Incredibile, si vota. Il pericolo? Il Fascismo...

Incredibile, ma vero: il 25 settembre l’Italia tornerà al voto. Alla fine, anche Sergio Mattarella si è arreso e, dopo l’addio di Mario Draghi, ha certificato la morte di una legislatura travagliatissima. Del resto, la storiella dell’interesse nazionale, per non restituire la parola al popolo, non reggeva proprio più.

La campagna elettorale, così, è già iniziata e i sondaggi, che indicano Fratelli d’Italia primo partito e Giorgia Meloni leader più apprezzata, terrorizzano la sinistra, che vede il rischio concreto di perdere tutte le poltrone ministeriali. Per questo motivo, Enrico Letta e la “fratellanza rossa”, asserragliata nelle tv, nelle radio e nei giornali, hanno iniziato una campagna senza precedenti: il pericolo, per il nostro Paese, non è l’inflazione; non è nemmeno la crisi energetica, col gas a prezzi folli; non è neanche l’aumento della povertà; no, il vero rischio per l’Italia è il ritorno del fascismo.

Sì, Enrico Letta, i suoi amici salottieri e i giornaloni di regime, dal giorno delle dimissioni di Draghi, stanno martellando su questo tema: Giorgia Meloni è una pericolosa erede del fascismo e averla a Palazzo Chigi sarebbe una sciagura per tutti. Non passa ora che qualche “firma” di peso, dimenticando i danni fatti alla democrazia da Draghi e Conte, non ci spieghi i danni che potrebbero fare alla democrazia la Meloni e compagnia e, addirittura, vengono riabilitati nemici storici, come il vecchio socialista Rino Formica, massacrato durante Tangentopoli, e recentemente intervistato da Repubblica, per fargli dire che teme nel nostro Paese “una svolta autoritaria sul modello di Orban in Ungheria”.

Siamo davvero alla follia, perché non si può parlare di altro, se Ezio Mauro, ex direttore di Repubblica, ci propone su quel giornale un lungo articolo dal titolo “Cronache della Marcia su Roma – La violenza e le fiamme nere sull’Italia”. E lo fa il 27 luglio 2022, quando il fascismo è ormai soltanto nella testa e nella bocca di chi lo usa per denigrare i rivali politici. Esattamente come stanno facendo Enrico Letta, i suoi alleati e i camerieri travestiti da giornalisti.

E’ già una campagna elettorale durissima, dunque, ma questo atteggiamento della sinistra potrebbe far sì che anche chi non ha tutta questa simpatia per Salvini e Meloni, capito che il momento è decisivo, esprima il suo voto per questo strampalato centrodestra, in modo da mandare definitivamente a casa personaggi, appunto, come Letta nipote, Renzi, Calenda, Giuseppe Conte, Speranza e chi più ne ha più ne metta.

Lo comprendiamo bene: Berlusconi ha fatto il suo tempo, Salvini è diventato imbarazzante e la Meloni è poca cosa. Ma, se vincessero loro, che prospettive avremmo? Semplice: sarebbe la stessa cosa, identica posizione sulla, ormai smentita, narrazione dei vaccini anti covid, stessa volontà di continuare a far massacrare il popolo ucraino attraverso lo sconsiderato invio di armi a Zelensky, continuerebbero anche le autolesioniste sanzioni contro la Russia, non una parola, come PD e compagni, per l’interruzione della digitalizzazione e dell’attuazione del PNRR, strumenti di controllo estremo e indebitamento straordinario a danno degli Italiani. Non cambierebbe nulla tranne le persone.
Ecco, dunque, che non c’è alternativa. Fare una scelta di campo è impossibile, non esiste nessuno con un progetto credibile per fare realmente l’interesse degli Italiani. La porta è spalancata, per cadere nel baratro che Draghi ha predisposto e nessuno vuole evitare questa tragedia. Mi auguro che qualcuno possa avere la forza e il coraggio di chiudere quella porta, ma ci credo poco. E sarà la fine dell’Italia.

 

Immagine: https://www.corriere.it/


Editoriale

 

Ricostruire l'unità nazionale

di Adriano Tilgher

Siamo alle solite. In Italia siamo troppo occupati ad affrontare temi marginali o impostici da altre nazioni per renderci conto della grave situazione in cui versa la nostra nazione. Purtroppo tutto questo accade perché a nessuno dei cosiddetti politici, né alle istituzioni interessa nulla dell’Italia; basti pensare alla scomparsa in tutte le scuole di ogni ordine e grado della storia, della grande cultura classica ed umanistica, base e fondamento sia del nostro percorso unitario che della nostra profonda identità.

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La Spina nel Fianco

 

L'ethos del cameratismo

1944 il poeta, soldato, (e bisessuale) Robert Graves, (24 July 1895 – 7 December 1985) dà alle stampe il suo romanzo più famoso, "Il vello d'oro”, che parla fra altre cose, della guerra dei sessi nella mitologia Greca (successivamente ereditata dai Romani). Graves dipinge il "litigio" fra Zeus ed Era, più che come una satira sui problemi domestici delle famiglie greche, come un conflitto fra sistemi sociali inconciliabili. Nel descrivere il panteon greco l'autore narra dello scontro fra le divinità femminili dei popoli mediterranei guidate da Madre Gea e gli dei del pantheon maschile, guidati da Zeus arrivati dal nord con gli invasori achei, che si sono fatti largo a spallate nella Grecia arcaica e matriarcale. Ad Olimpia cittadina del Peloponneso occidentale, che ha dato nome alle "Olimpiadi" dove sorgeva il tempio di Gea, più venerato di tutta la Grecia, un paio di millenni prima dell’era dell’Uomo, pare si sia tenuta una sorta di sacro G20, un super vertice religioso con lo scopo di raggiungere una pacificazione. Da un lato, le diverse manifestazioni della triplice Dea, con i loro riti della fertilità, e un certo gusto per i sacrifici umani, dall’altro gli dei guerrieri venuti dal nord, che erano usi tenere le donne alla catena, in cielo come in terra. Ma sarà una pace fittizia, la guerra metafisica, non finirà mai, e giunge fino a noi alimentata dal tentativo del nuovo ordine mondiale di uniformare, e quindi annullare ogni diversità di genere.

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