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Mattarella e Macron sponsorizzano un Gentiloni bis

Non passa giorno che giornali figli del sistema e tivù tutte non ci ricordino d’andare a votare: lo dicono il presidente Mattarella ed il premier Gentiloni ed i media ci rammentano sempre questo tandem di tifosi delle urne, quasi che l’uno parteggi per l’altro, o che il secondo lasci intendere che il Quirinale gradirebbe un Gentiloni bis. Non dimentichiamo come nei vari spazi d’informazione ed intrattenimento politico ormai si sprechino le frasi d’appoggio a Gentiloni, ritenuto coram populi “gradito ai poteri europei”. Affermazione solo apparentemente senza senso, ma che significa come l’attuale presidente del Consiglio si sia (e sia stato) blindato ed incastonato in varie trattative, prevedendo una sua permanenza a Palazzo Chigi. La riprova a queste ipotesi l’abbiamo avuta quando Paolo Gentiloni e il presidente francese Emmanuel Macron si sono incontrati, e poi hanno inviato al “Gruppo dei saggi” (chiamati a lavorare sulla definizione del “Trattato del Quirinale” fra Italia e Francia) una lettera di incarico che definisce compiti, finalità e perimetro del lavoro dei sei. Come è noto i componenti per parte italiana del Gruppo sono Franco Bassanini, Marco Piantini e Paola Severino: insomma tre “gentiloniani di ferro” graditi a Mattarella e noti a Macron (il suo mentore Jacques Attali li incontrava a Bruxelles circa una ventina d’anni fa). Macron, prima di tornare a Parigi (circa due settimane fa) ha augurato a Gentiloni d’essere confermato a Palazzo Ghigi: frase di rito, forse obbligata, ma certamente Macron interpreta i desiderata anche di Germania, Olanda, Belgio, Danimarca…e via via tutti i gruppi che influenzano la politica di Ue e Bce. E qualcuno avrebbe anche ipotizzato che, Mario Draghi non potrebbe mai accettare una candidatura alla presidenza italiana del Consiglio per non fare torto alla linea dei paesi che controllano l’Ue. "L'Italia e la Francia sono naturalmente legate da una vicinanza storica, economica, culturale e umana eccezionali - si legge nella nota di Palazzo Chigi -. In linea con gli orientamenti concordati in occasione del Vertice di Lione il ‘Trattato del Quirinale’ dovrà dare un forte impulso alle relazioni tra i nostri Paesi...L'obiettivo è quello di concludere questo Trattato in occasione del prossimo Vertice bilaterale, che si terrà in Italia nel secondo semestre del 2018”. Qui non pochi dirigenti di Quirinale, Senato e Camera leggono l’auspicio che sia Gentiloni ad incontrare nuovamente Macron. La chiamano “scelta di stabilità per l’Italia”.

Nel gruppo di lavoro, oltre a Franco Bassanini, Marco Piantini e Paola Severino, ci sono vari alti dirigenti dello Stato (tutti esperti di trattati, giuristi ed ambasciatori). Secondo voci di corridoio, al Quirinale avrebbero ventilato che, solo la permanenza di Gentiloni  favorirebbe sviluppi futuri alle relazioni bilaterali tra Francia ed Italia. In quest’ottica, il presidente Mattarella potrebbe non incaricare che Gentiloni, congelando le eventuali altre vittorie elettorali: soprattutto fermerebbe l’ascesa del 5 Stelle Di Maio, e perché dopo la vittoria elettorale, spetta comunque al Presidente della Repubblica incaricare o meno il nuovo premier. Ecco che Mattarella avrebbe già pensato di suggellare l’accordo ombra tra Renzi e Berlusconi, promettendo loro uno stop alle iniziative della magistratura su banche e società varie e, soprattutto, che per il bene dell’Italia necessita fermare Di Maio e, forti del consenso europeo, confermare Gentiloni.


Editoriale

 

Ricostruire l'unità nazionale

di Adriano Tilgher

Siamo alle solite. In Italia siamo troppo occupati ad affrontare temi marginali o impostici da altre nazioni per renderci conto della grave situazione in cui versa la nostra nazione. Purtroppo tutto questo accade perché a nessuno dei cosiddetti politici, né alle istituzioni interessa nulla dell’Italia; basti pensare alla scomparsa in tutte le scuole di ogni ordine e grado della storia, della grande cultura classica ed umanistica, base e fondamento sia del nostro percorso unitario che della nostra profonda identità.

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La Spina nel Fianco

 

L'ethos del cameratismo

1944 il poeta, soldato, (e bisessuale) Robert Graves, (1895 -1985) dà alle stampe il suo romanzo più famoso, "Il vello d'oro”, che parla fra altre cose, della guerra dei sessi nella mitologia Greca (successivamente ereditata dai Romani). Graves dipinge il "litigio" fra Zeus ed Era, più che come una satira sui problemi domestici delle famiglie greche, come un conflitto fra sistemi sociali inconciliabili. Nel descrivere il panteon greco l'autore narra dello scontro fra le divinità femminili dei popoli mediterranei guidate da Madre Gea e gli dei del pantheon maschile, guidati da Zeus arrivati dal nord con gli invasori achei, che si sono fatti largo a spallate nella Grecia arcaica e matriarcale. Ad Olimpia cittadina del Peloponneso occidentale, che ha dato nome alle "Olimpiadi" dove sorgeva il tempio di Gea, più venerato di tutta la Grecia, un paio di millenni prima dell’"era dell’Uomo", pare si sia tenuta una sorta di sacro G20, un super vertice religioso con lo scopo di raggiungere una pacificazione. Da un lato, le diverse manifestazioni della triplice Dea, con i loro riti della fertilità, ed un certo gusto per i sacrifici umani, dall’altro gli dei guerrieri venuti dal nord, che erano usi tenere le donne alla catena, in cielo come in terra. Ma sarà una pace fittizia, la guerra metafisica, non finirà mai, e giunge fino a noi alimentata dal tentativo del nuovo ordine mondiale di uniformare, e quindi annullare ogni diversità di genere.

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