L'assassinio di Zakharchenko

L'assassinio di Alexander Zakharchenko è stato poco commentato dai media generalisti, ed in generale stato analizzato sottovoce dal sistema di siti, giornali On-line a cartacei che ormai da anni si occupano di questa nuova stagione di attività internazionale. In parte questo silenzio è dovuto alla copertura dedicata agli altri teatri di guerra in corso, ed in parte è dovuto ai particolari contorni della questione ucraina, la quale risente di condizioni che la hanno messa, per adesso, in secondo piano.

Oggettivamente, sul campo, la morte di Zacharenko non sembra aver avuto effetti immediati, o se li ha avuti non sono immediatamente visibili. Le istituzioni della DNR di Donet'sk si sono rivelate solide ed hanno in passato come adesso dimostrato di essere compatte attorno ad una classe dirigente: in tal senso la morte di Zakharchenko non ha innescato alcun stravolgimento al vertice, il quale sarebbe stato il vero segnale di debolezza di una istituzione che deve prima di tutto dimostrare fermezza e stabilità.

Paradossalmente (ma non troppo) l'assassinio di Alexander Zakharchenko dimostra esattamente la attuale lateralità del conflitto ucraino, che nemmeno una morte eccellente ha saputo mettere in discussione. Da un punto di vista militare le Repubbliche popolari ed il governo di Petro Porosenko sono in una condizione di stallo, molto più oneroso per il governo di Kiev contro cui il tempo gioca attivamente. Da un punto di vista politico il combinato della fragile pace di Minsk e delle condizioni internazionali (a cui necessariamente Kiev deve fare riferimento costante) le Repubbliche Popolari si rafforzano e si strutturano come alternativa ad ogni anno passato in relativa pace. Se già nel 2015 parve impossibile ridurre il campo degli avversari di Kiev alla sola Federazione Russa e le Repubbliche Popolari vennero invitate come interlocutori, una nuova  Minsk ne vedrebbe accresciute enormemente l'autorità e il loro essere indispensabili in qualsiasi scenario.

Ad oggi, sul piano politico, le Repubbliche Popolari non possono essere facilmente liquidate, ed è questa la condizione principale della questione ucraina. Ridotte oscillazioni geopolitiche che hanno riguardato Federazione Russa e Stati Uniti d'America non hanno intaccato l'equilibrio inUcraina perchè qualsiasi azione volta a perturbare la stasi derivata dagli oggettivi rapporti di forza politici è destinata ad un ridotto margine di successo; la stabilità ucraina porta in se' una pace percorribile.

Probabilmente l'azione proditoria ai danni del presidente della Repubblica Popolare di Donet'sk Alexander Zakharchenko aveva come obbiettivo non dichiarato esattamente questo, indebolire una delle condizioni dello stallo politico in Ucraina, vale a dire l'unità e la stabilità interna delle Repubbliche Popolari.

Il margine politico e perturbativo dell'assassinio di Zakharchenko risulta essere limitato, se non nullo. Anche in termini di legame tra Federazione Russa e le Repubbliche Popolari i funerali di Zakharchenko hanno offerto a Mosca l'occasione per ribadire il proprio supporto alla lotta contro il governo di Kiev. La presenza dell'ex procuratore generale di Crimea Natalia Poklonskaja e del rappresentante della Repubblica di Crimea Sergey Aksyonov hanno plasticamente chiarito la resilienza del campo filorusso e l'impossibilità di denaturare la carica politica dell'esperienza di opposizione armata all'atlantismo delle Repubbliche Popolari senza rimettere mano a tutto il precario equilibrio della zona.

 


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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