Il Governo "gioca" ma l'Italia è allo sbando

Fanno finta di litigare, si minacciano a vicenda, dicono ai loro servi dei “giornaloni” di scrivere che il Governo è ormai arrivato al capolinea, ma alla fine questi ignobili politici che sostengono il Conte bis sono più uniti di prima: Renzi, Zingaretti, Bersani, Speranza, Di Maio, Conte stesso, Franceschini e compagnia sono un blocco di cemento, coesi e protetti dal Capo dello Stato, che ha fatto e farà di tutto per andare avanti con questo premier e con i suoi dannosi ministri fino al 2023. Tutti hanno un unico scopo: restare sulle loro poltrone, evitando di consultare gli italiani, che avrebbero qualcosina da dire sull’esecutivo giallorosso e su chi, nelle agiate stanze del Quirinale, lo protegge, sperando di essere rieletto, alla scadenza del mandato.

Fuori dal Palazzo, intanto, il Paese boccheggia, il numero dei poveri aumenta e gli aiuti alle categorie massacrate dalle chiusure, dovute a una scellerata gestione dell’emergenza sanitaria, non arrivano. I ristoratori sono alla canna del gas, mentre gli imprenditori del turismo sono addirittura derisi dalle elemosine di un Governo inetto e di politici fuori dalla realtà, come il leader del Pd, Zingaretti, che presiede anche quella Regione Lazio che, come ristoro per la chiusura prolungata, ha pensato di far arrivare 8mila euro agli hotel a cinque stelle, che ne spendono 20/30 mila al mese (quando va bene) solo di affitto.

 Siamo alla follia, insomma, ma Renzi continua a occupare le prime pagine dei giornali per le sue bizze, finalizzate a ottenere qualche spazio di potere in più. Il Bullo fiorentino parla e straparla, dice che sul Recovery Plan si gioca il futuro del Paese, ma non entra nello specifico dei provvedimenti, limitandosi a contestare il metodo: vuole governare anche lui i miliardi che arriveranno, magari per indirizzarli, come faceva con la Fondazione Open, alle sue gentili amiche, allora anche colleghe di governo. Non ha detto, però, il Bullo che il Recovery Plan abbozzato da Conte è una vergogna assoluta, per alcune scelte incredibili, come destinare appena 3 miliardi (su 196) al turismo, che rappresentava (nel 2019) oltre il 13 per cento del Pil nazionale. Poi, con la pandemia e con le cervellotiche decisioni del Conte bis, il turismo è letteralmente sprofondato.

Naturalmente, a Renzi, a Franceschini (che dovrebbe occuparsene) e a Conte delle sorti delle aziende che vivono di turismo importa poco o nulla. Così come Gualtieri non pensa minimamente ad aiutare i ristoratori, che un giorno sì e l’altro pure protestano dalle parti di via XX settembre e di Palazzo Chigi.

Il Paese, insomma, è allo sbando. Ma “Il Fatto Quotidiano” di Travaglio, dove lavorano i più calorosi ultras di Conte e Di Maio, si spertica quotidianamente nelle lodi del premier e dei suoi ministri, soprattutto se grillini. Nessuno di questi signori – uomini di governo, giornalisti-tifosi, parlamentari di maggioranza – si  occupa della situazione drammatica di moltissime famiglie e di decine di migliaia di imprese, ormai destinate alla chiusura: il 2021 rischia di aprirsi con tensioni sociali tragiche, ma tutti guardano altrove. E i “giornaloni” sono pieni delle finte di Renzi, dei moniti di Mattarella, dei tormenti di Conte.

Siamo al capolinea, sì, ma non del Governo, come minacciano questi cialtroni travestiti da politici: siamo alla fine della nostra povera Italia, se non ci sarà subito un sussulto di dignità, da parte di un popolo che si sta abituando anche alla privazione delle libertà personali. Ci facciamo dire da Conte e da Speranza se e dove possiamo andare: è inaccettabile. Mettiamo un punto e ripartiamo da zero. O, meglio, da quella che i “compagni” dicevano essere la più bella Costituzione del mondo, ma che ora, per fame di potere, calpestano, in nome di un’emergenza sanitaria, che stanno utilizzando esclusivamente per i loro fini.

Se vogliamo davvero che il 2021 sia l’anno della ripresa, l’anno della riscossa, ribelliamoci a questa dittatura sanitaria: tuteliamo la nostra e l’altrui salute, ma facciamo in modo, tutti insieme, che nessuno tocchi più, in alcun modo, i nostri diritti costituzionali. A partire dalla libertà.


Editoriale

 

Ricostruire l'unità nazionale

di Adriano Tilgher

Siamo alle solite. In Italia siamo troppo occupati ad affrontare temi marginali o impostici da altre nazioni per renderci conto della grave situazione in cui versa la nostra nazione. Purtroppo tutto questo accade perché a nessuno dei cosiddetti politici, né alle istituzioni interessa nulla dell’Italia; basti pensare alla scomparsa in tutte le scuole di ogni ordine e grado della storia, della grande cultura classica ed umanistica, base e fondamento sia del nostro percorso unitario che della nostra profonda identità.

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La Spina nel Fianco

 

L'ethos del cameratismo

1944 il poeta, soldato, (e bisessuale) Robert Graves, (1895 -1985) dà alle stampe il suo romanzo più famoso, "Il vello d'oro”, che parla fra altre cose, della guerra dei sessi nella mitologia Greca (successivamente ereditata dai Romani). Graves dipinge il "litigio" fra Zeus ed Era, più che come una satira sui problemi domestici delle famiglie greche, come un conflitto fra sistemi sociali inconciliabili. Nel descrivere il panteon greco l'autore narra dello scontro fra le divinità femminili dei popoli mediterranei guidate da Madre Gea e gli dei del pantheon maschile, guidati da Zeus arrivati dal nord con gli invasori achei, che si sono fatti largo a spallate nella Grecia arcaica e matriarcale. Ad Olimpia cittadina del Peloponneso occidentale, che ha dato nome alle "Olimpiadi" dove sorgeva il tempio di Gea, più venerato di tutta la Grecia, un paio di millenni prima dell’"era dell’Uomo", pare si sia tenuta una sorta di sacro G20, un super vertice religioso con lo scopo di raggiungere una pacificazione. Da un lato, le diverse manifestazioni della triplice Dea, con i loro riti della fertilità, ed un certo gusto per i sacrifici umani, dall’altro gli dei guerrieri venuti dal nord, che erano usi tenere le donne alla catena, in cielo come in terra. Ma sarà una pace fittizia, la guerra metafisica, non finirà mai, e giunge fino a noi alimentata dal tentativo del nuovo ordine mondiale di uniformare, e quindi annullare ogni diversità di genere.

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