Il crocevia della Palestina, mentre Israele e Washington minacciano la guerra di sterminio contro i palestinesi

Come oggi annotano vari osservatori, la questione dello Stato palestinese e della sua popolazione non sarà risolta fintanto che gli Stati Uniti appoggeranno Israele nella sua politica segregazionista. Detto in altro modo, il problema troverà una soluzione solamente il giorno in cui un presidente alla Casa Bianca sarà pronto a risolvere tale problema adottando un punto di vista che si discosti da quello di Tel Aviv.

Ogni giorno che passa è sempre più chiaro per la comunità internazionale: Israele è un'appendice di quello che Washington dice e fa, qualunque sia il presidente.

Il gruppo di potere neocon  di Washington  pende da Israele e Washington è vitale per Tel Aviv perché fornisce armi e supporto.

Washington, infatti, consegna ogni anno più di 3 miliardi di dollari a Israele , oltre a fornire armi fra le più sofisticate e non permettere che lo Stato di Israele venga  condannato nelle sedi internazionali , per porre fine al genocidio in cui è sempre più  impegnato contro la popolazione palestinese.

Basti considerare quello che è attualmente Gaza,  la più grande prigione all'aria aperta   o campo di concentramento  del mondo, sottoposto ad un blocco che dura da oltre 11 anni.

I recenti eventi a Gaza, con l'uccisione di manifestanti pacifici che ha prodotto negli ultimi mesi centinaia di vittime e migliaia di feriti e mutilati fra la popolazione civile, dimostrano il livello di impunità di cui Israele gode oggi, nonostante gli sforzi di alcuni organismi della comunità internazionale, malgrado tutti i meccanismi delle Nazioni Unite, come ha affermato ultimamente l'accademico Nidal Atallah dell'Università di Birzeit, situata nella Città palestinese di Ramallah, Cisgiordania.

Israele è sicuro che non ci saranno implicazioni, che qualsiasi governo israeliano attuale avrà sempre l'appoggio degli Stati Uniti, con il suo diritto di veto, alle Nazioni Unite.

Ci sono stati diversi cosiddetti piani di pace sponsorizzati da Washington che il suo protetto ha sempre violato senza vergogna.

Come sarebbe altrimenti possibile che Tel Aviv, oltre a impadronirsi dei territori palestinesi, possa costruire illegalmente migliaia di insediamenti in quei territori al fine di popolarli con coloni ebrei, mentre alla popolazione indigena non è permesso costruire le loro case e tanto meno far rientrare diversi milioni di palestinesi che vivono nella diaspora espulsi dalle autorità israeliane? Le violazioni delle leggi internazionali e delle risoluzioni dell'ONU sono ormai numerose.

Ci si chiede come possa essere considerata la richiesta nordamericana di denuclearizzare paesi come la Repubblica democratica popolare di Corea, o l'Iran, quando invece a Israele si permette di mantenere un arsenale nucleare, illegalmente e senza alcun monitoraggio dall’Agenzia internazionale per l'energia atomica, con oltre 200 testate pronte per essere lanciate in qualsiasi paese vicino.

Non ci sarà pace in Palestina e nel Medio Oriente finché Washington manterrà la sua politica imperiale e Israele adempirà il ruolo di punta di diamante per la destabilizzazione dell'area attraverso aggressioni militari.

Nel processo di ostilità alla causa palestinese, guidato da Washington, si annoverano le ultime decisioni di Donald Trump, da quella di spostare l'ambasciata a Gerusalemme, riconoscendone l'annessione di fatto, a quella di chiudere gli uffici dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP) presso l'ONU. Un organismo che esisteva sotto la protezione del paese ospitante le Nazioni Unite, che non dovrebbero (secondo la carta ONU) impedire il funzionamento di qualsiasi Stato membro o osservatore, di qualsiasi rappresentanza dinanzi alle Nazioni Unite.

Per finire, solo qualche mese fa, ha abolito il contributo del suo Paese all'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi in Medio Oriente (UNRWA), che ha lasciato senza casa più di cinque milioni di cittadini, la maggior parte dei quali bambini.

Non tutti hanno compreso che la questione palestinese alimenta tensioni e conflitti in tutta la regione medio orientale e l'intransigenza di Washington e di Tel Aviv sono la miccia che rischia di far esplodere le altre questioni collegate.

Tuttavia sembra che a nessuno importi  che un giorno  Israele, sponsorizzato da USA e Regno Unito,  possa usare  il suo arsenale nucleare, per un attacco che potrebbe causare la terza e forse ultima conflagrazione mondiale.

Il grilletto che può causare l'"inverno nucleare" sfortunatamente è nelle mani dell'inquilino della Casa Bianca e anche del Premier israeliano.

Il mondo non potrà dormire sonni tranquilli finché l'equilibrio fra la pace e la guerra sarà in mano a questi personaggi.


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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