Il bisogno di un pensiero giustizialista

Sarà la recente sentenza sulla trattativa Stato-Mafia, sarà il naturale fascino di ciò che è malvagio o sarà il fatto che certe fisse non passano mai, è un po' di giorni che non riesco a togliermi dalla mente le parole Mafia, Camorra e 'ndrangheta. Ciò che i giudici di Palermo con quella sentenza hanno stabilito è qualcosa che non può minimamente essere compreso dall'italiano medio, anche quello occasionalmente interessato dell'argomento criminalità organizzata. Ma coloro che stanno dall'altra parte della barricata lo capiscono eccome. I membri dello stato criminale lo capiscono. Per la prima volta è stato sancito in maniera inequivocabile, anche per coloro più in mala fede (quelli che quando ne parlano dicono la "supposta o cosiddetta trattativa"), che lo stato italiano ha trattato con un altro stato. Legittimandolo, come se non avesse la forza delle armi per farlo, come stato sovrano. Rappresentanti delle forze dell'ordine della Repubblica italiana hanno parlato a rappresentanti dello stato criminale con il rispetto con cui tratterebbero una delegazione diplomatica straniera. Forse anche di più.

Questo stato ha varie facce, a seconda che ci si trovi in Sicilia, in Calabria o in Campania. Uno stato che non ha territorialità ma che in alcune zone dello Stivale controlla il territorio. Uno stato che non ha PIL ma che rappresenta l'economia più florida presente nel nostro paese. Uno stato che non ha presidenti ma ha sicuramente generali, esercito ed armi. Uno stato che prospera nella pace, lontano dall'attenzione mediatica e dai riflettori. Uno stato che quando non ti può assumere, quindi non ti fai comprare, cerca di rovinarti e se non riesce a rovinarti ti elimina. Uno stato che garantisce un welfare, pagato con i soldi della droga, alle famiglie degli uomini dei suoi eserciti e ricchezza nelle zone più depresse del Bel Paese. Uno stato che si preoccupa di formare quadri burocratici meritocratici. Ma sopra ogni cosa che si preoccupa, per garantirsi il futuro, dell'adeguata istruzione delle nuove generazioni, tanto da preoccuparsene fin nella culla.

 [...]L'onuri da famigghia ha manteniri / Figghiuzzu a to patri l'ha vendicari / Dammi pirdunu i sti paroli / Ma no mi pozzu rassegnari / Cacciami st'odiu chi tegnu'nto cori / Figghiu a to'patri l'ha vendicari.[...]

(Ninna nanna 'ndranghetista.)

 Onore, famiglia, vendetta, onorata società, regole (pare incredibile per il paese percepito per antonomasia come senza regole). Concetti impressi così a fondo in alcune zone d'Italia da divenire totalizzanti. Ecco perchè sento un bisogno. Il bisogno di un pensiero che contempli altre parole come ordine, giustizia, legalità, educazione, rispetto... insomma sento il bisogno di un pensiero giustizialista.

Un pensiero antipatico per tutta l'attuale società italiana impregnata come un morbo dal berlusconismo di ritorno dei sotterfugi, del saltare la fila, delle conoscenze che contano e del facciamo un po' tutti come vogliamo. Un pensiero che fino a quando non avrà compenetrato tutti gli strati del popolo italiano non potrà portare al potere una forza politica con la ferma volontà di muovere guerra allo stato criminale e così facendo sconfiggerlo. Si perchè esso è un fenomeno umano e, come dicevano Falcone e Borsellino, i fenomeni umani sono destinati a concludersi, prima o poi. E questo fenomeno sarà sconfitto non solo da forze dell'ordine, intercettazioni, operazioni sottocopertura ecc. ma soprattutto da un pensiero.

 


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

Leggi tutto...

La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

Leggi tutto...

Questo sito si serve di cookies tecnici e di terze parti per fornire servizi. Utilizzando questo sito acconsenti all'uso dei cookies.