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Elezioni e sondaggi “taroccati”

Tra poco più di un mese si vota. E, puntuale, ricomincia il triste balletto dei sondaggi “ad hoc”, pubblicati oggi a destra, domani a sinistra, prima che sulle previsioni relative alla competizione elettorale cali il buio dettato dalla ridicola legge sulla par condicio.
Così, giornalini e giornalini, insieme a radio e tv, fanno a gara a commissionare sondaggi a questo o quel bufalaro di professione, magari dando qualche dritta sull’indirizzo che sarebbe meglio dare alle previsioni. Sì, perché questi sondaggi non servono a vendere copie o a guadagnare audience, ma a ingraziarsi i vari Renzi, Berlusconi, Zingaretti e compagnia. Che, poi, dopo le elezioni sapranno come ringraziare.
A dire il vero, hanno già ringraziato abbastanza, visto che, soprattutto i giornaloni continuano ad attingere a piene mani dai fondi per l’editoria, che dovrebbero garantire un’informazione libera e che, invece, foraggiano principalmente  i fogli di regime.
Ecco, dunque, che oggi è in vantaggio Silvio, ma state certi che domani Matteo sarà in grande ripresa. E gli uomini del Grillo parlante sono pronti a fare lo sgambetto a tutti. Questo leggeremo nei prossimi giorni, poi calerà la mannaia della par condicio e, allora, sarà il momento delle indiscrezioni, dei “si dice”, dei sondaggi segreti, che la legge impedisce di pubblicare, ma che i potenti hanno sulle loro scrivanie.
In buona sostanza, dobbiamo rassegnarci a questo spettacolo indegno fino al 4 marzo. Poi assisteremo alle previsioni sul futuro governo, sui futuri ministri e sul futuro del nostro Paese, grazie al nuovo esecutivo, che, statene certi, radio, tv e giornaloni ci diranno essere il migliore per uscire dalla crisi.
Insomma, la fabbrica delle marchette - perché a questo sono ridotti i nostri mezzi di informazione (chiamiamoli così...) - è in piena attività. Ma il copione, ormai, lo conosciamo bene. E, allora, consentiteci di dire a questi professionisti della menzogna un sonoro “chissenefrega” dei loro sondaggi taroccati.


Editoriale

 

Ricostruire l'unità nazionale

di Adriano Tilgher

Siamo alle solite. In Italia siamo troppo occupati ad affrontare temi marginali o impostici da altre nazioni per renderci conto della grave situazione in cui versa la nostra nazione. Purtroppo tutto questo accade perché a nessuno dei cosiddetti politici, né alle istituzioni interessa nulla dell’Italia; basti pensare alla scomparsa in tutte le scuole di ogni ordine e grado della storia, della grande cultura classica ed umanistica, base e fondamento sia del nostro percorso unitario che della nostra profonda identità.

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La Spina nel Fianco

 

L'ethos del cameratismo

1944 il poeta, soldato, (e bisessuale) Robert Graves, (1895 -1985) dà alle stampe il suo romanzo più famoso, "Il vello d'oro”, che parla fra altre cose, della guerra dei sessi nella mitologia Greca (successivamente ereditata dai Romani). Graves dipinge il "litigio" fra Zeus ed Era, più che come una satira sui problemi domestici delle famiglie greche, come un conflitto fra sistemi sociali inconciliabili. Nel descrivere il panteon greco l'autore narra dello scontro fra le divinità femminili dei popoli mediterranei guidate da Madre Gea e gli dei del pantheon maschile, guidati da Zeus arrivati dal nord con gli invasori achei, che si sono fatti largo a spallate nella Grecia arcaica e matriarcale. Ad Olimpia cittadina del Peloponneso occidentale, che ha dato nome alle "Olimpiadi" dove sorgeva il tempio di Gea, più venerato di tutta la Grecia, un paio di millenni prima dell’"era dell’Uomo", pare si sia tenuta una sorta di sacro G20, un super vertice religioso con lo scopo di raggiungere una pacificazione. Da un lato, le diverse manifestazioni della triplice Dea, con i loro riti della fertilità, ed un certo gusto per i sacrifici umani, dall’altro gli dei guerrieri venuti dal nord, che erano usi tenere le donne alla catena, in cielo come in terra. Ma sarà una pace fittizia, la guerra metafisica, non finirà mai, e giunge fino a noi alimentata dal tentativo del nuovo ordine mondiale di uniformare, e quindi annullare ogni diversità di genere.

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