L'Arabia Saudita (e i suoi alleati occidentali) nel pantano

Dopo l'attacco eseguito dalle forze degli Houthi yemeniti contro il terminale petrolifero della Aranco in Arabia Saudita, in rappresaglia per i bombardamenti che l'aviazione saudita conduce da quasi 5 anni sullo Yemen, si sono manifestate le prime reazioni internazionali anche da parte delle nazioni europee.

Colpisce la disgustosa ipocrisia delle cancellerie europee e della UE, che erano sempre rimaste in silenzio nel corso delle stragi di massa eseguite dall'Arabia Saudita sulla popolazione yemenita, mentre adesso manifestano condanna e "indignazione" per gli attacchi contro le strutture petrolifere dell'Arabia Saudita.

Sono le stesse cancellerie che non hanno mai fiatato per gli oltre centomila morti fra la popolazione civile causati dai bombardamenti indiscriminati e che hanno di fatto approvato le forniture massicce di armi al Regno Saudita. Il business delle armi è troppo importante e non si deve fermare.

Nessun paese ha fatto nulla per fermare le stragi aggravate dal blocco aeronavale imposto sul  paese grazie alle forze navali degli USA, i primi complici del Regno Saudita, coinvolti fino al collo in questo conflitto per gli interessi che legano l'Amministrazione di Washington alla casa dei Saud. Un conflitto che, secondo l'inviato dell'ONU, ha prodotto la peggiore emergenza umanitaria dei nostri tempi con milioni di persone che rischiano di perire per mancanza di alimenti, medicinali e acqua potabile a causa del blocco imposto sul paese.

Gli stessi governi dei paesi, come Francia, Gran Bretagna, Belgio, Spagna e USA,  che, in ogni occasione,  si presentano come paladini dei "diritti umani", hanno consegnato grandi forniture di armi all'Arabia Saudita per condurre questa guerra di sterminio contro la popolazione yemenita ed adesso si mostrano "indignati" nel condannare l'azione di rappresaglia che le forze yemenite sono riuscite a condurre contro obiettivi strategici del paese aggressore, in particolare le raffinerie petrolifere della Aramco.

Questa vicenda dimostra che la vita dei bambini e delle donne yemenite, inceneriti mentre erano nelle scuole o nelle loro case dai bombardamenti sauditi, sono da considerare vittime di guerra di serie B che non contano nulla per l'establishment dei paesi atlantisti legati agli USA, a Israele ed all'Arabia Saudita. Il petrolio e gli interessi legati a questo sono molto ma molto più importanti per i benpensanti ipocriti dei governi occidentali.

Colpisce il fatto che l'Unione Europea che tanto si preoccupa dei "poveri naufraghi nel Mediterraneo da salvare a tutti i costi” sia insensibile davanti allo spettacolo delle vittime delle campagne di guerra saudite e anglo americane. Si comprende che il "senso umanitario" della UE e dei governi europei è molto selettivo, riguarda le situazioni dove ci sono precisi interessi da favorire e viene sepolto quando potrebbe infastidire gli interessi di Washington, di Tel Aviv e Rijad. Il basso livello morale e la disgustosa ipocrisia di questa Europa emergono da questa vicenda.

Naturalmente il capo della diplomazia americana non ha perso tempo per accusare Teheran (senza apportare alcuna prova ) ed ha invitato le altre nazioni "a condannare gli attacchi dell'Iran", affermando che gli Stati Uniti lavoreranno con i loro partner per garantire che l'Iran "sia responsabile della sua aggressione". In realtà non ci sono prove che gli attacchi provengano dall'Iran e l'azione bellica è stata rivendicata dallo Yemen.

Secondo la logica degli esponenti dell'Amministarzione USA, come Pompeo e lo stesso presidente Trump, lo Yemen, paese aggredito, non avrebbe diritto a difendersi.

Lo Yemen, come la Palestina, la Siria, il Libano e l'Iran, essendo paesi ostili all'Impero USA, non possono reclamare i diritti riservati agli altri e tanto meno il diritto a difendersi. Questa la lezione che si ricava dalla vicenda e dalle dichiarazioni dei plenipotenziari di Washington e delle cancellerie europee.  Non hanno però calcolato che, per la prima volta, gli Houthi dello Yemen, con la loro azione di rappresaglia, hanno fatto accendere i riflettori sulla guerra di sterminio contro il loro paese, vicenda fino ad oggi occultata dall'apparato dei grandi media. Un successo che non mancherà di far svegliare molte coscienze.


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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