L'élite di potere anglosassone gioca la carta del conflitto nucleare

Le oligarchie anglosassoni non si rassegnano alla sconfitta dei loro prodi in Ucraina e dell'apparato della Nato che li sostiene. Troppo importante la posta in gioco: il nuovo assetto mondiale dominato da loro o dagli antagonisti del potere anglosassone (Russia e Cina).

Per evitare il collasso delle forze ucraine/Nato, gli esponenti dei governi di Londra e Washington prospettano non solo l'invio di ancora più armi offensive ma anche l'utilizzo di armi nucleari. Vedasi le ultime dichiarazioni del premier britannico Johnson nel corso della sua visita a Kiev e di vari esponenti del Congresso USA e del Pentagono.

Con il crollo del fronte ucraino, il piano del "deep state" rischia di franare e con esso l'ordine mondiale attentamente pianificato dagli strateghi USA che vedevano una restaurazione del dominio unipolare USA sul mondo. La situazione gli sta sfuggendo di mano, la Russia doveva essere sconfitta ma ha reagito ed ha preso in contropiede le strategie degli anglo USA in Europa.

La manovra di accerchiamento di Washington è stata interrotta dalla "operazione speciale" russa e la stessa Russia non è rimasta isolata, come gli anglo USA speravano, al contrario si è portata dalla sua parte la Cina di Xi Jinping, l'India di Modi e i grandi paesi emergenti come Indonesia, Brasile, Sud Africa, oltre ai paesi islamici e persino Messico e Argentina. Tutte nazioni che ripudiano l'ordine mondiale dettato da Washington e le sue regole.

Una gran parte del mondo rifiuta l'ordine occidentale di marca USA dei dominanti, quello della grande finanza, del liberismo, del colonialismo culturale, e questo terzo mondo, dall'Africa all'America Latina, si dimostra solidale con la Russia e collaborativo con la Cina.

Di fatto siamo arrivati a quello che Samuel Huntington denominava lo "scontro di civiltà" con un’alleanza anti occidentale costituita da vari capi di stato di diversa estrazione e cultura ma accomunati da una visione del mondo diversa da quella occidentale.

Le conseguenze delle sanzioni si stanno rivelando fatali per l'Europa e per molti altri paesi con lo spettro della recessione economica, carestia, sommosse sociali e migrazioni incontrollate. Un effetto voluto dagli egemoni, le élite massoniche anglo sioniste, a cui non è bastata l'operazione Covid/Pandemia, oggi puntano alla guerra nella speranza di riprendere il controllo del mondo.

Nonostante l’ossessiva propaganda diffusa dalle centrali di potere, iniziano a comparire le prime fratture anche negli stati europei, vedi il risultato delle elezioni in Francia e l'emergere di movimenti populisti in Italia. Una rabbia di rivolta cova sotto la cenere e la crisi economica farà prima o poi esplodere questa rabbia, esasperata dalle disuguaglianze sociali e dall'arroganza del potere. In questo momento le élite di potere sono pericolose in quanto la disperazione può spingerle a gesti inconsulti.

Infatti vari osservatori prevedono un prossimo collasso della stessa Unione Europea dilaniata dalle sue contraddizioni. Un organismo verticista e burocratico, dominato dalle lobby affaristiche e gestito da personaggi non eletti ma imposti dalle élite che si è rivelato totalmente al servizio delle centrali di potere d'oltre Atlantico.

La dominazione del sistema finanziario si sta disgregando e il segnale viene dato dalla fine del dominio del dollaro.

Il Deep State è in guerra con tutti coloro che si oppongono al dominio anglo USA ma non è in grado di invertire la tendenza al ripudio di questo ordine dettato dai banchieri e dai transumanisti.

I grandi paesi attingono alla loro cultura, alle loro tradizioni nazionali e religiose, al Cristianesimo ortodosso (nel caso della Russia), al Taoismo e al Confucianesimo (Cina), alla tradizione induista (India), ai dettati dell'Islamismo sciita o sunnita, nel caso dei paesi islamici.

Questo è il vero cambio di paradigma che spaventa le élite di Washington e di Londra e che le spinge a provocare la guerra e il caos.

 

Immagine: https://www.difesaonline.it/


Editoriale

 

Ricostruire l'unità nazionale

di Adriano Tilgher

Siamo alle solite. In Italia siamo troppo occupati ad affrontare temi marginali o impostici da altre nazioni per renderci conto della grave situazione in cui versa la nostra nazione. Purtroppo tutto questo accade perché a nessuno dei cosiddetti politici, né alle istituzioni interessa nulla dell’Italia; basti pensare alla scomparsa in tutte le scuole di ogni ordine e grado della storia, della grande cultura classica ed umanistica, base e fondamento sia del nostro percorso unitario che della nostra profonda identità.

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La Spina nel Fianco

 

L'ethos del cameratismo

1944 il poeta, soldato, (e bisessuale) Robert Graves, (24 July 1895 – 7 December 1985) dà alle stampe il suo romanzo più famoso, "Il vello d'oro”, che parla fra altre cose, della guerra dei sessi nella mitologia Greca (successivamente ereditata dai Romani). Graves dipinge il "litigio" fra Zeus ed Era, più che come una satira sui problemi domestici delle famiglie greche, come un conflitto fra sistemi sociali inconciliabili. Nel descrivere il panteon greco l'autore narra dello scontro fra le divinità femminili dei popoli mediterranei guidate da Madre Gea e gli dei del pantheon maschile, guidati da Zeus arrivati dal nord con gli invasori achei, che si sono fatti largo a spallate nella Grecia arcaica e matriarcale. Ad Olimpia cittadina del Peloponneso occidentale, che ha dato nome alle "Olimpiadi" dove sorgeva il tempio di Gea, più venerato di tutta la Grecia, un paio di millenni prima dell’era dell’Uomo, pare si sia tenuta una sorta di sacro G20, un super vertice religioso con lo scopo di raggiungere una pacificazione. Da un lato, le diverse manifestazioni della triplice Dea, con i loro riti della fertilità, e un certo gusto per i sacrifici umani, dall’altro gli dei guerrieri venuti dal nord, che erano usi tenere le donne alla catena, in cielo come in terra. Ma sarà una pace fittizia, la guerra metafisica, non finirà mai, e giunge fino a noi alimentata dal tentativo del nuovo ordine mondiale di uniformare, e quindi annullare ogni diversità di genere.

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