Regionali, uno schiaffo alla classe politica

Non si vergognano. Parlano, parlano, parlano, cantano vittoria e fanno finta di non accorgersi che il loro mondo è, ormai, distante anni luce dalla realtà. I politici del Terzo Millennio, che poi sono ancora in buona parte quelli del secolo scorso, derubricano come “fisiologico” il drammatico calo degli elettori, passati dal 63 per cento delle Politiche di settembre al 40 per cento delle Regionali in Lazio e Lombardia di questi giorni.

Dicono, questi signori, che il risultato è importante, perché, visto da una parte, “testimonia che il Governo sta lavorando bene: i cittadini lo hanno detto chiaramente”, e, guardato dall’altra, “tutto sommato si è registrata una buona tenuta dell’opposizione all’esecutivo di destra”. Peccato che non sia vero nulla: nessuno si è pronunciato su questo Governo, che sta ricalcando le orme del tragico Draghi, e nessuno ha difeso le posizioni di una sinistra a pezzi, dilaniata dalle faide interne e ridotta ormai ai minimi termini, sia che si parli di Pd, Cinque Stelle, Terzo Polo, verdi o comunisti.

L’unica cosa che emerge con chiarezza, dall’ultima chiamata alle urne, è che gli italiani sono nauseati da questa classe politica, da questi personaggi loschi, che si candidano a Montecitorio, a Palazzo Madama, alla Pisana o al Pirellone, soltanto per assumere posizioni dominanti e aumentare il loro conto in banca.

Dopo dieci anni di Zingaretti, ad esempio, nel Lazio ci sarebbe bisogno di una svolta vera, di un cambiamento epocale, per cercare di restituire alle comunità di Roma, Latina, Rieti, Frosinone e Viterbo qualcosa che funzioni: dalla Sanità ai rifiuti, passando per i treni regionali. Ma sappiamo già che non sarà così, perché Giorgia Meloni – in un momento storico in cui il centrodestra avrebbe vinto anche se avesse candidato Topolino – ha voluto mettere alla guida della Regione Lazio tal Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa italiana e internazionale, che ha tutt’intorno strani figuri, che in passato si sono già distinti per aver governato (male) proprio la Regione Lazio.

Sarebbe bastato fare una passeggiata al Comitato elettorale di Rocca, nelle scorse settimane, per comprendere cosa succederà a via Cristoforo Colombo: torneranno in auge gli stessi personaggi che, ai tempi di Storace, lo aiutarono a imboccare la strada della sconfitta contro Marrazzo. Ci auguriamo, davvero, che non sia così, ma temiamo che già le nomine di alcuni assessori e di altissimi dirigenti riveleranno cosa ci aspetta per i prossimi cinque anni.

Il rischio, molto concreto, è che, ancora una volta, a pagare saranno i cittadini. Gli stessi che, secondo Giorgia Meloni, Francesco Lollobrigida e famigli vari, “hanno detto che il Governo sta lavorando bene”, ma che in realtà – piuttosto che recarsi alle urne – sono stati a casa a guardare la partita o sono usciti a fare shopping. Perché, come ha detto una signora sui 70 anni, intervistata da un tg, “da questi politici possiamo aspettarci soltanto fregature. E allora tanto vale non votare”.

 

Immagine: https://www.avvenire.it/


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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