La Regione Lazio, Rocca e il “no” al Gay pride

Finalmente un segnale chiaro e inequivocabile: la Giunta del Lazio non si fa strumentalizzare da gay, lesbiche e quant’altro, che, avendo ricevuto il patrocinio della Regione per la loro manifestazione più importante, il Gay pride, hanno pensato bene di dichiarare, attraverso il portavoce dell’iniziativa, tal Colamarino, che, con questo patrocinio, il Lazio, “si sottrae alla trappola dei pregiudizi ideologici, prendendo di fatto le distanze da quanti in Parlamento vorrebbero rendere la nascita dei nostri figli e delle nostre figlie reato universale, perseguendo la gestazione per altri, anche se realizzata all’estero”.

In buona sostanza, questo “scienziato” che risponde al nome di Colamarino ha sostenuto che Francesco Rocca, concedendo il logo della Regione al Gay pride, si schierava dalla parte dell’utero in affitto. Cosa, ovviamente, falsa, che ha fatto infuriare il neopresidente del Lazio, il quale in un amen ha ritirato il patrocinio alla pittoresca manifestazione, che richiama i più disparati e ridicoli personaggi del mondo dello spettacolo, del giornalismo e della sinistra salottiera. Tutti pronti a scendere in piazza al fianco di travestiti, gay e lesbiche, invocando il diritto alla libertà di essere se stessi.

Già, proprio l’identica libertà che abbiamo noi – che la pensiamo in modo molto distante dai partecipanti e dagli organizzatori del Gay pride – di dissentire non solo dal loro pacchiano esibizionismo, ma anche dai loro metodi: è molto comodo definire “fascista” chi disprezza il Gay pride, per avere poi atteggiamenti verbalmente violenti e oggettivamente discriminatori, mettendo all’indice i contestatori di una manifestazione che, diciamolo, ai più fa orrore.

Appare, perciò, comica la levata di scudi contro Rocca di uomini politici come l’ex presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, il quale annuncia la sua presenza all’iniziativa: non ne avevamo dubbi. Al contrario, ci saremmo molto meravigliati se Zingaretti avesse disertato la piazza, mancando all’appuntamento con amici vecchi e nuovi, come Alessandro Cecchi Paone, ex giornalista ed ex conduttore televisivo, oggi macchietta a gettone, presente in ogni salotto tv, per dire (e, purtroppo, spesso urlare) stupidaggini in serie.

Per quel che ci riguarda, vogliamo dire “bravo” a Francesco Rocca: in un mondo che gira al contrario, dove la famiglia tradizionale è attaccata quotidianamente, il neopresidente del Lazio ha fatto bene a mettere un punto fermo e a evitare equivoci. Ognuno, infatti, è liberissimo di fare quel che vuole, ma le istituzioni devono prendere le distanze da chi pretende di far passare per legittimo quello che è non solo contro la natura, ma anche contro la legge. Come l’utero in affitto, appunto.

Si rassegnino, gli Zingaretti, i Cecchi Paone e i Colamarino: al governo del Paese (come nel Lazio), per fortuna, c’è la Destra e non è una destra fascista, omofoba e violenta, ma una Destra che risponde ai suoi tanti elettori, che non solo disertano scientemente il Gay pride, ma che, se lo vedono in tv, cambiano canale. Si chiama “libertà di scelta”. Quella che i soliti “sinistri” e i loro amici del Gay pride vorrebbero negarci.

 

 

Immagine: https://www.gay.it/


Editoriale

 

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