"Fratellini" la resa dei conti interna parte da Roma

Li avevano definiti spesso "una falange", per indicarne la compattezza e l'unità di intenti. Ed era vero. Poi sono arrivate le elezioni politiche, la vittoria di Giorgia Meloni e, conseguentemente, le scelte relative alla squadra di Governo. È stato in quel preciso momento che Fratelli d'Italia ha mostrato tutte le divisioni che serpeggiavano da tempo e di cui molti parlavano sottovoce, nei corridoi di via della Scrofa, della Camera e del Senato.

Così, il cognato di Nostra Signora della Garbatella, al secolo Francesco Lollobrigida, è uscito allo scoperto e ha posto il veto sull'ingresso al Governo dell'ex amico, adesso nemico per la pelle, Fabio Rampelli. Il quale non ha battuto ciglio, aspettando la candidatura per la Presidenza della Regione Lazio. Dopo qualche settimana, però, Lollo, ormai in pieno delirio di onnipotenza, ha detto no a Rampelli anche per il Lazio. E Giorgia lo ha sempre assecondato, anche perché lei, ormai presa a trattare con Macron e impegnata a inviare armi a Zelensky, non ha più tempo da dedicare alle beghe interne.

Certo, i sondaggi adesso dicono che il consenso popolare non è più quello di qualche mese addietro, quando dall'opposizione Meloni e i suoi gridavano che il Governo Draghi sbagliava tutto: una volta arrivata a Palazzo Chigi, però, Giorgia si è messa nella scia di SuperMario e lì è rimasta, deludendo molti di coloro che l'avevano votata. Ma, si sa, il potere è il miglior collante e, allora, anche le crepe aperte dallo scontro Lollo-Rampelli parevano poter restare sotto traccia. Chi conosce bene Rampelli, però, sa quanto il "ragazzo" non sopporti le prepotenze e, incassata la doppia botta, si è subito messo al lavoro, con i suoi fedelissimi, per dimostrare che a Roma è ancora lui il più forte.

Il primo a dargli una mano, in questa operazione, è stato il deputato Massimo Milani, coordinatore di Fratelli d'Italia a Roma, che da prima di Natale lavora alacremente per sostenere la candidatura di Francesco Rocca alla Regione Lazio e i rampelliani in corsa per la Pisana, Fabrizio Ghera in primis. Motivo per il quale, nei giorni scorsi, ha promosso una grande manifestazione al Teatro Brancaccio. Risultato: sala stracolma e ovazioni per Rampelli, Rocca e Ghera.

Bello, bellissimo, per chi sostiene Rocca, come Lollo e Meloni. E, invece, no. La premier, la sorella Arianna e il cognato hanno avuto un travaso di bile: "Come si permettono questi di invitare, indistintamente, tutti gli iscritti del partito, anche quelli che fanno capo a noi? È un insulto, un'offesa". Perciò, abbandonati per un attimo Macron e Zelensky, Nostra Signora della Garbatella, d'intesa con cognato e sorella, ha deciso di commissariare la federazione romana di FdI: a casa Milani, ecco Giovanni Donzelli, il ragazzo prodigio dei "fratellini".

Donzelli ci riempie le serate con le sue comparsate in tv e dicono anche sia molto preparato. Ma con la federazione romana, lui, toscano doc, c'entra come Report con la corretta informazione, cioè nulla. Non solo: stavolta l'affronto a Rampelli è palese e parte proprio da Giorgia. Fabio, a chi gli chiede notizie, dice di non saperne nulla. Ma una cosa è chiara a tutti: dentro Fratelli d'Italia, la resa dei conti tra rampelliani e meloniani è iniziata. E a farne le spese potrebbe essere proprio il candidato alla Regione Lazio, Francesco Rocca. 

Un rampelliano di ferro, che chiede l'anonimato, spiega: "Il voto disgiunto - quello che costò carissimo a Storace nel 2005 - è in agguato: molte schede potrebbero vedere la preferenza a Ghera per la Pisana e quella a D'Amato per la Presidenza. A meno che Milani non torni presto al suo posto di coordinatore romano di FdI". Lollo, Arianna e Giorgia sono avvisati. 

 

Immagine: https://www.romatoday.it/


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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