La nuova minaccia di una guerra all'Iran

Il pretesto di una presunta minaccia iraniana, ventilando la possibilità di un attacco contro le proprie forze in Medio Oriente, ha spinto l'Amministrazione USA ad inviare una possente forza d'attacco contro l'Iran, costituita da portaerei, unità navali e bombardieri strategici.

Gli analisti internazionali si domandano cosa spinga gli USA a muovere una guerra contro l'Iran in questo momento quando già altri fronti sono aperti, dal Venezuela, alla Siria, all’Afghanistan, all’Ucraina.

Le risposte a questo interrogativo che spiegano la mossa di Washington, sono quelle che riguardano la completa subordinazione di Washington agli interessi di Israele, e la aspirazione dell'Impero USA di cancellare per sempre l'esistenza di un paese indipendente e non subordinato alla dominazione americano-sionista. Un'altra spiegazione è quella della necessità dell'Amministrazione Trump di inviare un segnale di intransigenza, destinato proprio ai suoi alleati europei, alcuni dei quali recalcitranti ad obbedire ai diktat trasmessi da Washington.

Un grosso favore questo per la dirigenza israeliana che non aspettava altro dal presidente Trump, considerato ormai il miglior benefattore di Israele, per i passi da lui fatti su Gerusalemme capitale ed il riconoscimento dell'annessione del Golan. La guerra all'Iran corrisponde all'ultima pressante richiesta fatta da Netanyahu a Trump e di cui Kushner (genero ultra-sionista di Trump) ed i neocon come Bolton e Pompeo sono strenui sostenitori.

La politica di espansione della propria influenza, condotta dall'Iran in questi ultimi anni (conseguenza delle guerre fallite nella regione da parte degli anglo-USA), e la sua funzione di perno, assieme alla Siria di Assad, nell'asse della Resistenza antisionista ed antimperialista, non viene tollerata da Washington e da Tel Aviv, che cercano un pretesto per l'attacco e lo strangolamento economico del paese persiano. Poiché quest’ultima non si dimostra una strada efficace, gli Stati Uniti ricorrono al loro consueto linguaggio della forza. Il diritto internazionale e la carta dell'ONU non contano nulla per la dirigenza neocon di Washington che piuttosto presenta il comportamento tipico dei Gangster: non accetti la nostra "protezione"? Ti puniremo.

Potrebbe essere un bluff? È quello che si chiedono in molti.

L'Iran in questo momento è sottoposto ad una pressione ed un assedio senza precedenti da parte degli USA e dei sui alleati, e le sanzioni e l'embargo sono l'ultimo gradino prima di una guerra diretta.

In questo contesto, gli USA spostano questa flotta possente per minacciare l'Iran con una serie di messaggi fuori da qualsiasi tono diplomatico, e con un atteggiamento arrogante che dimostra la loro totale inclinazione ad aggredire qualsiasi paese sovrano che non dimostri di essere obbediente alla linea dell'egemonia americana. Chiunque non obbedisca loro diventa un nemico da colpire e da punire, prima con il tentativo di strangolamento economico mediante il blocco e le sanzioni, poi, se questo non basta, con l'aggressione militare diretta.

Il gruppo di potere neocon negli USA disprezza qualsiasi regola internazionale e manifesta in tutta evidenza quello che si potrebbe definire un "comportamento sociopatico", ispirato dall'ideologia messianica, che è una mescola tra sionismo ed evangelismo cristiano, la confessione prevalente fra i personaggi che siedono alla Casa Bianca.

Non esiste una razionalità di calcolo che abbia cura di prevedere quali possano essere le conseguenze di queste azioni, che possono determinare effetti pregiudizievoli per gli stessi Stai Uniti e per il mondo occidentale, che sono facili da intuire. Fra questi, tutti gli analisti anticipano che ci sarà una drastica impennata dei prezzi del greggio, che potrebbe derivare da una nuova guerra nella regione, ed ancora peggio dalla minaccia di chiusura (ventilata dall'Iran) dello Stretto di Hormuz, in rappresaglia per il blocco della esportazione del petrolio. Fattori che determinerebbero una crisi economica di enorme proporzione per i paesi occidentali e che inducono all'allarme fra gli operatori economici.

Inoltre, si prevede che l'aumento della produzione di greggio del principale alleato degli USA, l'Arabia Saudita, non potrà soddisfare la domanda totale nel caso in cui vengano impedite le esportazioni iraniane.

La politica USA in questa fase si dimostra del tutto illegale ed arbitraria, manifestandosi in una forma di aggressione sfacciata, che mette allo scoperto la volontà di sopraffazione e di dominio della superpotenza americana, in modo tale da mettere in difficoltà anche i rapporti con i propri alleati.

L'Iran in tale frangente ha il pieno diritto di ricorrere alla difesa contro i provvedimenti degli USA, ed a reagire ad una aggressione che sarebbe del tutto immotivata e pretestuosa.

Non si può escludere un intervento della Russia, che considera l'Iran un suo alleato strategico, e questo potrebbe essere il fattore dissuasivo per le intenzioni bellicose di Washington.

Arrivati a questo punto, soltanto la Russia potrebbe scoprire il "bluff" di Washington. Ancora una volta il pallino della situazione per fermare una prossima guerra distruttiva, si trova nelle mani di Vladimir Putin.


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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