Conte ha vinto, l’Italia ha perso

Comunque vada, hanno vinto loro. Sì, Conte, Renzi, Zingaretti, Di Maio e compagnia hanno messo a tacere tutti, ottenendo l’unica cosa che interessi loro davvero: il potere. Questa accozzaglia giallorossa è al governo da poco più di un anno, ha causato danni enormi al Paese e continua a farne, ma non schioderà dalle poltrone ministeriali fino al 2023, quando – Mattarella e Covid permettendo – si tornerà a votare per il rinnovo del Parlamento.

L’opposizione, Salvini in testa, ha fatto il possibile, tutto il possibile: non per mandare a casa questi cialtroni, ma per mantenerli al loro posto. Errori su errori, messaggi sbagliati e figure barbine hanno fatto sì che gli italiani, quando sono stati chiamati alle urne nei Comuni e nelle Regioni, premiassero i partiti che sostengono un Governo imbarazzante, anziché quelli che, in teoria, lo avversano.

Così, quando è arrivata la seconda ondata del Covid-19, Conte ha semplicemente raccolto i frutti di mesi di terrorismo psicologico e ha disposto nuove misure restrittive, annunciando, però, bontà sua: “Non manderemo le forze dell’ordine a casa degli italiani, ma siate prudenti”. Se una frase del genere fosse uscita dalla bocca di Berlusconi, quando era premier, lo avrebbero sbranato sui giornali, alla radio, in tv e, probabilmente, anche per strada. Le parole di Conte, invece, sono passate lisce; anzi sembra quasi che il presidente del Consiglio ci faccia una gentile concessione a non mandare i carabinieri nelle nostre abitazioni, per controllare se siamo sei, sette o trenta.

Una follia vera e propria, ma ormai pare che tutto sia lecito per questo esecutivo, spalleggiato dalla stragrande maggioranza dei mezzi di informazione (parola grossa…). Non c’è giornale che non apra col bollettino giornaliero dei contagiati da Covid, ovviamente omettendo di specificare quanti di essi siano asintomatici: così, la paura si diffonde di giorno in giorno e si arriva al terrore, che pervade molti nostri concittadini. Tanto che i virologi, specie praticamente sconosciuta fino allo scorso febbraio, parlano di un nuovo blocco totale delle attività per Natale “nell’ordine delle cose”.

Ci risiamo, dunque. Conte tornerà a blindare il Paese, l’economia, già in coma, cesserà definitivamente di respirare e gli avvoltoi che, da tempo, volteggiano sulle nostre imprese morenti potranno accaparrarsele senza grande sforzo. Per facilitare l’operazione, nel silenzio imbarazzante dell’opposizione, il Governo sta anche facendo ripartire le cartelle esattoriali e i pignoramenti: i giochi sono fatti, l’Italia muore e può essere depredata dai finanzieri internazionali, con l’aiuto dei traditori seduti a Palazzo Chigi e nei ministeri chiave.

Hanno vinto loro, insomma. Anzi, hanno stravinto. E il Belpaese si avvia a una delle più drammatiche sconfitte della sua storia. Per evitarla, in zona Cesarini, ci sarebbe bisogno di un sussulto di dignità da parte di chi, almeno istituzionalmente, avrebbe il dovere di opporsi a questo scempio. Difficile che avvenga, difficilissimo che l’Italia si rialzi da questo colpo, che assomiglia molto a un ko definitivo.


Editoriale

 

Ricostruire l'unità nazionale

di Adriano Tilgher

Siamo alle solite. In Italia siamo troppo occupati ad affrontare temi marginali o impostici da altre nazioni per renderci conto della grave situazione in cui versa la nostra nazione. Purtroppo tutto questo accade perché a nessuno dei cosiddetti politici, né alle istituzioni interessa nulla dell’Italia; basti pensare alla scomparsa in tutte le scuole di ogni ordine e grado della storia, della grande cultura classica ed umanistica, base e fondamento sia del nostro percorso unitario che della nostra profonda identità.

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La Spina nel Fianco

 

L'ethos del cameratismo

1944 il poeta, soldato, (e bisessuale) Robert Graves, (24 July 1895 – 7 December 1985) dà alle stampe il suo romanzo più famoso, "Il vello d'oro”, che parla fra altre cose, della guerra dei sessi nella mitologia Greca (successivamente ereditata dai Romani). Graves dipinge il "litigio" fra Zeus ed Era, più che come una satira sui problemi domestici delle famiglie greche, come un conflitto fra sistemi sociali inconciliabili. Nel descrivere il panteon greco l'autore narra dello scontro fra le divinità femminili dei popoli mediterranei guidate da Madre Gea e gli dei del pantheon maschile, guidati da Zeus arrivati dal nord con gli invasori achei, che si sono fatti largo a spallate nella Grecia arcaica e matriarcale. Ad Olimpia cittadina del Peloponneso occidentale, che ha dato nome alle "Olimpiadi" dove sorgeva il tempio di Gea, più venerato di tutta la Grecia, un paio di millenni prima dell’era dell’Uomo, pare si sia tenuta una sorta di sacro G20, un super vertice religioso con lo scopo di raggiungere una pacificazione. Da un lato, le diverse manifestazioni della triplice Dea, con i loro riti della fertilità, e un certo gusto per i sacrifici umani, dall’altro gli dei guerrieri venuti dal nord, che erano usi tenere le donne alla catena, in cielo come in terra. Ma sarà una pace fittizia, la guerra metafisica, non finirà mai, e giunge fino a noi alimentata dal tentativo del nuovo ordine mondiale di uniformare, e quindi annullare ogni diversità di genere.

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