Rampelli, Lollobrigida e la gratitudine

La gratitudine, si sa, non è di questo mondo. Non lo è tra normali cittadini, figuriamoci tra politici, che sgomitano ogni giorno, per avere un minimo di spazio e di visibilità in più del vicino di banco. Eppure, anche un uomo navigato come Fabio Rampelli – “guru” dei Gabbiani di Colle Oppio e passato attraverso mille esperienze, in Regione e in Parlamento, tanto da essere ancor oggi vicepresidente della Camera dei Deputati – non riesce a spiegarsi l’odio cieco che mostra, nei suoi confronti, l’antico “camerata” Francesco Lollobrigida, che, dopo non averlo voluto al Governo, adesso ha bocciato la candidatura di Rampelli per la presidenza della Regione Lazio.

La cosa sarebbe insignificante, esattamente com’è del tutto irrilevante lo spessore politico del ministro Lollobrigida, ma il fatto è che Giorgia Meloni ha delegato al cognato (sì, perché il merito maggiore di Francesco Lollobrigida è proprio quello di aver sposato Arianna Meloni, sorella di Nostra Signora della Garbatella) il casting per la scelta del candidato presidente del Lazio. A dire l’ultima parola, ovviamente, sarà l’invincibile Giorgia, ma Lollo sta selezionando i “papabili”, per non ripetere il drammatico errore, che portò alla scelta di Enrico Michetti come candidato sindaco della Capitale (l’indicazione, in quel caso, arrivò direttamente dalla sorella Arianna, che ascoltava Michetti ogni mattina a Radio Radio).

A tutti gli osservatori, la scelta naturale per il Lazio appariva proprio quella di Fabio Rampelli, che aveva espresso la sua disponibilità a candidarsi. E la cosa pareva fatta, ma Lollo è sceso in campo e ha detto un “no” forte e chiaro: “Non se ne parla nemmeno”. Ci sono candidati migliori, a partire dalla neo-deputata Chiara Colosimo”. La Colosimo, sconosciuta ai più, è stata consigliere regionale del Lazio e alle ultime Politiche è stata messa in lista dalla Meloni in persona, proprio per fare uno sgarbo a Rampelli, che introdusse la giovanissima Chiara alla politica, ma poi ci litigò, quando lei,  scelse la linea meloniana. E, se proprio non dovesse essere la Colosimo, allora andrebbe benissimo – secondo Lollo e compagnia – l’europarlamentare Nicola Procaccini, altro fedelissimo di Giorgia e del suo cerchio magico-familiare. Ma c’è anche chi sostiene la candidatura dell’ex sindaco di Leonessa (in provincia di Rieti), il deputato Paolo Trancassini, anch’egli sconosciuto ai più, ma molto noto a coloro che frequentano il suo ristorante romano “La campana”.

Vanno bene tutti, in definitiva, fuorché Fabio Rampelli, che nel 2006, mentre Fini e i suoi preparavano le liste di Alleanza Nazionale per le elezioni Politiche, si scontrò violentemente con “Checchino” Proietti, fino a rifigliargli una testata in faccia, spaccandogli il setto nasale. E sapete perché? Rampelli chiedeva l’inserimento in lista di uno dei suoi ragazzi, un astro nascente dei Gabbiani di Colle Oppio. Questo fedelissimo di Rampelli rispondeva al nome di Francesco Lollobrigida, attuale ministro dell’Agricoltura, che, nonostante le insistenze (eufemismo) di Rampelli, nel 2006 non fu inserito in lista e non diventò parlamentare.

Ecco, a distanza di sedici anni e più, Lollo mostra a Rampelli tutta la sua (mancata) riconoscenza all’amico (di allora) Fabio, sbarrandogli la strada a qualsiasi incarico. La gratitudine non è di questo mondo, va bene, ma un po’ di intelligenza non guasterebbe: è vero che i “fratellini” hanno il vento in poppa, è vero che il centrosinistra è diviso e ridotto ai minimi termini, ma pensare di vincere le Regionali del Lazio mettendosi contro Fabio Rampelli e la sua macchina da guerra elettorale (che ha la maggior forza d’urto a Roma) potrebbe rivelarsi un errore fatale.

Per una volta, Nostra Signora della Garbatella potrebbe mettere da parte la presunzione e i familiari, scegliendo secondo criteri di merito politico. Non lo farà, ne siamo certi. Così come siamo sicuri che nel Lazio, senza Fabio Rampelli, quella del centrodestra sarà una corsa in salita.

 

Immagine: https://www.secoloditalia.it/


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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