Con la guerra in Palestina la frattura tra l’Occidente e il resto del mondo è diventata insanabile

Di Luciano Lago

Se c’è una conseguenza indiretta del conflitto scoppiato in Palestina, questa è la vistosa frattura creatasi fra l’Occidente e il resto del mondo, ancora più accentuata tra il duo Stati Uniti – Israele nei confronti del sud del mondo che ha ripudiato la posizione di sostegno e di aperta complicità di Washington con il genocidio praticato a Gaza e in Cisgiordania contro la popolazione palestinese.

Questa frattura si era già in parte manifestata con la guerra sostenuta dalla NATO in Ucraina contro la Russia ed è sembrata definitiva con l’ipocrisia e il doppio standard dimostrato dall’occidente con i crimini commessi da Israele, considerata come una propaggine statunitense in Medio Oriente.

La Russia di Putin ha approfittato del pantano in cui è precipitata la politica statunitense per fare due o tre mosse sulla scacchiera internazionale che hanno collocato Mosca in posizione di leadership in Asia Occidentale, sostituendo la ormai persa influenza americana sullo scacchiere della regione con ampi riflessi sul mercato energetico e petrolifero.

Il viaggio fatto da Putin negli Emirati Arabi ed in Arabia Saudita, con una accoglienza fantastica da parte dei premier di quei paesi, ha segnato plasticamente il ritorno alla grande della Russia come arbitro della regione. Un viaggio che contrasta con l’umiliazione subita da Biden e dagli europei nelle stesse capitali arabe, lasciati in attesa infinita e con una irrilevanza di risultati. A questo viaggio è seguita la visita di Raisi, il premier iraniano a Mosca, altro incontro fondamentale per cementare i rapporti di partnership tra Russia e Iran, che tanto preoccupano l’occidente e Israele in questo momento. 

Di fatto questi incontri della Russia di Putin con il mondo arabo e iraniano stanno rivoluzionando l’intero assetto dell’Asia occidentale, del Medio Oriente e segnano l’ascesa dei BRICS con l’ingresso dei nuovi soci, Arabia Saudita, Emirati e Iran, fondamentali produttori di energia, petrolio e gas.

L’altro aspetto della massima importanza è costituito dall’affermarsi dell’asse della resistenza come alleato di Mosca, che non soltanto comprende la Siria, Hezbollah e l’Iran, ma anche lo Yemen, divenuto parte combattente nel conflitto in Palestina, che controlla il flusso delle navi nel Mar Rosso, ostacolando i carichi diretti in Israele. Un asse di resistenza che, con i suoi legami dichiarati con la Russia,  si dimostra sempre più efficiente e meglio armato e che rende vano il tentativo di Israele e degli Stati Uniti di ristabilire il dominio nell’area.

Con queste mosse Putin ha neutralizzato il tentativo degli Stati Uniti di isolare la Russia e si è piuttosto creata una situazione di isolamento degli Stati Uniti e dell’Unione Europea che hanno perso qualsiasi credibilità agli occhi del mondo arabo e islamico. Inoltre il rafforzamento della cooperazione economica e militare con l’Iran e l’interconnessione con la Cina delle principali potenze della regione, mette fuori gioco il vecchio piano della riconciliazione di Israele con i paesi arabi (il patto di Abramo) e fornisce i presupposti per una campagna di investimenti e di sviluppo economico che andrà a cambiare l’aspetto della regione. 

Le ambizioni della grande Israele, coltivate dai sionisti e del primato americano crollano entrambe di fronte ai nuovi assetti internazionali che non permettono il vecchio gioco del “divide et impera”, in cui gli yankee erano maestri.

La Palestina ritorna la questione in primo piano che determina l’assetto delle regione e viene messa al centro delle diplomazie. Le vecchie manovre del sionismo e degli americani non reggono più di fronte alle indiscutibili prove del genocidio in atto a Gaza, ingiustificabile sotto ogni punto di vista.

