Fallimento

Strette creditizie e carestia nel nome del “Rosatellum”

Meno d’un mese fa ha fatto capolino su siti internet e giornali tedeschi la notizia che dall’Europa avrebbero chiuso i rubinetti del danaro verso l’Italia. Una scelta di politica bancaria, monetaria e creditizia che si sposerebbe con la tattica d’osservare il Belpaese sino a dopo le prossime elezioni politiche. E questo con la scusa di non fidarsi delle scelte politiche del popolo italiano. Ovvero poter dire “ha vinto uno che non ci piace, quindi vi lasciamo senza soldi perché non fareste buon uso delle risorse”, oppure “c’è un clima di generale marasma politico in Italia, ha vinto una maggioranza risicata, anzi non c’è un vero vincitore, quindi fino a quando non farete una grossa coalizione vi lasciamo alla fame”. E’ evidente che dietro questa politica di Ue, Bce e banche varie si celino i veri suggeritori del “Rosatellum”, la nuova regola secondo cui si dovrà votare. Quindi i tedeschi, o chi per loro, hanno dettato ai camerieri di Pd, Fi e parmentarume vario la nuova legge elettorale, fatta a posta per non dare all’Italia una maggioranza forte e dotata d’ampio potere legislativo. Una trovata che permette ai poteri forti in seno all’Ue di reiterare il costume del Paese retto da camerieri con medaglietta parlamentare o incarico da ministro, vice e sottosegretario. Sorge il sospetto che l’uscita di Berlusconi “se non c’è una maggioranza meglio un Gentiloni bis” sia stata dettata proprio dalle pressioni dell’Ue. Questo avvalora la tesi che Pd e Forza Italia siano disposte a continuare la politica economica inaugurata in Italia col governo Monti: ovvero spoliazione dei patrimoni privati degli italiani, tramite innalzamento di almeno due punti percentuali della pressione fiscale nel biennio 2018-2020, aumento dell’Iva al 25 per cento entro il 2021, reintroduzione dell’Imu sulla prima casa, introduzione d’una tassa sul dichiarato superiore ai 20 mila euro annui per costituire un fondo perequativo a sostegno del rettiti di cittadinanza. Insomma il capitalismo dell’Ue sta favorendo l’introduzione di “aree ad economia pianificata” nella cosiddetta “fascia povera” dell’Unione Europea. Ricetta a cui dovrebbe sottostare l’Italia in compagnia di Portogallo, Grecia e Cipro europea. E si badi bene che stanno attentissimi a non allargare queste ricette all’ex Europa orientale, consci che in quei paesi ben conoscano la “pianificazione economica”, poiché pilastro economico del marxismo. Con una simile ricetta ed in forza della varie normative europee, l’Italia può ben dimenticare l’economia solidale di mercato ed i “lavori in economia”, ricette in passato alla base del nostro benessere, perché permettevano al popolo di poter intraprendere lavori artigianali e di coltivazione diretta, nonché i piccoli commerci urbani. Di fatto le scelte dell’Ue frammiste a minacce di “chiusura di rubinetto” stanno facendo calare sull’ex Belpaese la carestia…tecnica in uso già secoli or sono, quando l’imperatore di Germania puniva i vassalli italiani perché in contrapposizione alle scelte teutoniche. Così calavano i lanzichenecchi e ci si ritrovava con fame, peste e violenze. Cambiano i tempi e le metodiche, ma il frutto della politica tedesca rimane del tutto similare. Soprattutto oggi piangiamo la mancanza dei valorosi capitani di ventura, che difendevano lo Stivale dalle soldataglie dell’imperatore. Al loro posto abbiamo una torma di camerieri che, con tanto di conti all’estero, garantiscono la sudditanza politica dell’italiano medio.


Editoriale

 

Ricostruire l'unità nazionale

di Adriano Tilgher

Siamo alle solite. In Italia siamo troppo occupati ad affrontare temi marginali o impostici da altre nazioni per renderci conto della grave situazione in cui versa la nostra nazione. Purtroppo tutto questo accade perché a nessuno dei cosiddetti politici, né alle istituzioni interessa nulla dell’Italia; basti pensare alla scomparsa in tutte le scuole di ogni ordine e grado della storia, della grande cultura classica ed umanistica, base e fondamento sia del nostro percorso unitario che della nostra profonda identità.

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La Spina nel Fianco

 

L'ethos del cameratismo

1944 il poeta, soldato, (e bisessuale) Robert Graves, (24 July 1895 – 7 December 1985) dà alle stampe il suo romanzo più famoso, "Il vello d'oro”, che parla fra altre cose, della guerra dei sessi nella mitologia Greca (successivamente ereditata dai Romani). Graves dipinge il "litigio" fra Zeus ed Era, più che come una satira sui problemi domestici delle famiglie greche, come un conflitto fra sistemi sociali inconciliabili. Nel descrivere il panteon greco l'autore narra dello scontro fra le divinità femminili dei popoli mediterranei guidate da Madre Gea e gli dei del pantheon maschile, guidati da Zeus arrivati dal nord con gli invasori achei, che si sono fatti largo a spallate nella Grecia arcaica e matriarcale. Ad Olimpia cittadina del Peloponneso occidentale, che ha dato nome alle "Olimpiadi" dove sorgeva il tempio di Gea, più venerato di tutta la Grecia, un paio di millenni prima dell’era dell’Uomo, pare si sia tenuta una sorta di sacro G20, un super vertice religioso con lo scopo di raggiungere una pacificazione. Da un lato, le diverse manifestazioni della triplice Dea, con i loro riti della fertilità, e un certo gusto per i sacrifici umani, dall’altro gli dei guerrieri venuti dal nord, che erano usi tenere le donne alla catena, in cielo come in terra. Ma sarà una pace fittizia, la guerra metafisica, non finirà mai, e giunge fino a noi alimentata dal tentativo del nuovo ordine mondiale di uniformare, e quindi annullare ogni diversità di genere.

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