Ripartono le cartelle esattoriali, Salvini e Meloni non pervenuti

Giorgia Meloni, fresca di nomina a leader dei sovranisti europei, allertata da un noto ristoratore laziale, non si è nemmeno degnata di rispondere; un esponente della Lega, contattato lo scorso fine settimana, ha risposto che “se ne riparla lunedì, oggi siamo tutti concentrati sul processo a Salvini”; di Forza Italia, inutile dire, perché è un partito in via di estinzione, se non già scomparso. Questo è il desolante quadro dell’opposizione al Governo Conte bis, che emerge netto su un tema decisivo per moltissime imprese e per milioni di cittadini: la sospensione delle cartelle esattoriali di Agenzia Entrate Riscossione. Se non ci saranno novità, infatti, dal 16 ottobre partiranno 9 (nove) milioni di cartelle, che si abbatteranno come un macigno su famiglie e aziende, già ridotte praticamente sul lastrico.

 

Nessuno sperava in un nuovo stop deciso spontaneamente dal ministro dell’Economia, Gualtieri, messo lì da Merkel e Macron, ma quantomeno che, su un argomento che dovrebbe essere uno dei loro cavalli di battaglia, almeno Salvini e Meloni facessero fuoco e fiamme. E invece niente.

 

I due, come sempre, sono stati avvistati spesso in tv, ma alle cartelle esattoriali hanno fatto solo rapidi accenni: Salvini è troppo concentrato su stesso, sul processo di Catania (una buffonata che non interessa nessuno) e sulla “sua” lotta all’immigrazione selvaggia (altra cosa che, nel momento di una crisi economica tragica, ha decisamente perso appeal presso l’opinione pubblica), per dedicarsi a questo problema. Giorgia Meloni, invece, ormai cammina a un metro da terra, praticamente vola, e certo non può occuparsi di quisquilie come pignoramenti e quant’altro, che non la toccano minimamente.

E’ proprio su temi come questi, invece, che si fa la differenza, che si dimostra di essere, senza se e senza ma, dalla parte del popolo. E’ troppo facile dire “noi abbiamo proposto la sospensione, ma il Governo non ci ascolta” e poi infischiarsene: pur di non far partire nove milioni di cartelle esattoriali, in un momento storico come quello che stiamo vivendo, personaggi come Teodoro Buontempo si sarebbero incatenati in Parlamento, avrebbero fatto di tutto, per contrastare Conte e i suoi ministri, servi dei potentati economici e finanziari. Loro no. Salvini e Meloni hanno altro a cui pensare, partendo dal loro personalissimo derby, per vedere chi ha preso più voti alle Comunali (che, peraltro, hanno fatto segnare una brusca frenata del centrodestra, altro segnale d’allarme, dopo la mancata vittoria alle Regionali).

 

Una volta di più, dimostrano, Salvini e Meloni, di non avere la stoffa per guidare una coalizione alternativa a questa accozzaglia giallorossa, che malgoverna l’Italia da oltre un anno e mezzo e crea danni alle imprese, ai lavoratori, ai cittadini.

Possiamo solo augurarci che, prima del 16 ottobre, ci sia qualche esponente dell’opposizione che faccia davvero il suo mestiere e trascini anche altri parlamentari ad avversare, con ogni mezzo, la scandalosa decisione del Governo di far ripartire la scure di Agenzia Entrate Riscossione.

 

Bisogna fermarli, per non far morire l’Italia: prima che sia troppo tardi, qualcuno di buona volontà si alzi in piedi e blocchi lo scempio della ripartenza delle cartelle esattoriali. I cittadini italiani gliene renderanno merito.


Editoriale

 

Possiamo farlo

di Adriano Tilgher

La situazione sta evolvendo in segno positivo. Se osserviamo con attenzione le cose che accadono attorno a noi, ci rendiamo conto di quanto sia falsa, inutile e depistante la presunta realtà che ci raccontano i media tutti (o quasi) e quanto si stia risvegliando il popolo italiano. Basta un po’ di spirito di osservazione. Iniziano ad essere tante le persone che si sentono in dovere di esprimere il proprio dissenso, a dare la giusta lettura degli eventi, a parlare con linguaggi che sembravano spenti, perduti. Strani simbolismi appaiono anche dalle stanze ufficiali. Cosa fino a ieri impensabile. Qualcosa sta cambiando.

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La Spina nel Fianco

 

Comandante

13 dicembre 1942, il motopeschereccio armato “Cefalo”, di stanza presso la base di "La Galite” in Tunisia, di ritorno da una incursione nel porto di “Bona”, in Algeria, viene attaccato da uno Spitfire inglese, Durante il mitragliamento, vengono colpiti a morte numerosi membri dell'equipaggio, fra cui in comandante. Qui finisce la vita terrena di Salvatore Todaro, pluridecorato Comandante della nostra marina Militare.

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