Pamela, bravo Meluzzi o inquirenti ciechi?

Non abbiamo nulla contro il professor Alessandro Meluzzi. Al contrario, lo riteniamo persona preparata e molto adatta ai tanti interventi televisivi, che, di fatto, rappresentano la sua principale attività. È stupefacente, però, che debba essere il professor Meluzzi a spiegare al mondo che l’atroce delitto di Macerata - una ragazza di 18 anni uccisa, probabilmente dopo essere stata violentata, fatta a pezzi e ritrovata senza organi, forse mangiati in un macabro rituale - rientra, per modalità e dinamica, nella casistica dei crimini della mafia nigeriana.
Da giorni, infatti, dopo che gli inquirenti hanno azzardato le ipotesi più disparate, partendo dalla morte per overdose, che non ha trovato alcun riscontro, gira sulle mail e sui telefonini un video del professore Meluzzi, il quale spiega come funziona la mafia nigeriana, quanto siano spietati i suoi adepti e che a Macerata, quasi certamente, si è consumato un delitto, seguito, poi, da un banchetto con gli organi della vittima. Non solo: Il professore, ovviamente intervenuto sul tema anche su tutte le radio e le tv, ha affermato che anche quei ragazzi che chiedono l’elemosina fuori dai bar e dai supermercati portano soldi alla mafia nigeriana.
La domanda che ci poniamo, allora, è la seguente: possibile che nessuno, tra Carabinieri, polizia e varie altre forze dell’ordine, muova un dito per fermare i criminali nigeriani? Delle due l’una: o il professor Meluzzi ha un tantino esagerato - e allora, forse, sarebbe il caso di dargli qualche turno di riposo nelle sue comparsate televisive - o, se ha detto il vero, le nostre forze dell’ordine non arrivano nemmeno dove arriva un semplice studioso. E questo, francamente, sarebbe inquietante.


Editoriale

 

Possiamo farlo

di Adriano Tilgher

La situazione sta evolvendo in segno positivo. Se osserviamo con attenzione le cose che accadono attorno a noi, ci rendiamo conto di quanto sia falsa, inutile e depistante la presunta realtà che ci raccontano i media tutti (o quasi) e quanto si stia risvegliando il popolo italiano. Basta un po’ di spirito di osservazione. Iniziano ad essere tante le persone che si sentono in dovere di esprimere il proprio dissenso, a dare la giusta lettura degli eventi, a parlare con linguaggi che sembravano spenti, perduti. Strani simbolismi appaiono anche dalle stanze ufficiali. Cosa fino a ieri impensabile. Qualcosa sta cambiando.

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La Spina nel Fianco

 

Comandante

13 dicembre 1942, il motopeschereccio armato “Cefalo”, di stanza presso la base di "La Galite” in Tunisia, di ritorno da una incursione nel porto di “Bona”, in Algeria, viene attaccato da uno Spitfire inglese, Durante il mitragliamento, vengono colpiti a morte numerosi membri dell'equipaggio, fra cui in comandante. Qui finisce la vita terrena di Salvatore Todaro, pluridecorato Comandante della nostra marina Militare.

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