Draghi come Conte

Lo avevamo scritto un anno fa, di questi tempi: o il Governo dimostra di comprendere che le chiusure delle attività commerciali, dovute all’emergenza sanitaria, non possono essere sopportate a lungo, senza indennizzi veri, o, presto o tardi, esploderà una bomba sociale, con conseguenze imprevedibili. Quel che è avvenuto a Roma nei giorni scorsi, con le proteste, anche violente, di alcune categorie, ristoratori in primis, conferma che a palazzo Chigi e dintorni, oggi come dodici mesi addietro, malgrado l’esecutivo, almeno apparentemente, sia cambiato, premier e ministri sono totalmente disinteressati alle sorti di imprese e famiglie, accada quel che accada.

La differenza è che il quadro, oggi, è tristemente chiaro: il Governo non vuole comprendere la gravità della situazione, perché ha altre priorità, altri obiettivi. Inconfessabili e non coincidenti con le aspettative di chi, da oltre un anno, non guadagna un euro. Non si spiega altrimenti la politica folle dell’esecutivo Draghi, che ricalca quella fallimentare della compagine giallorossa, guidata da Giuseppe Conte: si continuano a tenere chiusi negozi, bar, ristoranti e tutte le attività legate al turismo, ma non partono i cosiddetti “ristori”. E, se arrivano, sono elemosine, con le quali gli imprenditori non riescono a pagare nemmeno le bollette.

Una vergogna, insomma, che dura dal marzo 2020. In nessun altro Paese, infatti, si sono decise chiusure senza indennizzi: negli Stati Uniti, in Germania, in Francia, nel Regno Unito e ovunque, nel momento stesso in cui sono stati stabiliti gli “stop”, lo Stato ha disposto i bonifici per salvaguardare aziende e famiglie, per garantire loro la sopravvivenza. Soltanto in Italia, si sono imposti blocchi alle attività commerciali, promettendo aiuti che non sono praticamente mai arrivati.

Quando c’era Conte al Governo, tutti noi abbiamo pensato che la causa di questo scandalo fosse la totale inadeguatezza, sua e dei ministri. Oggi, però, a Palazzo Chigi siede un uomo che non è secondo a nessuno quanto a esperienza e capacità in campo economico e finanziario e alcuni suoi ministri non sono da meno. Eppure lo scenario non cambia: chiusure, promesse, zero euro sui conti correnti. E, allora, quello che era un dubbio inizia diventare una certezza: questi personaggi hanno in mente un disegno ben preciso e cercano di portarlo a termine. Un disegno che fa paura e che prevede la svendita di tutto il meglio del Belpaese, a partire dalle sue eccellenze in settori che, da sempre, sono il fulcro della nostra economia, a partire proprio da turismo, ristorazione ed enogastronomia.

La crisi determinata dalle chiusure delle attività e dal crollo delle presenze di visitatori sta portando al fallimento di moltissime piccole e piccolissime aziende, la spina dorsale del nostro sistema economico. Non è difficile prevedere che, quando tutto sarà terminato, al posto di queste imprese, molto spesso familiari, cercheranno di subentrare colossi stranieri e multinazionali.

Ecco, lo spettacolo al quale stiamo assistendo è questo. Il problema è che vi sta assistendo passivamente anche l’esecutivo Draghi, quello invocato a gran voce da economisti e politici, per salvare l’Italia. Finora, però, Draghi e molti suoi ministri appaiono complici della strategia dei potentati economici e finanziari, per accaparrarsi i tesori del nostro Paese. Chi ha voce, anche all’interno dello stesso esecutivo, la tiri fuori e chieda interventi immediati per aiutare imprese e famiglie: adesso o mai più, perché domani sarà troppo tardi.


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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