Non ci sono più gli anarchici di una volta

Non mi è mai piaciuta “la Locomotiva” di Guccini benché apprezzi l’artista in generale e le sue altre canzoni. Non mi piace per il messaggio che la canzone veicola: la lotta di classe, l’omicidio indiscriminato. Una locomotiva guidata da un macchinista che lanciava il suo treno contro “l'altro treno ignaro e quasi senza fretta, Nessuno immaginava di andare verso la vendetta”. Ecco la vendetta ma di chi e contro chi?

Questa folle guerra di classe che porta distruzione tra gente ignara e non responsabile di nulla se non di appartenere ad un gruppo sociale. Che io nella mia vita abbia fatto altre scelte politiche, che aderivano ad una visione di popolo ed interclassista, spiega la mia avversione per la “dittatura del proletariato”.

Ora sento un gran parlare di Cospito, del suo sciopero della fame e delle posizioni anarchiche contro multinazionali e mondialismi vari con metodi “alla Locomotiva” gucciniani. Sicuramente non ho simpatia per il liberismo ed i suoi “prodotti” perniciosi nei confronti di una società equilibrata e ben costituita ma non posso che chiedermi da che parte veramente stiano questi cosiddetti anarchici. Voglio ricordare che, fatto salvo il macchinista di Guccini, di solito gli anarchici si sono resi noti per aver colpito regnanti e principi non certo dirigenti d’azienda, commercianti o poliziotti che sono azioni più consone alla visione sovversiva comunista.

Ricordo tra tutti l’anarchico Bresci che uccise nel luglio del 1900 il re d’Italia Umberto I. Gli anarchici spesso si sono espressi su azioni che hanno colpito “la testa” del potere non certo queste azioni da strategia della tensione che vediamo in questi giorni in Italia che fanno nascere il sospetto siano promosse dalla sinistra mondialista e liberista. Certo se imitando Bresci, Caserio, Angiolillo, Lucheni cominciassero a prendersela con i Rothschild, i Soros o i Bill Gate di turno, che sono i diretti successori odierni dei regnanti, allora si che riconoscerei gli anarchici... approvando o meno.

 

Immagine: https://www.open.online/


Editoriale

 

Ricostruire l'unità nazionale

di Adriano Tilgher

Siamo alle solite. In Italia siamo troppo occupati ad affrontare temi marginali o impostici da altre nazioni per renderci conto della grave situazione in cui versa la nostra nazione. Purtroppo tutto questo accade perché a nessuno dei cosiddetti politici, né alle istituzioni interessa nulla dell’Italia; basti pensare alla scomparsa in tutte le scuole di ogni ordine e grado della storia, della grande cultura classica ed umanistica, base e fondamento sia del nostro percorso unitario che della nostra profonda identità.

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La Spina nel Fianco

 

L'ethos del cameratismo

1944 il poeta, soldato, (e bisessuale) Robert Graves, (1895 -1985) dà alle stampe il suo romanzo più famoso, "Il vello d'oro”, che parla fra altre cose, della guerra dei sessi nella mitologia Greca (successivamente ereditata dai Romani). Graves dipinge il "litigio" fra Zeus ed Era, più che come una satira sui problemi domestici delle famiglie greche, come un conflitto fra sistemi sociali inconciliabili. Nel descrivere il panteon greco l'autore narra dello scontro fra le divinità femminili dei popoli mediterranei guidate da Madre Gea e gli dei del pantheon maschile, guidati da Zeus arrivati dal nord con gli invasori achei, che si sono fatti largo a spallate nella Grecia arcaica e matriarcale. Ad Olimpia cittadina del Peloponneso occidentale, che ha dato nome alle "Olimpiadi" dove sorgeva il tempio di Gea, più venerato di tutta la Grecia, un paio di millenni prima dell’"era dell’Uomo", pare si sia tenuta una sorta di sacro G20, un super vertice religioso con lo scopo di raggiungere una pacificazione. Da un lato, le diverse manifestazioni della triplice Dea, con i loro riti della fertilità, ed un certo gusto per i sacrifici umani, dall’altro gli dei guerrieri venuti dal nord, che erano usi tenere le donne alla catena, in cielo come in terra. Ma sarà una pace fittizia, la guerra metafisica, non finirà mai, e giunge fino a noi alimentata dal tentativo del nuovo ordine mondiale di uniformare, e quindi annullare ogni diversità di genere.

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