Tutto dimostra senza ombra di dubbio che quanto avviene a Gaza e in Palestina  è chiaramente un genocidio della popolazione palestinese messo in atto scientificamente.

In particolare 1) la  distruzione deliberata delle infrastrutture che sostengono la popolazione civile, incluso il trattamento dell’acqua, l’elettricità, i sistemi fognari, i panifici e le barche da pesca;

2) La distruzione deliberata di quasi tutte le strutture mediche e sanitarie;

3) Distruzione pianificata delle strutture educative, dalle università alle scuole primarie;

4) Distruzione deliberata delle infrastrutture della società civile, compresi la Corte Suprema, il Parlamento, i ministeri e gli edifici del Consiglio e distruzione deliberata dei documenti amministrativi;

5) Blocco deliberato degli aiuti alimentari che provocano la fame di massa;

6) Bombardamento massiccio e indiscriminato su un’area intensivamente popolata. La percentuale di bambini uccisi corrisponde al 42%. Questo equivale alla distruzione indiscriminata di un gruppo etnico;

7) Idem per le esecuzioni di massa di civili;

8) Rilevanti inoltre gli atti di disumanizzazione dei palestinesi, tra cui far sfilare i prigionieri denudati per spettacoli pubblici e mediatici e umiliazioni, picchiarli e abusarne sessualmente;

9) Movimento forzato di massa della popolazione;

10) Colpire deliberatamente gli edifici del patrimonio religioso e culturale;

11) Prendere di mira deliberatamente la leadership intellettuale, compresi giornalisti, medici, poeti, docenti universitari e amministratori senior;

12) L’intento genocida viene comprovato anche dalle numerose dichiarazioni di aperto intento genocida da parte del Presidente e del Primo Ministro israeliano attraverso quasi l’intero tessuto dell’establishment sia civile che militare.

Di fronte a tutto questo non è pensabile che gli organismi internazionali di giustizia preposti possano rimanere silenti. Sarà inevitabile un atto di accusa formale e il deferimento dei responsabili di Israele di fronte ad una Corte Internazionale di Giustizia.

I governi occidentali, quelli che si sono opposti a qualsiasi tregua umanitaria a Gaza, hanno dimostrato la loro totale complicità con i diretti responsabili del genocidio, Israele e gli Stati Uniti d’America.

Questo mette fine alla commedia propagandistica della difesa dei “diritti umani” sempre invocata dall’occidente a pretesto dei suoi interventi militari.

A completamento dell’abominio creato  a Gaza e in Cisgiordania ai danni della popolazione palestinese, ci sono i molteplici tentativi degli ambienti atlantisti e filo-israeliani, come la Commissione Europea guidata dalla Von der Leyen, oltre che da istituzioni finanziarie sovranazionali, di finanziare lo spostamento della popolazione palestinese in Egitto o in Giordania offrendo miliardi ai governi di quei paesi per fare accettare il piano e convincere ad aprire le loro frontiere per permettere il trasferimento della popolazione superstite.

Sarà inevitabile l’emergere di un nuovo potere internazionale, guidato da potenze come Cina, Russia, India, oltre che nuovi organismi internazionali, come i BRICS, che saranno più credibili delle potenze occidentali, queste ultime macchiate dal genocidio del popolo palestinese e dagli altri crimini precedenti contro gli iracheni, gli afgnani, i siriani, i libici, ecc.. 

Il mondo prenderà un forma di assetto multipolare, che piaccia o no agli anglosassoni, con il tramonto del vecchio ordine dettato dagli Stati Uniti e con la fine della egemonia unipolare degli Stati Uniti e dei loro vassalli europei, canadesi e giapponesi.

Non mancheranno i tentativi dell’Impero morente e screditato di seminare il caos, per ritardare questo percorso ma la Storia procede in avanti e non rimane ferma su se stessa. 

 
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