Roma, archiviata la Raggi: tocca alla Lombardi

Virginia Raggi, quasi certamente, non sarà ricandidata a sindaco di Roma. I boatos che, da tempo, rimbalzavano da Montecitorio alla Pisana, passando per Senato e Campidoglio, trovano sempre maggiore riscontro: visto il netto rifiuto del Pd di appoggiare Raggi alle Comunali, che si terranno nel 2021, i CinqueStelle sono passati al piano B o, meglio, all’opzione Lombardi, peraltro nemica giurata dell’attuale sindaca di Roma.

Ovviamente, nulla è ancora ufficialmente deciso, anche perché i grillini - usciti con le ossa rotte da tutte le ultime tornate elettorali e ormai ridotti, in molte zone d’Italia, sotto il dieci per cento - vivono una fase di “tutti contro tutti”, che impedisce di comprendere in modo chiaro dove andranno a parare di qui al prossimo anno. Una cosa, però, è certa: tutti, anche gli irriducibili sostenitori di Virginia, sanno bene che a Roma la Raggi è vista come la peste e, dunque, non avrebbe alcuna possibilità di vittoria. Peggio: senza l’appoggio del Pd, non arriverebbe nemmeno al ballottaggio.
È per questo motivo che i CinqueStelle e Nicola Zingaretti hanno pensato a Roberta Lombardi, come candidato della coalizione giallorossa. La Lombardi non solo è una grillina storica (è stata la prima capogruppo alla Camera dei Deputati), ma è anche a capo del drappello di CinqueStelle alla Pisana, che, nella legislatura in corso, ha dato una grossa mano all’attuale Giunta: Zingaretti, non avendo una vera maggioranza, si appoggia un po’ ai fuorusciti del centrodestra e un po’, appunto, ai poltronari CinqueStelle. E la barca, in qualche modo, va.

Il rapporto tra il fratello del commissario Montalbano e Roberta Lombardi, poi, è ottimo, anche perché i due hanno la stessa visione della politica: pur di andare o di restare al potere, tutto è lecito. Così, nessuno si meraviglia se proprio la Lombardi è diventata una solida stampella di quello che, nella campagna elettorale del 2018 per la Presidenza della Regione Lazio, era il suo più acerrimo nemico.
Certo, da qui all’ufficializzazione della candidatura al Campidoglio ne vedremo delle belle, ma la Lombardi ha già fatto sapere, a mezzo stampa, che “Virginia non ha alcuna possibilità di vincere”. Un modo chiaro per invitarla a togliere il disturbo. Ma la Raggi, da parte sua, ha dichiarato a più riprese di aver lavorato bene (sì, ha detto proprio così....) e di ritenere praticamente automatica la sua ricandidatura.

Il meglio, insomma, deve ancora venire. Nella speranza che i romani non sbaglino una seconda volta: votare la Raggi fu un tragico errore, dovuto alla voglia di voltare pagina, rispetto al passato; incoronare sindaco la Lombardi significherebbe perseverare, perché cambierebbero i nomi, ma l’inadeguatezza e l’incapacità rimarrebbero le stesse. E in più, stavolta, avrebbero anche l’avallo e il totale appoggio della sciagura Zingaretti. In poche parole: per Roma, sarebbe la catastrofe finale.


Editoriale

 

Ricostruire l'unità nazionale

di Adriano Tilgher

Siamo alle solite. In Italia siamo troppo occupati ad affrontare temi marginali o impostici da altre nazioni per renderci conto della grave situazione in cui versa la nostra nazione. Purtroppo tutto questo accade perché a nessuno dei cosiddetti politici, né alle istituzioni interessa nulla dell’Italia; basti pensare alla scomparsa in tutte le scuole di ogni ordine e grado della storia, della grande cultura classica ed umanistica, base e fondamento sia del nostro percorso unitario che della nostra profonda identità.

Leggi tutto...

La Spina nel Fianco

 

L'ethos del cameratismo

1944 il poeta, soldato, (e bisessuale) Robert Graves, (24 July 1895 – 7 December 1985) dà alle stampe il suo romanzo più famoso, "Il vello d'oro”, che parla fra altre cose, della guerra dei sessi nella mitologia Greca (successivamente ereditata dai Romani). Graves dipinge il "litigio" fra Zeus ed Era, più che come una satira sui problemi domestici delle famiglie greche, come un conflitto fra sistemi sociali inconciliabili. Nel descrivere il panteon greco l'autore narra dello scontro fra le divinità femminili dei popoli mediterranei guidate da Madre Gea e gli dei del pantheon maschile, guidati da Zeus arrivati dal nord con gli invasori achei, che si sono fatti largo a spallate nella Grecia arcaica e matriarcale. Ad Olimpia cittadina del Peloponneso occidentale, che ha dato nome alle "Olimpiadi" dove sorgeva il tempio di Gea, più venerato di tutta la Grecia, un paio di millenni prima dell’era dell’Uomo, pare si sia tenuta una sorta di sacro G20, un super vertice religioso con lo scopo di raggiungere una pacificazione. Da un lato, le diverse manifestazioni della triplice Dea, con i loro riti della fertilità, e un certo gusto per i sacrifici umani, dall’altro gli dei guerrieri venuti dal nord, che erano usi tenere le donne alla catena, in cielo come in terra. Ma sarà una pace fittizia, la guerra metafisica, non finirà mai, e giunge fino a noi alimentata dal tentativo del nuovo ordine mondiale di uniformare, e quindi annullare ogni diversità di genere.

Leggi tutto...

Questo sito si serve di cookies tecnici e di terze parti per fornire servizi. Utilizzando questo sito acconsenti all'uso dei cookies.