Ama: le cartelle ai ristoratori romani sono una vergogna

Bisogna essere dei geni, dei veri e propri geni: inviare le cartelle con i conguagli della tassa sull’immondizia ai ristoratori – che, dopo tre mesi di chiusura forzata, a causa dell’emergenza sanitaria, adesso devono fronteggiare la mancanza di turisti e la conseguente, drammatica crisi di liquidità – è un’idea davvero straordinaria, che poteva saltare in testa soltanto a “scienziati” come i vertici dell’Ama, l’Azienda romana, che si dovrebbe occupare della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, oltre che del decoro urbano, garantendo una città pulita. Esattamente quello che l’Ama non fa da anni.

L’Ama e il Campidoglio, suo azionista, sembrano, però, essersi specializzati, negli ultimi anni, nella persecuzione dei cittadini della Capitale, con l’invio di onerose cartelle per il servizio (quale??) reso. Adesso, hanno deciso di tartassare i ristoratori romani, che in questi giorni stanno ricevendo conguagli letteralmente folli: si parla di cifre che, in alcuni casi, arrivano a decine di migliaia di euro.

Non entriamo nel merito di quanto richiesto. Certamente ci saranno i presupposti giuridici per avanzare tali pretese, ma soltanto dirigenti sciagurati e con il paraocchi possono avallare l’invio di cartelle tanto esose a una categoria messa in ginocchio dall’emergenza sanitaria e da un Governo sordo e cieco, che, invece di dare sostegno con denaro contante, ha riempito gli imprenditori del settore di promesse, che si sono rivelate pietose bugie.

Lo scenario attuale della Capitale è desolante, con ristoranti che, se va bene, lavorano al 50 per cento delle loro potenzialità, a causa delle norme igienico-sanitarie imposte: tutto giusto, tutto nel rispetto della precauzione, ma qualcuno dovrà pur comprendere che, così, il settore va verso una morte inesorabile. E, se muoiono le imprese della ristorazione, si portano nella tomba tutta una filiera che, prima del Covid, era orgoglio nazionale, oltre che punti di Pil.

Quello che sta avvenendo a Roma, insomma, è l’ennesima vergogna, a danno di una categoria produttiva, che rischia di essere affossata definitivamente. La domanda che ci facciamo è semplice: perché Ama non ricomincia a occuparsi della pulizia della città? Perché non svuota i cassonetti quotidianamente, così da evitare, tra l’altro, che intere famiglie rom vi facciano la “spesa” con bastoni di ferro, senza alcun rispetto delle norme igienico-sanitarie? Perché non ricomincia a pulire strade e marciapiedi, che sembrano percorsi di guerra, con oggetti abbandonati ovunque?

E’ vero, i cittadini, spesso, dimostrano di non avere a cuore la loro città. Ma il Campidoglio, l’Ama e i suoi dirigenti dimostrano di non comprendere il mondo in cui vivono. Dell’ex sindaco Marino si diceva che era un marziano a Roma. Visto quello che sta accadendo oggi, possiamo dire che non era il solo: molti altri marziani sembrano essere atterrati negli uffici dell’Ama e in quelli del Comune, che assiste passivo al massacro dei ristoranti capitolini.


Editoriale

 

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