Il punto di svolta è arrivato: Putin ha riconosciuto le Repubbliche del Donbass

Quello che era il prevedibile sbocco della crisi ucraina puntualmente è arrivato: il presidente Vladimir Putin ha riconosciuto ufficialmente le due repubbliche del Donbass e tale riconoscimento non poteva che accadere dopo le provocazioni del governo di Kiev e l’ostinato rifiuto di questo nel riconoscere l’autonomia delle repubbliche e il rispetto degli accordi di Minsk.

Questo il punto fondamentale che le fonti occidentali hanno sempre disconosciuto: gli accordi di Minsk sono stati rifiutati dall’Ucraina, non da Mosca. Il riconoscimento delle Repubbliche pone fine alla ambiguità di questi accordi, sempre invocati e mai rispettati.

Gli eurocrati della UE hanno sempre ignorato il mancato rispetto di Kiev ed hanno sempre gettato la colpa sulla Russia mentre nel frattempo gli USA e la NATO istigavano l’Ucraina ad attaccare il Donbass e sbarcavano negli aeroporti ucraini centinaia di tonnellate di armi. Un fattore che ha dato ai nazionalisti ucraini un senso di falsa sicurezza nel provocare la Russia.

Si possono prevedere gli sviluppi di questa situazione: inizio di una operazione di “pace keeping” da parte dell’Esercito russo che entra nel Donbass per mettere sotto protezione le regioni di Donetsk e di Lugansk e le rispettive popolazioni.

Quello che accadrà dopo sarà strettamente collegato alla reazione dell’Ucraina e della NATO.

Se l’Ucraina si opporrà alle forze russe e scatenerà una reazione, utilizzando le armi ricevute dall’occidente, allora le forze russe ne prenderanno il controllo in pochi giorni. Sarebbe un suicidio per l’Ucraina.

Tuttavia questo è uno scenario poco probabile perchè una buona parte del personale militare ucraino è demotivato e poco propenso a battersi con i russi, visto l’alto numero di diserzioni che aumenterebbe in misura esponenziale nel caso di una guerra.

Facile immaginare piuttosto un “”si salvi chi può” della dirigenza ucraina che rischierebbe di finire sopra un banco di tribunale russo per essere giudicata per i suoi crimini.

La NATO e gli Stati Uniti possiamo facilmente prevedere che non si muoveranno a difesa dell’Ucraina, dopo aver istigato la guerra, ma decreteranno sanzioni che saranno deleterie per l’Europa in quanto consentiranno agli USA di mantenere la completa subordinazione del vecchio continente ai suoi interessi.

Finalmente Washington potrà ordinare alla Germania di smantellare definitivamente il gasdotto Nord Stream 2 e obbligherà Berlino ed altri paesi europei ad acquistare il suo gas scisto al prezzo da loro indicato (oltre il doppio di quello russo) e annuncerà questo come un “grande dono” dell’alleato americano.

Si nota l'ipocrisia dell'Occidente atlantista che aveva ignorato per sette anni il tentato genocidio della popolazione russofona dell'Ucraina, che aveva finto di non vedere il programma di pulizia etnica manifestato apertamente dalla dirigenza di Kiev, ignorato le vittime dei continui bombardamenti avvenuti nel corso di questi anni, e che adesso accusa Putin che ha il merito di interporsi come pacificatore (forza di pace) e stabilizzatore della situazione del Donbass.

Si ricorda ancora il preteso ruolo "di pace keeper" che si assunse la NATO nel 1999 quando si precipitò a disgregare la ex Jugoslavia e sostenne la secessione del Kosovo. Allora tutto era consentito alla NATO, oggi questo ruolo e questa funzione non sono consentiti alla Russia di Putin. L'abituale sistema di doppio standard dell'Occidente che cerca di coprire le sue operazioni sporche con finalità umanitarie.

L’ingresso della Russia nel conflitto ucraino era un primo obiettivo che l’Amministrazione Biden perseguiva da tempo. D’altra parte la situazione era arrivata ad un punto tale che non consentiva a Putin di tirarsi indietro. Il presidente russo è consapevole che questa potrebbe essere una trappola ma cercherà di tirarsene fuori lasciando gli altri con il cerino in mano. Questa la nostra previsione.

 

Immagine: https://euractiv.it/


Editoriale

 

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