La oclocrazia al tempo del Covid-19: la lezione di Polibio

La diffusione dell'agente virale Sars-Cov2, la gestione volutamente infausta e tardiva dell'emergenza sanitaria, il caos normativo determinato da interventi statali e regionali, il dominio dei grandi interessi economico-finanziari (si pensi solo alle case farmaceutiche con i vaccini) e la debolezza delle forze politiche ridotte a macchine da consenso portano la democrazia, come insegna lo storico greco Polibio (206 a.C. -118 a.C.) nel IV libro delle "Storie", alla sua degenerazione: la oclocrazia.

Il potere del popolo si tramuta in potere dell'ochlos, ossia di una moltitudine atomizzata, priva di una Weltbild (visione del mondo), preda degli intenti dominanti di demagoghi che orientano ai loro fini le opinioni e le azioni in nome del "bene comune". Qual è la conseguenza di tutto questo? L'affermarsi di una narrazione a senso unico che non solo non ammette critica, ma addita come "pericoloso" chi prova solo a metterla in discussione. Ecco, allora, che chi scende in piazza pacificamente per esprimere il proprio dissenso verso le scelte folli e spesso non motivate (l'obbligo della mascherina a scuola in situazione di staticità) dei Governi Conte II e Draghi è "negazionista" quando sta solo esercitando la sua libertà di riunione e di manifestazione del pensiero; chi esprime dubbi sull'efficacia del vaccino contro il Covid-19 (la cui autorizzazione temporanea da parte dell'EMA non equivale ad una autorizzazione di immissione in commercio, mancando tutta una serie di dati tra i quali l'interazione del vaccino con altri farmaci) è definito un "no Vax", sebbene chieda venga rispettato il suo diritto di autodeterminazione (sent. n. 438/2008 Corte cost.) di fronte ad un trattamento sanitario "sperimentale" i cui effetti nel lungo periodo non sono e non possono essere noti; chi non indossa i dispositivi di protezione delle vie aeree é guardato come il presunto untore di manzoniana memoria linciato dalla folla per aver solo osato toccare le mura del duomo di Milano e, dunque, meritevole di sanzione amministrativa salvo che il fatto non costituisca reato (art. 4 del decreto-legge n. 19/2020 convertito, con modificazioni, nella legge formale n. 35/2020).

Conclude Polibio: «Le masse popolari sono incoerenti, piene di riottosi desideri passionali e imprevidenti delle conseguenze; devono essere riempite di paura per tenerle a bada». Eh, gli antichi...


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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