Elezioni: le pagelle di Ettore Savini

Le urne hanno detto, in modo chiaro, soltanto una cosa: i cittadini, quelli che ancora trovano la forza e la voglia di andare a votare, non ne possono più di questa classe politica infima, senza un briciolo di idee, che non siano quelle che portano ad arricchire se stessi e i loro sodali. Così, dalle urne è uscita la vittoria, prevista, di Giorgia Meloni, che potrà anche governare (malgrado il centrodestra unito resti ben lontano dal 50,1 per cento), grazie una legge elettorale creata da menti perverse, quelle di Renzi e Rosato, che l'avevano "tagliata" sul Pd renziano appunto, quando era oltre il 30 per cento e il Bullo fiorentino aveva in mente un esecutivo con pochi, ininfluenti alleati.

Così, questi "scienziati" avevano fatto approvare, da un Parlamento incredibilmente supino, una legge truffa, che adesso si è ritorta contro lo stesso Pd, oggi a guida Letta, consegnando a Meloni, Salvini e Berlusconi le chiavi del Paese. I Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni sono risultati primo partito italiano col 26 per cento, ottimo risultato per un movimento che dieci anni fa era intorno al 2 per cento, ma distante dal 33 per cento ottenuto dai Cinque Stelle nel 2018. Eppure ormai si parla soltanto di Giorgia Meloni, che, da parte sua, rivendica, a ragione, la guida del nuovo Governo.

È presto, però, per fare analisi, per cercare di capire se e come, nello stesso centrodestra, cercheranno di metterle il bastone tra le ruote. Per adesso, ci limitiamo, dunque, a un rapido esame del voto della scorsa domenica, dando un voto ai maggiori protagonisti.

Giorgia Meloni 7. Forse in molti le daranno 10, per aver portato i Fratelli d'Italia a essere primo partito italiano, ma crediamo di essere molto generosi già con il  7, giustificato solo dalla vittoria. La sua campagna elettorale, infatti, è stata di basso livello, ammiccando a Draghi e agli Stati Uniti. Ma, come sempre, vale l'articolo quinto: ha ragione chi ha vinto.

Matteo Salvini 3. L'avevamo pronosticato: il Capitano è al tramonto. Il problema è che, se non si sbrigano a mandarlo via, la Lega rischia di scomparire: il 25 settembre si è attestata sotto il 9 per cento, mentre due estati fa (prima del tragico Papeete) era stimata oltre il 30 per cento.

Berlusconi 7. Immortale, ha tenuto in vita un partito, Forza Italia, che non esiste più. Tutti prevedevano un tracollo sotto il 5 per cento, ma il partito di Silvio è arrivato sopra l'8 per cento, a un'incollatura dalla Lega.

Enrico Letta 2. Ha sbagliato tutto quello che era umanamente possibile sbagliare, facendo scendere il Pd sotto il 20 per cento e fallendo le alleanze, probabilmente non avendo ben compreso la nuova legge elettorale. In poche parole, ha regalato lui il Governo al centrodestra.

Giuseppe Conte 7. Ha indovinato tutte le mosse, negli ultimi quindici giorni, e il Movimento Cinque Stelle, che i sondaggi indicavano come morto, è risalito al 15 per cento. La strenua difesa del reddito di cittadinanza gli ha garantito una specie di plebiscito al Sud.

Renzi e Calenda 6. Campioni di presunzione, non hanno raggiunto lo sperato 10 per cento ma il 7,5 per cento è comunque un risultato accettabile, per questa nuova alleanza. Scendessero sulla terra e lavorassero per il Paese e non per se stessi, forse potrebbero dare un contributo reale. 

Di Maio e gli irrilevanti 0. Giggino si è ubriacato di potere e, alla fine, è stato punito dagli elettori. Ora dovrà fare un bel bagno di modestia, insieme a tanti altri irrilevanti, che si erano presentati al voto come protagonisti assoluti e tornano a casa bastonati e senza poltrona.

Immagine: https://www.ilpost.it/


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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