L'assassinio dei fratelli Mattei e la giustizia negata

In questi giorni, a quasi 49 anni dall’assassinio di Stefano e Virgilio Mattei, il mio cuore è particolarmente triste. Non avrei mai voluto leggere farneticazioni da parte di chi le motivazioni di quella strage avrebbe dovuto portare per i secoli a venire marchiata sopra la propria pelle, da parte di chi si permette di insultare quei ragazzi che, spontaneamente e volontariamente, per anni si sono offerti di svolgere un servizio di protezione, 24 ore su 24, alla sua famiglia ancora minacciata dopo il sangue già sparso. Si dice di fare tutto questo in nome di una presunta pacificazione fra opposti estremismi, come molto pilatescamente proclamava il sindaco di Roma Walter Veltroni, ma non esiste pace senza giustizia. Stefano e Virgilio Giustizia non l’hanno mai avuta nonostante si sapesse benissimo chi fossero i colpevoli, nonostante fossero noti i nomi dei complici, altrettanto conosciuti chi li aveva protetti, finanziati ed aiutati ad espatriare. 

Si è avuto il coraggio di affermare che il tutto era accaduto in seguito ad una faida interna alla sezione missina di Primavalle.  Alcuni giornalisti del Messaggero, il quotidiano di proprietà della famiglia Perrone la cui figlia era coinvolta pesantemente nella vicenda perché l’attentato venne programmato nella sua casa a Trastevere, su suggerimento di alcuni leader di Potere Operaio, furono gli artefici del libro “Incendio a porte chiuse” che aveva il compito di scagionare i reali terroristi. E si sapeva già tutto perché la stessa organizzazione aveva svolto una propria indagine interna. Lo sapevano benissimo i presunti intellettuali che a Fregene, a casa di Moravia, brindarono alla prima vergognosa sentenza di assoluzione per insufficienza di prove. 

Eppure, a distanza di 49 anni nessuno, ripeto nessuno, ha mai chiesto scusa per quanto compiuto. Non lo hanno chiesto quei campioni di democrazia che corrispondevano ai nomi di Dario Fo, Franca Rame ed il loro finanziatissimo “Soccorso Rosso”. Non ha chiesto scusa neanche quell’altro campione del figlio, Jacopo Fo, che in un fumetto pubblicato regolarmente enunciò la tesi che il segretario del Msi, Giorgio Almirante, sapesse tutto ed aspettasse la telefonata che gli confermava l’avvenuto attentato.   Quale pacificazione, quale giustizia quando il rapporto è con assassini impuniti, provocatori prezzolati e nella totale assenza delle forze dell’ordine e della magistratura? 

Anna e Mario Mattei questo lo sapevano e non hanno mai ceduto alle sirene di chi voleva strumentalizzarli.  È stato questo il loro testamento morale ed è stato quello che mamma Anna ha lasciato in eredità alla figlia Antonella. “Non dimenticare mai che i tuoi fratelli non hanno avuto giustizia”.  Ero amico di Virgilio e quel tragico giorno scrissi sul mio diario che non avrei avuto pace fino a quando una vera giustizia non avesse trionfato. È lo stesso che abbiamo giurato tutti quelli che erano presenti il giorno del funerale di Anna. Oggi assistiamo alla stessa campagna di strumentalizzazione con il sindaco di Roma, Gualtieri, che afferma di voler ricordare il loro sacrificio.

Peccato che, negli stessi giorni al Teatro Argentina è stato permesso che andasse in scena uno spettacolo dal titolo significativo: “Caterina e la bellezza di uccidere un fascista”. Il Teatro Argentina è partecipato da Comune, Provincia e Regione. Sindaco Gualtieri, Presidente Zingaretti è tutto normale?  Non sapete che negli anni settanta proprio questo era lo slogan in nome del quale sono stati assassinati tanti giovani di destra?  Non vi vergognate?

È per questo motivo che lo stesso giuramento lo rinnoviamo questa sera ad Antonella e a suo figlio Federico che rappresentano la continuità ideale di quella battaglia ideale portata avanti da Mario ed Anna Mattei e per la quale sono morti Stefano e Virgilio.

 

Immagine: https://www.ilfattoquotidiano.it/


Editoriale

 

Ricostruire l'unità nazionale

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Siamo alle solite. In Italia siamo troppo occupati ad affrontare temi marginali o impostici da altre nazioni per renderci conto della grave situazione in cui versa la nostra nazione. Purtroppo tutto questo accade perché a nessuno dei cosiddetti politici, né alle istituzioni interessa nulla dell’Italia; basti pensare alla scomparsa in tutte le scuole di ogni ordine e grado della storia, della grande cultura classica ed umanistica, base e fondamento sia del nostro percorso unitario che della nostra profonda identità.

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L'ethos del cameratismo

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