Il volto tirannico e sanguinario del principe saudita

La macabra vicenda della scomparsa e dell'omicidio del giornalista saudita riformista Jamal Khashoggi, assassinato e fatto a pezzi all'interno del consolato di Istanbul è l'episodio che ha rivelato clamorosamente al mondo la natura tirannica e sanguinaria del regime dell'Arabia Saudita ed in particolare del principe ereditario Mohammed bin Salman. Da notare che questo personaggio era esaltato ed indicato come "riformatore" dai governi occidentali e dai media europei.

Si tratta in realtà soltanto dell'ultimo di una serie di sviluppi che hanno gettato seri dubbi sull'immagine mediatica del principe, costruita per far apparire "gradevole" l'alleanza di ferro costituita dall'Amministrazione Trump e da Israele con l'Arabia Saudita.

Risulta che il principe ereditario 33enne, Mohammed bin Salman, figlio di King Salman, dopo aver scavalcato, per la successione, dozzine di cugini più grandi e più esperti di lui, è passato da un errore all'altro.

Per volontà dello stesso principe, l'Arabia Saudita si è lanciata in una guerra di sterminio contro lo Yemen per portare al potere un fantoccio al suo servizio, impantanando le sue forze armate in un conflitto sanguinoso costellato di rovesci militari, nonostante la superiorità di forze. Lo stesso principe aveva richiesto un inutile blocco del vicino Qatar che si è rivelato un altro fiasco grazie all'intervento della Turchia e dell'Iran.

Bin Salman ha ordinato la detenzione ed esecuzione capitale di centinaia di oppositori e nemici, tra cui il primo ministro libanese, Saad Hariri, attirato in una trappola e poi liberato grazie alla reazione internazionale.

Tutti episodi ignorati o minimizzati dal compiacente apparato dei media filo atlantisti, alcuni persino finanziati dalle ricche elargizioni del principe, e quindi interessati a non danneggiarne l'immagine.

Nel caso dell'omicidio del giornalista Khashoggi, l'ambizioso principe ha commesso un errore di calcolo: questi non solo è stato uno scrittore di rilievo per l'influente pagina del Washington Post - che ha alzato il tono nelle sue richieste di responsabilità - ma Khashoggi era noto a Capitol Hill come uno dei principali riformatori sauditi. Questo ha fatto smuovere l'indignazione di membri del Congresso USA, inclusi repubblicani di spicco come il presidente degli Esteri Bob Corker del Tennessee e persino il famigerato Lindsey Graham, sostenitore delle guerre in Medio Oriente.

Il giovane leader saudita veniva festeggiato nelle pagine e nei salotti di Washington, Londra e Parigi come un "riformatore visionario”. Nessuna menzione delle stragi di civili che l'aviazione saudita stava conducendo da tre anni nello Yemen, tranne quando un missile saudita ha centrato in pieno uno scuolabus con l'uccisione di 41 bambini yemeniti, episodio troppo grave per poterlo passare sotto silenzio.

Tanto meno i media occidentali parlavano della comprovata complicità del principe e del suo governo nel sostegno ai gruppi terroristici che hanno massacrato migliaia di civili in Siria e in Iraq.

Dopo il cruento assassinio del povero Khashoggi, viene alla luce la reale figura sanguinaria di questo principe. Mohammed bin Salman è un criminale di guerra dispotico ed è responsabile di crimini contro migliaia di yemeniti innocenti.

Questa è la conseguenza di aver dato, al governo saudita, un sostegno militare e diplomatico senza riserve. Gli Stati Uniti e la maggior parte degli altri governi occidentali hanno rifiutato di criticare quel governo per la sua condotta di guerra contro lo Yemen, le sue repressioni interne, le sue violazioni dei diritti umani. L'enorme massa di denaro dei sauditi ha tappato gli occhi ai governi occidentali, ai media prostituiti ed agli intellettuali prezzolati.

Questo ha consentito al governo saudita di avere un’immunità di fatto. Ci sono adesso delle forti reazioni, molto tardive, e da più parti si chiede, dopo tre anni e mezzo, di mettere fine al supporto di USA e Gran Bretagna alla guerra e persino, ad opera di alcuni senatori del Congresso USA, di decretare sanzioni contro il regno saudita.

Trump si è già opposto per non perdere i lucrosi affari con la vendita di armi e i neocon, da Mike Pompeo a John Bolton, sono costantemente al telefono con il principe per concordare una linea di azione che permetta di far dimenticare presto l'episodio. Il clamore si placherà, basta un po’ di tempo.

Siamo facili profeti nell'affermare che tutto rimarrà sostanzialmente come prima.


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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