Le bugie di Zingaretti e le colpe delle opposizioni

“È un bilancio di svolta”. Il governatore della Regione Lazio, nonché candidato alla segreteria del Pd, Nicola Zingaretti, ha salutato così il Bilancio di previsione 2019, attualmente all’esame del Consiglio regionale del Lazio. È l’ennesima bugia di un presidente, che dal 2013 sta condannando all’immobilismo una delle Regioni più importanti d’Italia. I suoi quasi sei anni di governo sono stati un disastro totale e il Bilancio in via di approvazione per il 2019 ne è la conferma.


Ancora una volta, infatti, la Giunta Zingaretti, che dice di voler puntare alla crescita dopo aver risanato i conti, non proporrà nulla di concreto per combattere la disoccupazione giovanile, ne’ metterà in campo politiche di vero contrasto alla povertà. Dice il Governatore che ci sarà una riduzione delle tasse, perché i cittadini vivono momenti difficili. La notizia non è la riduzione dell’Irpef regionale - parliamo del nulla, visto che i benefici per i lavoratori dipendenti saranno nell’ordine di qualche decina di euro annui - ma il fatto che Zingaretti si sia finalmente accorto che, nel Lazio, ci sono molti cittadini in difficoltà, che sono scivolati dalla fascia media della società verso la povertà. Il problema è che, anche per il 2019, la Regione non farà nulla per loro. Basti pensare che, nelle due campagne elettorali, Zingaretti aveva promesso di dare risposte vere sul fronte dell’edilizia popolare e dell’housing sociale e, invece, in quasi sei anni, non ha stanziato nemmeno un euro per realizzare nuove abitazioni per le fasce più deboli della popolazione.


Parole, parole, parole, bugie, bugie, bugie. Questo è Nicola Zingaretti, l’uomo che vuole prendersi il Partito democratico. Da un bugiardo (Renzi) all’altro, si potrebbe dire. Vero, ma almeno Renzi era esattamente come si vedeva: uno spaccone, un bulletto, che ha fatto la fine che si è quasi cercato. Ma Zingaretti no: lui parla in modo pacato, dice bugie spacciandole per verità assolute e ha un sistema di potere radicato, che premia sempre e solo gli amici e gli amici degli amici. Sta distruggendo il Lazio, ma attacca il governo nazionale, accusandolo di fare macelleria sociale.


In definitiva, l’auspicio è che i cittadini si sveglino e comprendano bene chi hanno davanti: non un politico al servizio del popolo, come vuol far credere, ma un bugiardo e un freddo calcolatore, che ha nel mirino solo il potere. Poi, che vinca o no la corsa alla segreteria del Pd ci interessa poco: quel partito è morto e non lo risolleverà certo Zingaretti. Importante, questo sì, è che chi deve combatterlo in Regione Lazio lo faccia con determinazione e lo mandi a casa il prima possibile. I numeri per cacciare la banda Zingaretti ci sono, tenere in vita questa Giunta regionale è una colpa gravissima delle opposizioni.


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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