La retorica dell’Europa sui diritti umani è naufragata a Gaza

Di Luciano Lago

La guerra Israelo-palestinese sta dimostrando l’irrilevanza dell’Europa negli equilibri internazionali. Non esiste alcuna possibilità che la UE o i governi europei possano esercitare un’opera di mediazione e pacificazione nella guerra in corso tra Israele e i palestinesi. Così come nessun ruolo aveva avuto nel conflitto Ucraina-Russia, allo stesso modo si rende evidente l’assenza della diplomazia europea nello scacchiera del Medio Oriente.

Non ci vuole molto a capire che l’appiattimento europeo sulle posizioni statunitensi è la causa dell’assenza di ruolo dei paesi europei che, al di là di qualche viaggio di comparsa (sempre e comunque in Israele) per  schierarsi con il governo sionista, altro non riesce a produrre. Nessuna influenza sul mondo arabo da parte dei paesi europei e tanto meno da quelli mediterranei che pure avrebbero interessi in comune con i paesi arabi come Egitto, Tunisia, Siria, Algeria, ecc. Europa non pervenuta.

 La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è mossa di sua iniziativa ed  è stata criticata per aver deciso da sola di andare in Israele  per annunciare  s il sostegno dell’UE a Israele, durante una visita a Tel Aviv senza aver prima discusso il suo approccio con gli altri leader politici degli altri paesi dell’UE.

La Von der Leyen si arroga il diritto di decidere per tutto, che siano i rapporti internazionali o le decisioni in tema di vaccini, lo stanziamento di fondi UE per l’Ucraina,  lei, non eletta da nessuno, come una principessa prende l’iniziativa e decide. Un personaggio che dimostra una evidente dipendenza dalle centrali di Washington. Quando il padrone ordina, von der Leyen esegue.

Lo stesso Josep Borrell, inoltre, ha denunciato l’azione di Ursula von der Leyen, insistendo in pubblico sul fatto che “ lei non ha il diritto di rappresentare i punti di vista dell’Ue in questioni di politica estera, che normalmente sono coordinate tra i Paesi membri .  

Tuttavia nel caso della guerra di Israele contro Gaza e il genocidio attuato contro la popolazione civile, le posizioni della Von der Leyen  e quelle delle opinioni pubbliche non sembrano coincidere. Le manifestazioni di massa a favore della Palestina che sono avvenute in tutte le principali capitali europee a Parigi, come a Berlino, Bruxelles, Roma e Madrid, hanno sconfessato la posizione dei governi e dei burocrati della UE, tutti a favore di Israele (con qualche eccezione individuale).

Le azioni genocide del governo israeliano contro la popolazione palestinese non possono più essere giustificate e i governi europei, con la loro posizione,  appaiono complici di Israele e degli Stati Uniti e questo avrà delle gravi conseguenze nei rapporti con i paesi arabi e islamici.

L’ipocrisia e il doppio standard degli europei e dell’occidente in generale non sono più tollerabili di fronte al disastro umanitario che Israele ha creato a Gaza con lo sterminio sistematico della popolazione, bombardata senza tregua,  con attacchi indiscriminati contro qualsiasi installazione civile. La stessa agenzia dell’ONU ha  lanciato l’allarme per il disastro umanitario in corso a Gaza.

Gli attacchi delle forze israeliane sono diretti su tutto ciò che esiste a Gaza, contro ospedali, ambulanze, scuole, campi profughi, rifugi, panifici, depositi e qualsiasi altra installazione civile, il pretesto è sempre quello: ci sono i terroristi.

Il risultato è drammatico: a Gaza, fra i cumuli di macerie, manca tutto: l’acqua, il pane, il latte per i bambini, medicinali di pronto soccorso, carburante, elettricità, ecc.. Di conseguenza non è possibile più curare i feriti, sfamare i bambini che muoiono come mosche, neppure è possibile seppellire i morti che giacciono sulle strade e tra le macerie, con risultato di diffusione di malattie, colera ed altre pestilenze. Gaza è stata definita l’inferno sulla terra.

Tutto questo non interessa agli occupanti israeliani (ed ai loro complici americani ed europei) che continuano a ripetere: dobbiamo estirpare Hamas.

In realtà appare chiaro che è in corso un genocidio della popolazione palestinese e le dichiarazioni degli esponenti del governo Netanyahu fanno capire che il piano è quello di espellere da Gaza tutta la popolazione palestinese superstite. Chi non sarà morto per le bombe, per la fame o le malattie, dovrà essere espulso. Dove non è chiaro, l’Egitto non li vuole, la Giordania nemmeno, i palestinesi di Gaza saranno come “i dannati della terra”, ridotti a scorie umane per volontà del governo israeliano che vuole liberarsi definitivamente del problema palestinese.

L’ONU, il suo segretario Gutierrez e le agenzie delle Nazioni Unite, possono lanciare tutti gli allarmi che vogliono ma non li raccoglie certo il governo Netanyahu che ormai ha classificato Gutierrez e l’ONU come “amici dei terroristi” di Hamas.

Tanto meno gli appelli dell’ONU vengono raccolti dai governi europei i quali, al di là delle chiacchiere e la retorica, hanno dimostrato il loro appoggio incondizionato ad Israele, rifiutando la sospensione delle ostilità, una tregua proposta da 120 paesi alle Nazioni Unite.

I governanti europei ripetono la vuota retorica del “due popoli e due stati”, che non ha più alcun significato, mentre la popolazione di Gaza viene massacrata e la città interamente rasa al suolo. I governanti europei sperano che Israele faccia presto, che conduca in tempo breve le sue operazioni, possibilmente con meno clamore possibile ed è per questo che si spengono per lo più i riflettori su Gaza. I media ufficiali ricevono direttive di non dare spazio alle notizie da Gaza e dalla Palestina (incluso i massacri in atto in Cisgiordania) e lasciare piuttosto lo spazio alla riprovazione per le malvage azioni dei terroristi di Hamas sui coloni israeliani, intervistando gli scampati e raccontando le loro pene per gli ostaggi ancora in mano di Hamas. L’emozione del pubblico deve essere ridotta ed indirizzata a senso unico verso le vittime israeliane.

La narrazione dei media vuole far sembrare che il conflitto sia iniziato il 7 di Ottobre, con l’attacco di Hamas, dimenticando gli anni (16) in cui Gaza era un lager a cielo aperto chiuso all’esterno e controllato da Israele.

Nonostante questa manipolazione dei media,  l’indignazione si è concretizzata in grandi manifestazioni di protesta a favore della Palestina che i sostenitori del regime israeliano si sono affrettati a definire come “manifestazioni di appoggio al terrorismo”.

Anche la semantica delle parole viene attentamente cambiata per evitare che la gente indichi con il loro nome le cose che stanno accadendo e coloro che insistono a denunciare il genocidio di Gaza vengono indicati come “antisemiti”. Persino esponenti del mondo ebraico che hanno manifestato la loro riprovazione per le politiche del governo israeliano sono tacciati di antisemitismo.

Tutto lascia prevedere che, con la politica di sostegno ad Israele ed agli Stati Uniti, l’Europa si è giocata l’ultima carta che gli rimaneva per dimostrare, oltre alla sua subordinazione, la sua definitiva irrilevanza in un mondo che sta cambiando dove ci sarà sempre meno spazio per il vecchio e nuovo colonialismo, quello che vuole assoggettare i popoli ai propri interessi di dominio.

Le maschere dell’Occidente sono cadute a Gaza.

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