Abbiamo perso anche la "Marelli"

Giovedì scorso le agenzie di stampa hanno reso noto che la ex-FIAT, ora FCA, ha venduto l’impresa italiana “Magneti Marelli” (specializzata nella produzione di batterie, apparati elettrici e tutti le più avanzate componenti delle autovetture e di cui era proprietaria) alla giapponese “Calsonic Kanesi” per circa sei miliardi di euro che in parte saranno distribuiti agli azionisti: la famiglia Agnelli, che ha il pacchetto azionario più rilevante essendo l’azionista di controllo, incasserà da questo affare 579 milioni di euro.

Tutti coloro che hanno avuto e hanno a che fare con l’auto conoscono benissimo la “Marelli”, com’era popolarmente chiamata, perché quell’impresa di eccellenza italiana ha una lunga storia. Fondata inizialmente nel 1891 da Ercole Marelli che produceva ventilatori e trasformatori, fu poi costituita come società denominata appunto “Magneti Marelli” nel 1919 e si sviluppò notevolmente sia per il crescente incremento della motorizzazione e del trasporto aereo e ferroviario, sia per le esigenze belliche italiane del decennio 1935-1945 quando le sue fabbriche furono distrutte dai bombardamenti. Ricostruita poi nell’ambito della FIAT, ebbe uno sviluppo incessante con installazione di fabbriche in diversi Paesi e con la fornitura d’impianti alle squadre impegnate nella “Formula 1”.

Ora, per mere esigenze finanziarie, volte forse a coprire i deficit in altri settori, la “Exor” della famiglia Agnelli l’ha alienata: da notare che in apparenza gli acquirenti sono giapponesi ma in realtà quell’impresa, derivante dalla “Nissan”, appartiene al fondo d’investimento americano “KKR”.

La sua cessione ha fatto protestare non solo i sindacati - che temono, come è avvenuto in altri casi, lo spostamento del centro direzionale, della ricerca e delle attività più redditizie in altri Paesi – ma anche dello stesso Romano Prodi il quale, in un articolo su “Il Messaggero”, ha denunciato la perdita progressiva in Italia di tutte le attività legate all’automobile.

In effetti, questo è quello che hanno fatto gli eredi di Gianni Agnelli: la progressiva liquidazione di un sistema che, in realtà, è stato costruito più sui risparmi pubblici e privati degli italiani (quanti si sono indebitati per comprare una FIAT!). Forse, se ci fossero stati governi più attenti all’interesse nazionale, si sarebbe potuto applicare il terzo comma dell’art. 42 della Costituzione il quale stabilisce che “la proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interessi generali”. L’indennizzo i proprietari della FIAT l’avevano di fatto già avuto, con gli interventi massicci di cassa integrazione e le agevolazioni fiscali…

Ma, in realtà, dobbiamo ricordarci che la FCA, come si chiama adesso, non è più italiana. Non lo è più per i suoi proprietari, perché adesso la famiglia è guidata da John Elkann, di origine ebraica e cittadinanza francese: e non lo è più giuridicamente, perché la sede legale della FCA è ad Amsterdam e quella fiscale a Londra, mentre l’amministratore delegato è l’americano Michael Manley.

Per tornare alla cessione della Marelli, essa è ancor più grave in questo momento perché negli stessi giorni è emersa la notizia che, invece, Francia e Germania stanno organizzando un consorzio industriale – costituito dall’Opel, dalla Siemens e dalla Solvay - attivo nel settore delle batterie per auto elettriche. Diventerà un gigante, e un concorrente per la stessa Marelli ormai divenuta extraeuropea: quella nuova impresa avrà quindi gioco facile, sostenuta dalla Commissione Europea dove dominano Francia e Germania, a presentarsi come la risposta europea al nuovo mercato delle auto elettriche, soprattutto per la circolazione urbana. Quindi, l’Italia rischia di divenire in questo settore solo un mercato di consumo, senza creazione di posti di lavoro.

Sarebbe stato necessario invece che, proprio nel momento in cui si parla di “sovranità” in vista delle elezioni europee, il governo avesse fatto sentire la sua voce sia cercando di bloccare la vendita della Marelli (peraltro avviata nel mese di ottobre 2018) sia inserendosi nel consorzio che si sta creando. Ma l’Italia pensa solo all’energia eolica, finanziandola con i prelievi “oneri di sistema” nelle bollette elettriche dei cittadini salvo a lamentarsi poi delle infiltrazioni mafiose, vere o immaginarie che siano, dei suoi sottosegretari…


Editoriale

 

Ricostruire l'unità nazionale

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Siamo alle solite. In Italia siamo troppo occupati ad affrontare temi marginali o impostici da altre nazioni per renderci conto della grave situazione in cui versa la nostra nazione. Purtroppo tutto questo accade perché a nessuno dei cosiddetti politici, né alle istituzioni interessa nulla dell’Italia; basti pensare alla scomparsa in tutte le scuole di ogni ordine e grado della storia, della grande cultura classica ed umanistica, base e fondamento sia del nostro percorso unitario che della nostra profonda identità.

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