In memoria di Jole Santelli

Lo scorso 15 ottobre se n’è andata Jole Santelli, presidente della Regione Calabria da pochi mesi, ex deputata (dal 2001 al 2020) ed ex sottosegretario alla Giustizia e al Lavoro. Era giovane, 51 anni, ma era una veterana della politica, avendo aderito nel lontano 1994 al Partito Socialista Italiano e, successivamente, a Forza Italia, da cui si era allontanata solo per una breve parentesi, quando da maggio a dicembre 2013 entrò, appunto come sottosegretario al Lavoro, nel governo di Enrico Letta. Dal 2016 al 2019, infine, era stata vicesindaco di Cosenza.

In queste poche righe non vogliamo ricordare la figura di Jole Santelli, donna combattiva e tenace, che fino all’ultimo giorno ha lavorato per i suoi conterranei, malgrado la malattia l’avesse ormai piegata. Vogliamo sottolineare, piuttosto, l’atteggiamento vergognoso che hanno assunto, nei suoi confronti, soprattutto dopo la vittoria in Calabria, uomini politici e commentatori televisivi e della carta stampata, molti dei quali, dopo la sua morte, si sono affrettati a tesserne le lodi e a farci sapere del loro “profondo dispiacere”. Mostrando, una volta di più, tutta la loro ipocrisia.

Inutile spendere parole su Zingaretti, Di Maio e altri poveracci della politica, opportunisti pronti a tutto: dopo aver attaccato la Santelli in vita, hanno indossato la faccia sgomenta e affidato a freddi comunicati tutto il loro “dolore” per la sua morte. Ipocriti, come detto, che non meritano nemmeno menzione.

Chi si è sempre distinto, invece, per articoli al vetriolo contro Jole Santelli è stato, guarda caso, Marco Travaglio. Al quale si sono accodati, ovviamente, tutti suoi cagnolini più fedeli, a partire da Andrea Scanzi e Selvaggia Lucarelli (personaggi di livello, insomma…). Travaglio ha detto e scritto cose terribili di Jole Santelli, attaccandola violentemente quando la Governatrice aveva autorizzato la riapertura dei bar negli spazi esterni in Calabria. Bocciata dal Tar, la Santelli disse: “E’ una vittoria di Pirro. Con la mia ordinanza ho aperto il dibattito. Non ho avuto suggeritori”. Frase indigesta per Travaglio, che titolò: “Vittoria di Pirla. Il Tar ferma la Calabria sui bar”. E, riferito al commento della Governatrice, scrisse, con la consueta eleganza: “Le cazzate sono solo sue e se ne vanta”.

Naturalmente, a Travaglio si accodò subito, scodinzolante, Selvaggia Lucarelli: “Santelli è l’Emiliano Zapata del Dpcm… chissà quanto era convinta di strappare consensi, di trascinare le folle in strada, di guidare la rivoluzione del cappuccino... I cittadini calabresi le hanno detto: questa ha sniffato il reagente per i tamponi”. Tacciamo, per pietà, gli insulti di Scanzi: parole scontate, da persona isterica, che non vale nemmeno la pena ricordare

Ecco, questo è il livello degli attacchi che ha dovuto subire Jole Santelli da questi cialtroni con la penna, che ovviamente non hanno chiesto scusa, quando la politica calabrese è venuta a mancare. E, come se non bastasse, c’è stato qualche grillino (in particolare un’insegnante ligure, attivista del Movimento 5Stelle), che, alla notizia della morte della presidente della Calabria, ha esultato sul suo profilo Facebook, augurando la stessa fine a Berlusconi e a tanti altri uomini di centrodestra. Il post è stato, poi, rimosso, tanto rapidamente quanto inutilmente, perché ormai lo sdegno si era levato fortissimo contro questa gentile signora.

Jole Santelli, dunque, non sarà più nell’agone politico, con la sua intelligenza e la sua voglia di far valere i diritti dei cittadini. Ci saranno ancora, purtroppo, i tanti volti inutili – da Conte a Renzi, passando per Gualtieri e compagnia – che riempiono le nostre tv e i giornali, insieme, ovviamente, a “scienziati” come i citati Travaglio, Scanzi e Lucarelli. E questa non è una bella notizia per chi sogna un’Italia nuova, un’Italia più forte, un’Italia più giusta.


Editoriale

 

Possiamo farlo

di Adriano Tilgher

La situazione sta evolvendo in segno positivo. Se osserviamo con attenzione le cose che accadono attorno a noi, ci rendiamo conto di quanto sia falsa, inutile e depistante la presunta realtà che ci raccontano i media tutti (o quasi) e quanto si stia risvegliando il popolo italiano. Basta un po’ di spirito di osservazione. Iniziano ad essere tante le persone che si sentono in dovere di esprimere il proprio dissenso, a dare la giusta lettura degli eventi, a parlare con linguaggi che sembravano spenti, perduti. Strani simbolismi appaiono anche dalle stanze ufficiali. Cosa fino a ieri impensabile. Qualcosa sta cambiando.

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La Spina nel Fianco

 

Comandante

13 dicembre 1942, il motopeschereccio armato “Cefalo”, di stanza presso la base di "La Galite” in Tunisia, di ritorno da una incursione nel porto di “Bona”, in Algeria, viene attaccato da uno Spitfire inglese, Durante il mitragliamento, vengono colpiti a morte numerosi membri dell'equipaggio, fra cui in comandante. Qui finisce la vita terrena di Salvatore Todaro, pluridecorato Comandante della nostra marina Militare.

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