Il tramonto del Capitano

Ha detto, in questi giorni, Matteo Salvini che "nel prossimo Governo non ci sarà spazio per Mario Draghi". Ne è convinto, il Capitano, e non è un caso che, in vista del voto, abbia ripetutamente attaccato il capo dell'attuale esecutivo (di cui, peraltro, la Lega fa parte). È evidente, perciò, che ancora una volta Salvini non comprenda quel che avviene intorno a lui e, statene certi, pagherà cara questa sua incapacità di "leggere" il mondo che lo circonda.

Sì, perché all'interno della Lega, i vari Zaia, Fedriga e Giorgetti non vedono l'ora che dalle urne esca un Carroccio più o meno doppiato da Fratelli d'Italia e, probabilmente, superato anche dal redivivo Movimento 5Stelle. A quel punto, chiedere la testa del Capitano sarà quasi naturale.

Lo scenario attuale, del resto, non lascia spazio a molti dubbi: Fratelli d'Italia prenderà più voti di tutti (si stima una cifra tra il 25 e il 30 per cento), ma difficilmente il centrodestra otterrà la maggioranza al Senato. Quindi, serviranno i voti di altre forze politiche e, siamo pronti a scommetterci, Giorgia Meloni tirerà fuori dal cilindro alleanze oggi ritenute improbabili, pur di andare al Governo.

A quel punto, lo spazio nell'esecutivo potrebbe essere negato non a Mario Draghi, ma allo stesso Salvini e alla sua Lega. In nome del bene del Paese, infatti, se nessuno avrà una chiara maggioranza, rivedremo un'inutile ammucchiata, buona solo per chi poserà le terga sulla poltrona ministeriale. E Giorgia da Garbatella, in nome del suo nuovo europeismo e del suo asservimento agli Stati Uniti d'America, potrebbe diventare vicepremier proprio di Mario Draghi.

Per il Capitano, insomma, si intravede un triste tramonto: fuori dalla guida della Lega e lontano dal Governo. In poche parole, sta arrivando, inesorabile, il conto della follia del Papeete e di tutti gli incredibili errori successivi.

 

Immagine: https://www.ilpost.it/


Editoriale

 

Ricostruire l'unità nazionale

di Adriano Tilgher

Siamo alle solite. In Italia siamo troppo occupati ad affrontare temi marginali o impostici da altre nazioni per renderci conto della grave situazione in cui versa la nostra nazione. Purtroppo tutto questo accade perché a nessuno dei cosiddetti politici, né alle istituzioni interessa nulla dell’Italia; basti pensare alla scomparsa in tutte le scuole di ogni ordine e grado della storia, della grande cultura classica ed umanistica, base e fondamento sia del nostro percorso unitario che della nostra profonda identità.

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La Spina nel Fianco

 

L'ethos del cameratismo

1944 il poeta, soldato, (e bisessuale) Robert Graves, (24 July 1895 – 7 December 1985) dà alle stampe il suo romanzo più famoso, "Il vello d'oro”, che parla fra altre cose, della guerra dei sessi nella mitologia Greca (successivamente ereditata dai Romani). Graves dipinge il "litigio" fra Zeus ed Era, più che come una satira sui problemi domestici delle famiglie greche, come un conflitto fra sistemi sociali inconciliabili. Nel descrivere il panteon greco l'autore narra dello scontro fra le divinità femminili dei popoli mediterranei guidate da Madre Gea e gli dei del pantheon maschile, guidati da Zeus arrivati dal nord con gli invasori achei, che si sono fatti largo a spallate nella Grecia arcaica e matriarcale. Ad Olimpia cittadina del Peloponneso occidentale, che ha dato nome alle "Olimpiadi" dove sorgeva il tempio di Gea, più venerato di tutta la Grecia, un paio di millenni prima dell’era dell’Uomo, pare si sia tenuta una sorta di sacro G20, un super vertice religioso con lo scopo di raggiungere una pacificazione. Da un lato, le diverse manifestazioni della triplice Dea, con i loro riti della fertilità, e un certo gusto per i sacrifici umani, dall’altro gli dei guerrieri venuti dal nord, che erano usi tenere le donne alla catena, in cielo come in terra. Ma sarà una pace fittizia, la guerra metafisica, non finirà mai, e giunge fino a noi alimentata dal tentativo del nuovo ordine mondiale di uniformare, e quindi annullare ogni diversità di genere.

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