Lega, resa dei conti dopo il voto nei Comuni

Le previsioni di un paio di mesi fa, quando cominciavano i primi malumori interni nei confronti di Matteo Salvini, si stanno avverando: nella Lega è iniziata una guerra fratricida, che potrebbe portare, a breve, alla rimozione dell’attuale Capitano.

A far emergere con chiarezza la situazione è stata un’intervista al Presidente del Veneto, Luca Zaia, il quale ha detto, senza se e senza ma, che la linea vincente, all’interno del Carroccio, è quella dei Governatori. Nessuna presa di posizione ufficiale contro Salvini, ma un’aperta sconfessione della sua linea polemica sul Green Pass, che il Governo sta rendendo obbligatorio praticamente ovunque.

Ovviamente, le parole di Zaia hanno scatenato una ridda di voci, ipotesi e illazioni e hanno indotto i retroscenisti dei giornaloni di regime a disegnare un futuro catastrofico per la Lega e per Salvini, tanto che lo stesso Zaia si è dovuto affrettare a precisare che la sua era una semplice intervista, senza doppi fini e che tutte le interpretazioni che ne sono seguite sono soltanto “una montagna di fantasie”. Una presa di distanza, che non cambia, però, la sostanza delle cose dette (ad esempio: “Come Lega siamo entrati maldestramente nel confronto sui vaccini”), da cui emerge un forte disagio per le “uscite” di Salvini.

Così, l’appuntamento elettorale del 3 ottobre, quando si voterà in tutta Italia, per rinnovare i sindaci di città importantissime (a partire da Roma, Milano e Napoli), diventa decisivo e può rappresentare l’inizio della fine per Salvini, come leader della Lega.

I sondaggi, infatti, dicono che per i candidati del centrodestra andrà male un po’ ovunque e che al Sud la Lega sarà bastonata in modo pesante. Non è difficile immaginare che, se le cose andranno davvero così, una parte consistente del Carroccio, che fa riferimento non solo ai Governatori, ma anche al ministro Giancarlo Giorgetti, vorrà un Congresso in tempi rapidissimi, con l’obiettivo di sostituire l’attuale Capo.

Certo, nessuno disconosce il gran lavoro svolto da Matteo Salvini in questi anni. Come quel sottosegretario del Governo Draghi, che, a microfoni spenti, dice che “Matteo ha fatto un miracolo a portare la Lega sopra il 30 per cento”. Peccato, però, aggiunge lo stesso sottosegretario, “che poi abbia perso la bussola, a partire dalla tragica estate del Papeete… Da allora in poi non ne ha più azzeccata una e, se fosse stato per lui, non sarebbe entrato nemmeno nel Governo Draghi… Lo ha costretto Giorgetti, spiegandogli che, in caso contrario, gli industriali del Nord si sarebbero rivoltati”. 

Il destino di Salvini, insomma, è legato, almeno nel futuro prossimo, al voto amministrativo. Ma in pochi scommettono su di lui e sono in molti, ormai, a vedere presto lo stesso Giorgetti al suo posto: la resa dei conti, in casa del Carroccio, è alle porte.

 

Immagine: www.ilfattoquotidiano.it


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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