Un governo senza vergogna, fino alla fine

Fino alla fine. Non si vergognano nemmeno davanti alla morte, neanche alla notizia del suicidio di un ristoratore, che, angosciato dalla situazione finanziaria del suo locale nel cuore di Firenze, decide di farla finita. È successo, punto e basta.

Conte, Di Maio, Zingaretti, Gualtieri, Renzi e tutti gli altri responsabili morali (e non solo) del gesto estremo di un imprenditore in crisi - a seguito di tre mesi di blocco dell’attività e di una ripresa che non arriva mai, senza turisti - non hanno speso una parola sulla vicenda. Hanno mostrato, ancora una volta, tutta la loro spregiudicatezza, la loro noncuranza del prossimo, la loro feroce determinazione nel mantenere le posizioni di potere a qualunque costo, infischiandosene del disastro sociale che stanno creando, con le loro folli decisioni.

Un ristoratore si uccide? È un problema suo e della sua famiglia. Come se la tragedia non fosse direttamente collegata alla gestione dell’emergenza Covid-19 da parte di un Governo cieco e sordo: da mesi, infatti, i rappresentanti dei ristoratori stanno lanciando appelli all’esecutivo, affinché sostenga uno dei settori più colpiti dalla chiusura forzata e, quel che è peggio, da una ripartenza al 20/30 per cento delle potenzialità, a causa delle norme igienico-sanitarie, che impongono il distanziamento e tutta una serie di precauzioni, che, in buona sostanza, impediscono ai locali di lavorare come potrebbero e dovrebbero, per recuperare quanto perduto durante il cosiddetto lockdown.

Il grido d’allarme disperato è stato sempre ignorato da Conte e dai suoi ministri, anche per quel che riguarda gli affitti: i ristoratori lavorano al 20/30%, ma pagano l’affitto per intero, così come tutte le altre tasse e i mutui. Perché non aiutarli? Una domanda rimasta sospesa: malgrado qualche timida apertura di un paio di sottosegretari, infatti, dal Governo non è mai arrivata una risposta concreta. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: le saracinesche si abbassano, rischiano di non riaprire mai più e gli imprenditori, disperati, cominciano a pensare (e a fare) gesti estremi.

In uno scenario già squallido, quel che è davvero insopportabile è lo snobismo di alcuni sostenitori di questo sciagurato esecutivo, servi travestiti da giornalisti. A cominciare da Scanzi e Travaglio, due personaggi inquietanti, sempre con la bava alla bocca, quando si tratta di perseguitare, per via giudiziaria, qualcuno che non sia amico loro, ma da tempo zerbini con Conte e Di Maio, sostenuti e, a loro volta, sostenitori del “Fatto Quotidiano”, l’irrilevante foglio per pochi intimi, dal quale i pentastellati hanno addirittura tirato fuori il candidato per le elezioni regionali in Liguria, tal Ferruccio Sansa, guarda caso figlio di un magistrato in pensione ed ex sindaco di Genova, Adriano Sansa. Sulle colonne di questo giornale non troverete mai una riga di critica per l’operato di un esecutivo inutile.
Il dramma è che, insieme a Scanzi e Travaglio, ultras dei 5Stelle, ci sono anche tutti i lacchè di Zingaretti e del suo partito e tutti coloro che, per principio, sono contro Salvini e il centrodestra. Così, c’è una sorta di coro, a difesa di Conte e compagnia: tutti insieme, appassionatamente, fino alla fine. Basti pensare che un ottimo giornalista in pensione, ex inviato di guerra, purtroppo anche lui obnubilato dall’odio per l’avversario politico, intervistato da una radio, ha praticamente derubricato a problema mentale il suicidio del ristoratore fiorentino. Insomma, lasciate lavorare in pace Conte e il Governo, non inventate storie che non esistono.

Ecco, tutto questo dimostra, in modo limpido, ciò che sappiamo da tempo: in Italia c’è un esecutivo nato “contro” qualcuno, Salvini, ed è composto e sostenuto da incapaci totali, a loro volta appoggiati dalla variegata stampa di regime, da un presidente della Repubblica silente e dai potentati economici e finanziari internazionali, pronti ad approfittare della situazione creata da questa banda di inetti, che rischia di costringere migliaia di imprenditori a svendere le loro attività. L’obiettivo di questi sciagurati è semplice: restare al potere il più possibile, senza vergogna, fino alla fine. E se qualcuno si arrende, perché massacrato dai debiti, che colpa ne hanno? Blindati nel Palazzo, non comprendono i danni che stanno facendo al Paese. Se ne accorgeranno presto, tra una ventina di giorni, quando si tornerà finalmente al voto, sia pure per elezioni regionali. Il malcontento popolare li travolgerà. E anche Mattarella, volente o nolente, dovrà prenderne atto.


Editoriale

 

Il bene e il male

di Adriano Tilgher

È un mondo confuso quello che ci circonda. Ho visto il filmato di un uomo vestito da donna, che, secondo la lingua dei barbari, preferisce definirsi “drag queen”, mentre racconta a dei bambini o poco più che bambini, che il mondo è cambiato, che le vere favole non sono più quelle che ci hanno raccontato i nostri nonni o i nostri genitori, ma sono quelle nuove che raccontano di un’umanità in trasformazione, dove i sessi, contrariamente a quello che ci ha insegnato la natura, non sono solo due ma molti e molti di più (dimenticando che quando si parla di sesso, secondo la natura, si intendono manifestazione e funzione dello stesso e non le differenti pulsioni o deviazioni o perversioni di ognuno).

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La Spina nel Fianco

 

La meglio gioventù

1º ottobre 1950, nasce a Milano Marco Tullio Giordana, regista, sceneggiatore e scrittore italiano fuori dagli schemi, che seppur proveniente da quell' “intellighenzia" sinistra che ha dominato il mondo della cultura italiana sin dalla fine della seconda guerra mondiale, nelle sue opere dimostrerà un inusitato coraggio ad affrontare temi controversi, e a portare sullo schermo, autori altrettanto controversi, rappresentando forse più di tutti gli altri registi contemporanei, un reale spaccato della vita, dell'arte e soprattutto della politica del nostro Paese. Capacità di analisi dovuta presumibilmente dalla sua formazione accademica. (facoltà di lettere, indirizzo antropologico). Trasferitosi da Milano a Roma per motivi di studio, già da studente universitario collabora alla realizzazione del film di montaggio di Roberto Faenza "Forza Italia" , un film documentario del 1977 sulla situazione politica dell'Italia nel dopoguerra realizzato utilizzando spezzoni di documentari dell'istituto luce ed altri filmati relativi alla storia italiana dal 1945 fino alla metà degli anni settanta. Il titolo coincide (fortuitamente ?) con il nome dell'omonimo partito politico fondato da Silvio Berlusconi diciassette anni dopo. Nel 2011 Faenza sarà autore del docufilm Silvio Forever.

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