Appunti politici sulla infosfera

 

Appunti politici sulla infosfera

Col termine “infosfera” nella filosofia dell’ informazione si intende la globalità dello spazio delle informazioni. Pertanto, l’ infosfera include sia il cyberspazio, sia i mass media classici.

A coniare il termine è stato l’ accademico Luciano Floridi, dell’ Oxford internet Institute, che nel suo manuale “La quarta rivoluzione” lo definisce come “lo spazio semantico costituito dalla totalità dei documenti, degli agenti e delle loro operazioni”, dove per “documenti” si intende qualsiasi tipo di dato, informazione e conoscenza, codificati ed attuati in qualsiasi formato semiotico; gli “agenti” sono qualsiasi sistema in grado di interagire con un documento indipendente “ad esempio una persona, un’ organizzazione o un robot software sul web); infine il termine “operazioni” include qualsiasi tipo di azione, interazione e trasformazione che può essere eseguita da un agente e che può essere presentata in un documento.

Una realtà, dunque, che ci coinvolge più o meno tutti oggigiorno, in questa società tecnoliquida dove le frontiere sono poco più che un concetto della linguistica.

Proprio perché è così rilevante la presa di coscienza di ciò, non dobbiamo dimenticare di badare a come l’ assetto geopolitico internazionale si muove, soprattutto in questi ultimi anni, all’ interno di del “mondo digitale”.

Infatti, se la politica è nata nelle piazze delle polis greche, dove si discuteva fra saggi di come amministrare il bene di tutti, nel corso dei secoli, ma specialmente con l’ avvento dei giornali prima e dei mezzi di comunicazione di massa dopo, questa attività umana primaria ha assunto i connotati di un surrealismo didattico. Le leggi si fanno nei parlamenti, ma si scrivono sul web. Il peso dell’ opinione pubblica, che già fu rilevante ai tempi delle rivoluzioni del XIX secolo, è oggi quanto mai il nuovo archetipo su cui si sviluppa la prassi. A confermare ciò, basta vedere quanto spazio occupano le trasmissioni di informazioni politiche (come i telegiornali) e i programmi di opinionismo politico, dove vengono invitati appositamente rappresentanti delle più parti per disquisire.

No, non è un caso che sia così. L’ infosfera è la nuova piazza, il web è la nuova polis. Bene oltre le orwelliane sottolineature del grande occhio che tutto e di tutti vede e sa, questa “dimensione” costituisce il campo di battaglia della politica internazionale perché è lì che si muovono le masse, che si insinuano ideologie, che si osservano i sintomi, che si combattono e conquistano i territori.

Guardiamo a come l’ Islanda ha rovesciato un governo e riscritto una costituzione grazie ai social network, o come un partito come il M5S in Italia ha preso forma e trovato i suoi appoggi grazie ad un blog, per non parlare della caccia ai “segreti” dei candidati alle presidenziali USA di non molti mesi fa. Niente è a caso e chi siede sulle poltrone dei Palazzi, questo lo sa bene.

Chi governa la infosfera, oggi, ha un potere enorme: quello di plasmare le menti. E per quanto internet rimanga il mare magnum della “libertà di pensiero”, ci sarà sempre e forse sempre di più chi, tenendo il dito appoggiato sul pulsante dello “swtich off” globale, avrà in mano il poker d’ assi per chiudere la partita.

 

 

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