotato i colloqui di Ginevra della loro sostanza e si sta dirigendo verso la riduzione al minimo del ruolo della coalizione internazionale in tutti i colloqui di pace sulla Siria. È giunto il momento per Israele di riconsiderare la sua politica e prendere atto che le dimensioni relative nel gioco sono più grandi.

 

 

 


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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