Il sovranismo si andrà ad affermare sulle macerie dell'attuale Unione Europea

Con l'introduzione del sistema dell'Unione Europea, si è verificata una involuzione dei principi di sovranità in quanto questa UE rappresenta di fatto la negazione dei principi della sovranità. L'Europa neoliberista ha esacerbato la concorrenza tra i paesi, ha liquidato i diritti sociali e sta intaccando i valori civici.

Oltre a questo il neoliberismo, che è la dottrina economica imperante nella UE, ha diviso il continente europeo in un nucleo di paesi industrializzati diretto dalla Germania rispetto ai paesi sprezzantemente chiamati i paesi del "club med" sempre più svantaggiati dal sistema di cambi fissi derivante dall'euro. Nell'area europea non c'è possibilità per attuare politiche redistributive, al contrario vige il sistema della conflittualità economica che, se riesce a produrre una crescita economica, lo fa a scapito delle maggioranze che vengono impoverite dall’austerità e svalutazione dei salari.

Gli stessi cittadini europei hanno iniziato a comprendere quale sia il significato di un sistema di mercati aperti e di sottomissione alle regole europee: che si voti per uno o per altro partito, sarà sempre uguale la situazione con una ristretta oligarchia a decidere la politica economica per ogni paese. Se qualcuno osa sfidare l'autorità di Bruxelles i mercati lo riducono alla ragione scatenando attacchi speculativi fino a provocare un default del paese.

È passato molto tempo dal trattato di Maastricht e dopo quasi tre decadi di neoliberismo, le società europee stanno iniziando a reagire. Milioni di persone hanno perso tutto e assistono attoniti alla disintegrazione delle loro vecchie comunità. Nei paesi del sud Europa la miseria si è allargata, la disoccupazione giovanile ai massimi di anno in anno e la gioventù è priva di un proprio orizzonte.

Qualcuno poteva sorprendersi dall' emergere dall'ondata di populismo anti establishment che si va affermando in Europa? Potrebbe forse stupire qualcuno la riapparizione di richieste di sovranità, di sicurezza, di protezione sociale di fronte alle conseguenze deleterie della supremazia dei mercati? 

Quello che sta accadendo in Europa è uno scontro tra due forme di nazionalismo revanscista per la preminenza in Europa: quello mercantilista economico della Germania che si propone come potenza egemone e un nazionalismo di reazione sociale-identitaria che emerge in Francia, Italia, Belgio, Spagna o Gran Bretagna.

L'europeismo e il globalismo possono ancora avere l'adesione di alcune elite intellettuali e di parte della borghesia cosmopolita, tuttavia non freneranno l'avanzata del populismo di carattere nazionalistico che si va diffondendo fra le masse defraudate dei loro diritti ed impoverite dalla globalizzazione. Per offrire un’alternativa alle ricette europeiste si richiede una nuova sintesi politica che sia in grado di interpretare le esigenze degli strati popolari con idee forti, con passione.

La chiave di questo sta nell'unire un discorso diretto alle grandi maggioranze sociali con un programma orientato alla difesa della dignità delle classi popolari e dei lavoratori.

Questo presuppone una reimpostazione delle alleanze internazionali e una nuova unione tra i paesi che rispettano la sovranità degli Stati: un’Europa confederale. Al fondo la possibilità reale di una alleanza tra le classi lavoratrici.

Un tale programma si può costruire superando le vecchie categorie destra e sinistra che sono gli schemi preferenziali del sistema dominante. Essenziale in questa fase, per i movimenti sovranisti, trovare un percorso comune evitando di cadere nelle trappole per imbrigliarne la spinta in reti internazionali di gestione che mirano a riportare tutto sotto il controllo delle centrali sovranazionali.

Il sovranismo deve essere integrato con la difesa dello stato sociale e delle identità culturali e nazionali. Le rivolte in Francia contro Macron sono i primi venti di tempesta che si avvicinano. Chi sarà in grado di egemonizzare le forze sociali che la globalizzazione ha scatenato? Tuttavia una questione è fuori discussione: il futuro dei popoli sovrani si costruirà sulle macerie di questa Unione Europea.

 


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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