Il pienone di Pasqua non illuda, l'Italia è in crisi nera

Leggiamo sui giornali e ascoltiamo dai telegiornali notizie molto rassicuranti sulla nostra economia in generale e, in particolare, per il turismo e la ristorazione. "A Pasqua tutto esaurito negli hotel" e "Ristoranti di Roma al completo da Pasqua al primo maggio" sono solo due dei tanti titoloni di questi giorni, che fanno pensare a una ripresa ormai consolidata di due comparti (accoglienza e ristorazione, appunto) letteralmente massacrati da due anni di pandemia. Niente di più falso, purtroppo, perché la realtà è molto diversa da ciò che ci raccontano giornaloni e TV di regime: a Pasqua, sì, ci sarà un consistente aumento delle presenze turistiche, soprattutto nelle città d'arte, ma si tratta di un episodio e, come si sa, una rondine non fa primavera.

Già, perché hotel e ristoranti, oggi, dopo la pandemia, pagano le conseguenze del conflitto in Ucraina o, per dirla giusta, le speculazioni di chi si arricchisce con la scusa del conflitto. Pensiamo, ad esempio, alle compagnie petrolifere, che hanno fatto lievitare, senza motivo, i prezzi dei carburanti, dopo l'impennata del gas, già in sensibile e immotivato rialzo prima della guerra. O a chi ha "inventato" aumenti fino al 20 per cento dei generi alimentari e, nel dettaglio, di alcune verdure. 

Questo balzo dei prezzi, ovviamente, si sta abbattendo, da una parte, sugli imprenditori del comparto alberghiero e, dall'altra, su ristoratori ed affini. Non a caso, da settimane queste categorie chiedono al Governo dei Migliori di sedersi a un tavolo, per programmare una ripresa vera, che passi anche attraverso misure concrete, per frenare proprio la corsa dei prezzi. E il primo provvedimento proposto, che avrebbe un effetto deflattivo, è quello di ridurre l'Iva al 5 per cento.

Dall'esecutivo Draghi, però, non è arrivata alcuna risposta: il confronto non c'è mai stato, la ripresa si dà per scontata e si esulta per i previsti pienoni di Pasqua, con i ministri sempre pronti, con i loro bei faccioni, a raccontarci quanto sia bello e bravo questo Governo.

Peccato che, appena poche settimane fa, il presidente di Confindustria, Bonomi, non proprio un nemico di Draghi e compagnia, abbia sottolineato che, di questo passo, il 47 per cento delle imprese italiane è a rischio. E che un recente sondaggio di una società finanziaria, la Cerved, abbia rilevato che, nel periodo della pandemia, vi sia stata una vera e propria strage di aziende e che, tra quelle sopravvissute, in particolare nell'edilizia, molte siano finite nelle mani della criminalità organizzata.

Le mafie, insomma, sono sempre più potenti, ma questo non preoccupa i Migliori.  Anche perché la Pasqua è arrivata e i ristoranti si riempiranno. E tanto basterà a stampa e Tv, che ci proporranno, ne siamo certi, tavoli pieni in piazza San Marco a Venezia e in piazza della Signoria a Firenze.  Con solerti giornalisti pronti a certificare che "questa è la testimonianza migliore della ripresa del turismo nel nostro Paese". 

Il problema è che, dopo la Pasqua e dopo l'estate, arriverà l'autunno, periodo in cui gli speculatori presenteranno il conto non solo della guerra, ma anche della ripresa del Covid, che già oggi viene preannunciata da indovini spacciati per cronisti. 

In poche parole, Draghi e i suoi camerieri, travestiti da giornalisti, continuano a dipingere un'Italia che non c'è e una rinascita economica che non esiste. E, a brevissimo, purtroppo, ce ne accorgeremo tutti, capendo che, dietro a queste menzogne, c'è un progetto chiaro, per svendere il Paese e le sue aziende a "salvatori" stranieri. Da una parte le mafie, dall'altra i potentati economico finanziario mondiali (due elementi che, peraltro, talvolta coincidono): il futuro dell'Italia, se non sarà strappata dalle mani di Draghi e dei suoi "padroni", è davvero buio.

 

Immagine: https://www.fondazionepirelli.org/


Editoriale

 

Il bene e il male

di Adriano Tilgher

È un mondo confuso quello che ci circonda. Ho visto il filmato di un uomo vestito da donna, che, secondo la lingua dei barbari, preferisce definirsi “drag queen”, mentre racconta a dei bambini o poco più che bambini, che il mondo è cambiato, che le vere favole non sono più quelle che ci hanno raccontato i nostri nonni o i nostri genitori, ma sono quelle nuove che raccontano di un’umanità in trasformazione, dove i sessi, contrariamente a quello che ci ha insegnato la natura, non sono solo due ma molti e molti di più (dimenticando che quando si parla di sesso, secondo la natura, si intendono manifestazione e funzione dello stesso e non le differenti pulsioni o deviazioni o perversioni di ognuno).

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La Spina nel Fianco

 

La meglio gioventù

1º ottobre 1950, nasce a Milano Marco Tullio Giordana, regista, sceneggiatore e scrittore italiano fuori dagli schemi, che seppur proveniente da quell' “intellighenzia" sinistra che ha dominato il mondo della cultura italiana sin dalla fine della seconda guerra mondiale, nelle sue opere dimostrerà un inusitato coraggio ad affrontare temi controversi, e a portare sullo schermo, autori altrettanto controversi, rappresentando forse più di tutti gli altri registi contemporanei, un reale spaccato della vita, dell'arte e soprattutto della politica del nostro Paese. Capacità di analisi dovuta presumibilmente dalla sua formazione accademica. (facoltà di lettere, indirizzo antropologico). Trasferitosi da Milano a Roma per motivi di studio, già da studente universitario collabora alla realizzazione del film di montaggio di Roberto Faenza "Forza Italia" , un film documentario del 1977 sulla situazione politica dell'Italia nel dopoguerra realizzato utilizzando spezzoni di documentari dell'istituto luce ed altri filmati relativi alla storia italiana dal 1945 fino alla metà degli anni settanta. Il titolo coincide (fortuitamente ?) con il nome dell'omonimo partito politico fondato da Silvio Berlusconi diciassette anni dopo. Nel 2011 Faenza sarà autore del docufilm Silvio Forever.

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