La voce del padrone

Domenica 4 marzo; l’ex agente del Kgb Sergej Skripal, 66 anni, è stato trovato in stato di incoscienza insieme alla figlia Julia, 33 anni, su una panchina di un centro commerciale di Salisbury, in Inghilterra. I due sono stati immediatamente ricoverati in ospedale e hanno accusato un grave avvelenamento. Per gli inquirenti inglesi a quanto pare non ci sono stati dubbi, si è trattato di: «un tentativo di omicidio mediante utilizzo di gas nervino».

Skripal era stato condannato nel 2006 a tredici anni di carcere per alto tradimento, dopo aver passato informazioni riservate agli agenti inglesi del MI6, salvo poi essere rilasciato nel 2010 in cambio della liberazione di dieci spie russe arrestate dall'FBI. Quello che è successo dopo è notizia delle ultime settimane; Londra ha immediatamente attribuito la colpa all'FSB, senza per altro presentare alcuna prova concreta, conseguentemente si è aperta una crisi diplomatica tra Gran Bretagna e Russia non da poco, che ha portato all'espulsione reciproca di vari diplomatici. La questione sembra essersi ingigantita a tal punto da scomodare (guarda il caso) Washington, che ha espulso ben 60 diplomatici e funzionari russi, e ha chiuso il consolato russo di Seattle. Ovviamente non poteva mancare la risposta obbediente della colonia Europa alla voce del padrone, il Consiglio europeo si è infatti riunito, ed ha deciso l’espulsione di vari diplomatici russi anche dal Vecchio Continente. L’Italia, colonia tra le colonie, ne ha per ora espulsi due.

 Se la situazione non fosse tragica, verrebbe quasi da ridere. Episodio questo, da prendere puramente a titolo di esempio, vista la recentissima sua collocazione cronologica. Come al solito è triste notare quanto l’Italia e l’Europa tutta, siano nient’altro che protettorati, colonie dell’alta finanza anglo-sassone, e della talassocrazia del dollaro, poteri forti spietati, i quali non mancano mai di interferire, direttamente o indirettamente, con tutte quelle questioni di natura economica, militare, politica, culturale, che dovrebbero invece essere appannaggio del popolo italiano, in quanto espressione purissima del nostro diritto (dovere) alla sovranità nazionale.

Fuor di retorica, è facile capire come l’accaduto, colpa o non colpa del FSB, sia l’ennesimo pretesto per organizzare e quindi imporre una chiusura politica ed economica verso la Russia di Putin, che è stata ormai da tempo designata, se non come “arci-nemico”, almeno come principale ostacolo all'unipolarismo americano, e al suo conseguente imperialismo. L’impero scricchiola sotto il peso delle contraddizioni, e l’ex gigante sovietico, risollevato il viso dalla polvere neoliberista degli anni ’90, è tornato sul trono delle grandi potenze, assieme alle sue responsabilità. La Russia paga la colpa di essere il vero e unico paese traghettatore del mondo “multipolare”, quindi nemica della finanza globale, che cerca in tutti i modi, ormai da tempo, di delegittimare la sua azione politica; rivoluzioni colorate, accuse di totalitarismo, diritti umani ecc. Tutte fandonie imperialiste, di un Occidente a stelle e strisce, che vede piano piano crollare il progetto di un mondo unipolare che risponda solo alle leggi del mercato e non a quelle della Storia.

“Dulcis in fundo”, qual è la morale da estrapolare dall'accaduto? Punto primo; coloro che occupano abusivamente i nostri parlamenti, non sono altro che camerieri dell’alta finanza, burocrati e lacchè dei padroni. Punto secondo; la democrazia liberale è di per sé fallimentare e fine a sé stessa, in quanto chi ottiene il governo non ottiene certamente il potere, che alberga in ben altre sedi, non in territorio nazionale. Punto terzo; qualsiasi forza politica che si dica rivoluzionaria, o che voglia almeno cercare di cambiare questo Paese, non può esimersi dall'avere in cima alle “cose da fare”: l’uscita dalla NATO, la nazionalizzazione della Banca Centrale, la chiusura immediata di tutte le basi americane presenti sul territorio europeo.


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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