Matteo Messina Denaro, o della "lati-danza"

Quando un popolo è evoluto, la stampa non è che un mezzo di informazione; quando invece il popolo è come il nostro, la notizia è ferrea fede.

Lo abbiamo visto – nel bene e nel male – con il covid; l’abbiamo continuato a vedere con i vaccini “salvavita” che “diversi lutti e miocarditi addussero” ed ora, per vantarsi un po’ dopo sanzioni anti Russe e accise sulla benzina, era il caso di far spuntare la notizia delle notizie: l’arresto del boss “plurilatitante” Matteo Messina Denaro.

La più grande sconfitta di uno Stato repubblicano e democratico che, così come con Riina e Provenzano, non fa che pagare il pegno alla classe politica che oggi siede sugli scranni del parlamento e che ha attraversato – in anni “democristiani” - anni di mala politica, come se la mala politica fosse solo di quegli anni.

Fatto manifesto e obiettivo è che, chi ha pagato (tra terroristi e benefattori) è assunto a miglior vita; da Moro a Falcone e Borsellino, a Dalla Chiesa che tanto “audience” fa oggi nella magnifica interpretazione di Castellitto ma, ci sarebbe da chiedersi, che cosa vorrebbe insegnarci?

Ieri nello scalpitio di una Palermo “liberata”, con i migliori sventolamenti di bandiere in stile curva da Stadio, con tutto il comando al completo dei Carabinieri del ROS e i più alti gradi della Difesa dell’Italico suolo,  esce da una clinica, faccia smorta, provato dalla malattia che gli ha aumentato gli anni, un uomo, che, senza avere più nulla da fare e nulla più da dire, si consegna alla forza pubblica nella consapevolezza che la stessa non può liberarlo dal grande male a cui oggi nessuno ( o quasi) sfugge.

E così, da una terapia pagata da familiari e amici, oggi lo Stato italiano si farà garante della chemio; con le unità già a disposizione e in più con carabinieri e guardie carcerarie pagate da noi contribuenti.

Che dire? Una grande vittoria per uno Stato e una regione governata sin dalla “liberazione” da Capi bastone o no? Una vittoria che fonda le radici tra chi avrebbe avuto davvero la colpa e chi, in passato, ha subito, il più delle volte senza prove, senza processi, senza avvocati né possibilità di difesa e replica; senza grandi articoli ma con una foto, sbattuta in prima pagina stile mostro con un’opinione pubblica un po’ più arguta ma sempre stupita, che ha preso e prende per oro colato tutte le fiction giornaliere fatte passare per notizie dai prezzolati dell’ uno o dell’ altro potere che si divertono a far credere che “ a seconda dell’ inchiostro” possa andare benissimo o malissimo questo mondo o si possa essere liberi oppure no.

Di fronte a questi inganni, ci si sente sempre più soli e si avverte nel midollo osseo il fallimento, probabilmente anche il proprio; e si pensa a quanti “nostri” ragazzi abbiano pagato negli anni di piombo e a quanta gente diversa, perché normale, sia stata fatta fuori senza possibilità di replica.

Invece la Repubblica oggi esce nel pieno delle sue forze perché avrebbe vinto; ha vinto l’ennesima marchetta per ogni cittadino…

 

Immagine: https://www.palermotoday.it/


Editoriale

 

Il bene e il male

di Adriano Tilgher

È un mondo confuso quello che ci circonda. Ho visto il filmato di un uomo vestito da donna, che, secondo la lingua dei barbari, preferisce definirsi “drag queen”, mentre racconta a dei bambini o poco più che bambini, che il mondo è cambiato, che le vere favole non sono più quelle che ci hanno raccontato i nostri nonni o i nostri genitori, ma sono quelle nuove che raccontano di un’umanità in trasformazione, dove i sessi, contrariamente a quello che ci ha insegnato la natura, non sono solo due ma molti e molti di più (dimenticando che quando si parla di sesso, secondo la natura, si intendono manifestazione e funzione dello stesso e non le differenti pulsioni o deviazioni o perversioni di ognuno).

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La Spina nel Fianco

 

La meglio gioventù

1º ottobre 1950, nasce a Milano Marco Tullio Giordana, regista, sceneggiatore e scrittore italiano fuori dagli schemi, che seppur proveniente da quell' “intellighenzia" sinistra che ha dominato il mondo della cultura italiana sin dalla fine della seconda guerra mondiale, nelle sue opere dimostrerà un inusitato coraggio ad affrontare temi controversi, e a portare sullo schermo, autori altrettanto controversi, rappresentando forse più di tutti gli altri registi contemporanei, un reale spaccato della vita, dell'arte e soprattutto della politica del nostro Paese. Capacità di analisi dovuta presumibilmente dalla sua formazione accademica. (facoltà di lettere, indirizzo antropologico). Trasferitosi da Milano a Roma per motivi di studio, già da studente universitario collabora alla realizzazione del film di montaggio di Roberto Faenza "Forza Italia" , un film documentario del 1977 sulla situazione politica dell'Italia nel dopoguerra realizzato utilizzando spezzoni di documentari dell'istituto luce ed altri filmati relativi alla storia italiana dal 1945 fino alla metà degli anni settanta. Il titolo coincide (fortuitamente ?) con il nome dell'omonimo partito politico fondato da Silvio Berlusconi diciassette anni dopo. Nel 2011 Faenza sarà autore del docufilm Silvio Forever.

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