Sanremo, Meloni dica no a Zelensky

Zelensky sì, Zelensky no. Il balletto va avanti, ormai, da settimane e non riguarda la presenza del guitto ucraino a Porta a Porta o a Carta Bianca, ma nientepopodimeno che a Sanremo, il Festival della canzone italiana, la manifestazione canora che, per gli italiani, è come la Nutella o la pasta Barilla: imperdibile, a prescindere.

Se vivessimo in un Paese normale, verrebbe da chiedersi cosa ci siamo persi: che c'entra Zelensky a Sanremo? Forse è tornato all'antico mestiere di attore, stavolta provando, però, la potenza delle sue corde vocali? O, più semplicemente, farà un siparietto con Amadeus sul palco dell'Ariston? Niente di tutto questo: Zelensky interverrà a Sanremo, pare di capire con un video registrato, che dovrebbe essere preventivamente approvato dai vertici di Mamma Rai.

Una follia in piena regola, insomma, perché quello che dirà Zelensky è facilmente prevedibile: la guerra con la Russia volge alla stretta finale e gli Stati Uniti e i suoi umili servitori (leggi: i Paesi europei) hanno il dovere di sostenere l'Ucraina, con l'invio ulteriore di armi e finanche di aerei da guerra. 

Il guitto diventato presidente ci sta provando, con scarso successo, da settimane, ma fortunatamente dalla Germania è arrivato un "no" secco e definitivo all'invio di aerei F16. Anche perché questo significherebbe, senza se e senza ma, la guerra totale dell'Europa alla Russia, con conseguenze facilmente immaginabili.

E, allora, perché nessuno, da Palazzo Chigi, alza il telefono e chiama Amadeus, direttore del Festival, per spiegargli che l'unica presenza possibile di Zelensky a Sanremo è quella al Casinò, quando la guerra sarà finita? Perché nessuno chiama l'amministratore della Rai, Fuortes, e gli dice chiaro e tondo che Sanremo è una manifestazione canora e non un palcoscenico per chi vuole ufficializzare la nuova guerra mondiale?

Probabilmente Giorgia Meloni, già al centro di mille polemiche, vuole risparmiarsi altre bordate, che arriverebbero certamente, se dicesse un "no" forte a Zelensky a Sanremo. Ma è dovere di chi governa fare gli interessi del Paese e dei suoi cittadini, anche se contrastano con la crescita nei sondaggi: la presidente del Consiglio deve fermare questo scempio, costi quel che costi, in termini di critiche e di consensi. Zelensky non deve andare in onda, durante Saremo. E, così come ha già fatto saggiamente Salvini, anche Meloni deve pronunciarsi contro, mettendo la parola fine a questo vergognoso balletto.

Alla fine, gli italiani capiranno. E la ringrazieranno, per aver risparmiato loro il comizio di un uomo che i giornaloni di regime acclamano, ma che ha ampiamente dimostrato di volere il contrario di quel che dice: Zelensky chiede la pace, ma lavora per la guerra. Continui pure a farlo. A casa sua, però, non a Sanremo.

 

Immagine: https://www.lanotiziagiornale.it/


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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