Rai, cronaca di una notizia scomoda, mai uscita

 

L'amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, è stato scelto, qualche mese addietro, dal Governo dei Migliori, su imbeccata dei soliti compagni, che da decenni fanno il bello e cattivo nelle stanze della radiotelevisione di Stato, ovviamente con la complicità di "camerati" tutti d'un pezzo, che svendono le loro idee (quali?) per una promozione o per 100 euro in più al mese. Il compito principale del fenomenale Fuortes era stato subito indicato in modo chiaro: far progredire l'Azienda, risparmiando. 

Ottimo, pensammo: il primo passo sarà quello di tagliare immediatamente le spese inutili, a partire dallo stipendio e dall'indecente trasmissione di Fabio Fazio, un marchettificio, che costa al contribuente qualche decina di milioni all'anno. Pensammo male, perché Fazio è un intoccabile, con le sue interviste (interviste?) melliflue e lecchine al Vip di turno (sia esso politico, virologo, attore, cantante o quant'altro), in un "politicamente corretto", approvato ed applaudito dai buonisti che contano, da Letta nipote allo stesso Draghi.

Vabbè, se Fuortes non risparmierà con gli intoccabili da decine di milioni all'anno, lo farà con le Testate radiofoniche e televisive, ci illudemmo. Già, una pia illusione, perché ben presto assistemmo, attoniti, a nomine di nuovi direttori e vicedirettori, che si aggiungevano a quelle di capiredattori e capiservizio. Il tutto, ovviamente, in nome della lecchinocrazia e dell'obbedienza politica, mentre la meritocrazia restava una parola sconosciuta per i vertici Rai.

Pensavamo che, peggio di così davvero non si potesse fare, ma il nuovo direttore della Testata sportiva (Rai Sport) della Rai, la brillante Alessandra De Stefano ha pensato bene, nelle scorse settimane, di proporre al risparmioso amministratore delegato la nomina di cinque nuovi dirigenti: così a Rai Sport i dirigenti sarebbero passati da 21 a 26, su 115 giornalisti totali in organico, con un rapporto di un dirigente ogni quattro redattori, vale a dire una follia per qualsiasi corpo redazionale.

La proposta della De Stefano è apparsa subito, ai sani di mente, qualcosa di inaccettabile e, immediatamente, un solerte funzionario di viale Mazzini ha informato un paio di amici parlamentari, che non fanno passare giorno senza attaccare il Governo Draghi. Un assist importante, magari per presentare un'interrogazione parlamentare sull'operato di Fuortes, il quale, anziché respingere al mittente la proposta, si apprestava a controfirmarla. I due parlamentari (uno dell'unico partito di opposizione, l'altro un ex grillino), però, hanno preso tempo, hanno chiesto maggiori informazioni (come se quelle fornite non bastassero) e, alla fine, hanno smesso di rispondere al telefono.

Niente interrogazione, ha pensato il solerte funzionario, che, però, non si è arreso. Volendo fare l'interesse dell'Azienda, ha contattato un amico, giornalista di una testata romana, che attacca tutti i giorni Draghi, e gli ha spiegato la situazione nel dettaglio: se quelle inutili nomine fossero passate, la Rai avrebbe speso 250mila euro in più all'anno. Il funzionario si immaginava già il titolone del giornale romano: "Scandalo a Rai Sport: Fuortes sperpera, anziché risparmiare". Ma la mattina dopo, nella rassegna stampa Rai, non ha trovato traccia della notizia. E nemmeno il giorno dopo, né quello dopo ancora, né mai.  Così, ben presto, si è visto passare sotto il naso le nomine incriminate, firmate dall'amministratore delegato, senza che nessuno, al di fuori della Rai, sapesse nulla.

Questa notizia, mai uscita sui giornali di regime e mai denunciata dai parlamentari che fingono di opporsi al Governo, è la dimostrazione di quello che succede quotidianamente: Draghi e i suoi detrattori sono, in realtà, un tutt'uno. Nel caso specifico, ad esempio, il partito dei "fratellini", che si vanta di fare opposizione, ma poi incassa qualche elemosina, non ha fatto emergere la vergogna di Rai Sport, perché uno dei beneficiati dal direttore e da Fuortes figurerebbe in quota proprio a Fratelli d'Italia. 

In definitiva, come si dice a Roma, tra "cani non se mozzicano". La cosa grave è che i danni fatti da questo Governo "mozzicano", eccome, i cittadini, che, con l'esplosione dei prezzi di carburanti e generi alimentari, ormai non arrivano più alla terza settimana del mese. Un problema che tocca tutti, ma non Fuortes e i vertici: loro predicano risparmio, ma spendono a piene mani i soldi dei contribuenti. Con la benedizione di Draghi e compagnia.

 

 

Immagine: https://www.ilfaroonline.it/


Editoriale

 

Ricostruire l'unità nazionale

di Adriano Tilgher

Siamo alle solite. In Italia siamo troppo occupati ad affrontare temi marginali o impostici da altre nazioni per renderci conto della grave situazione in cui versa la nostra nazione. Purtroppo tutto questo accade perché a nessuno dei cosiddetti politici, né alle istituzioni interessa nulla dell’Italia; basti pensare alla scomparsa in tutte le scuole di ogni ordine e grado della storia, della grande cultura classica ed umanistica, base e fondamento sia del nostro percorso unitario che della nostra profonda identità.

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La Spina nel Fianco

 

L'ethos del cameratismo

1944 il poeta, soldato, (e bisessuale) Robert Graves, (1895 -1985) dà alle stampe il suo romanzo più famoso, "Il vello d'oro”, che parla fra altre cose, della guerra dei sessi nella mitologia Greca (successivamente ereditata dai Romani). Graves dipinge il "litigio" fra Zeus ed Era, più che come una satira sui problemi domestici delle famiglie greche, come un conflitto fra sistemi sociali inconciliabili. Nel descrivere il panteon greco l'autore narra dello scontro fra le divinità femminili dei popoli mediterranei guidate da Madre Gea e gli dei del pantheon maschile, guidati da Zeus arrivati dal nord con gli invasori achei, che si sono fatti largo a spallate nella Grecia arcaica e matriarcale. Ad Olimpia cittadina del Peloponneso occidentale, che ha dato nome alle "Olimpiadi" dove sorgeva il tempio di Gea, più venerato di tutta la Grecia, un paio di millenni prima dell’"era dell’Uomo", pare si sia tenuta una sorta di sacro G20, un super vertice religioso con lo scopo di raggiungere una pacificazione. Da un lato, le diverse manifestazioni della triplice Dea, con i loro riti della fertilità, ed un certo gusto per i sacrifici umani, dall’altro gli dei guerrieri venuti dal nord, che erano usi tenere le donne alla catena, in cielo come in terra. Ma sarà una pace fittizia, la guerra metafisica, non finirà mai, e giunge fino a noi alimentata dal tentativo del nuovo ordine mondiale di uniformare, e quindi annullare ogni diversità di genere.

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