Manovra economica, Meloni come Draghi

"La manovra economica per il 2023 guarda ai più fragili e alle esigenze di Bilancio: è una manovra coraggiosa", parola di Giorgia Meloni e del centrodestra di governo. "La manovra economica varata dall'esecutivo è una vera e propria caccia ai poveri. E non ha nulla che punti alla crescita del Paese", affermano sicuri gli esponenti del Pd, i grillini e Carlo Calenda.

Mai come in questa occasione, maggioranza e opposizione parlamentari sono divise sui provvedimenti inseriti nel documento contabile per l'anno che verrà. E mai come questa volta il Governo ha avuto pochissima fantasia, mettendosi nella scia del Governo Draghi e seguendo la strada indicata dal Migliore. Che, come sappiamo bene, ha portato il nostro Paese sull'orlo del baratro, preparando il banchetto per gli investitori esteri e aumentando i poveri. 

Tutte le battaglie verbali, che tengono banco sui giornali e in tv, dunque, non hanno alcuna ragione di essere. Su che basi, ad esempio, il Pd critica la Meloni, che ha varato una manovra prona ai voleri di Bruxelles e compagnia e molto simile a quella licenziata da Draghi lo scorso anno, che fu applaudita da Enrico Letta e dai suoi sodali? E come fa Salvini a cantare vittoria, se le misure promesse in campagna elettorale - pace fiscale in testa - sono scomparse o sono state annacquate dal suo compagno di partito e ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti?

Stiamo assistendo, insomma, a un dibattito surreale, con politici ridicoli, che sembrano prendersi in giro da soli. Già, perché ormai non riescono più a raggirare nessuno, se non stessi. Come farà, ad esempio, Giorgia Meloni a presentarsi in un qualsiasi circolo di Fratelli d'Italia, dopo aver fatto ciò che aveva fatto Draghi un anno fa e che lei aveva bocciato, senza se e senza ma? 

La credibilità della premier, che già sulla vicenda delle misure Covid e dei vaccini era rimasta a mezza via, è praticamente crollata, confermando ciò che si temeva: l'unica cosa che interessa a Nostra Signora della Garbatella è stare a Palazzo Chigi, il resto sono chiacchiere. Anzi, il resto non esiste. Perché non esiste una maggioranza, esiste solo Giorgia: Salvini è politicamente morto, come la Lega, e Forza Italia non c'è più. 

In definitiva, rispetto a un anno fa non è cambiato nulla e la manovra economica 2023 ne è l'ennesima conferma. Draghi è stato sostituito da una sua replicante, che in un amen ha svenduto idee e passato politico, in nome del potere. La famigerata 'Agenda Draghi' va avanti anche con la Meloni e chi, dall'opposizione, la critica fa solo una triste sceneggiata. Che non cambia la sostanza: questi signori stanno preparando il funerale dell'Italia. Gli italiani di buona volontà, quelli che hanno a cuore le sorti del Paese non possono più stare a guardare o saranno complici di questo omicidio.

 

Immagine: https://notizie.virgilio.it/


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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