La Regione Lazio depotenziata ed ostaggio di PD ed imprenditori

Per più di dieci anni la Regione Lazio è stata a ferrea guida Pd. Due lustri che hanno visto giunte democratiche ben attente a non cedere alcun potere a Roma Capitale (si fa per dire), disattendendo così alle prerogative di area metropolitana sopraggiunte con la morte degli enti provinciali. Oggi, stranamente, si sta perfezionando il trasferimento di prerogative e competenze al Comune di Roma: un percorso che la Giunta Regionale ha iniziato sottovoce all’indomani della sconfitta elettorale delle sinistre alle ultime politiche. Così tra ottobre e novembre 2022 è iniziato l’iter burocratico, senza che le opposizioni in Regione Lazio se ne rendessero nemmeno conto: forse perché ubriache dalla vittoria del centro-destra alle politiche. Oggi la cessione di poteri è realtà, e Fratelli d’Italia non ha più motivo di fare convegni, dibattiti o annunci su ruolo e funzioni della Capitale del Paese; Zingaretti ha assegnato a Roma (cioè al suo compagno Gualtieri) le competenze urbanistiche che fino a ieri erano regionali. Se lo avesse fatto la Regione a guida Polverini o Storace sarebbero volati gli stracci, ed una torma di giuristi e principi del foro avrebbero approntato le carte per bloccare presso il Consiglio di Stato una forse improvvida cessione di poteri. Massimiliano Valeriani, assessore di Zingaretti all’Urbanistica ed alle Politiche abitative della Regione Lazio, ha di fatto ceduto al Pd di Roma le mani sull’edilizia (non che prima le avessero altrove). Un Collegato di legge che riduce i tempi (semplifica le procedure amministrative) per le cose che potrebbero stare a cuore del Partito democratico, estromettendo la futura Giunta regionale del Lazio dal governo urbanistico del territorio, consentendo al Campidoglio di agire in piena autonomia accontentando forse chi fa “edilizia sostenibile”. Così vengono assegnate a Roma funzioni in materia di valutazione ambientale che dovrebbero competere all’ente Regione, alle Arpa regionali. Di fatto il Campidoglio estromette la Regione sul piano parcheggi, sui garage su suoli in concessione, sulla rigenerazione urbana, sulle varianti urbanistiche e sugli strumenti attuativi di politica edilizia (in tutta Europa prerogativa di regioni e dipartimenti), escludendo così ogni futuro pronunciamento regionale in tutti gli argomenti di pianificazione territoriale.

La modifica e la conseguente cessione fanno decadere il futuro ruolo regionale di approvazione di ogni variante agli strumenti urbanistici (sia generali che particolareggiati) e legano le mani alla Regione su ogni eventuale progetto negli strumenti attuativi. E sorge il dubbio che Roma possa anche condizionare le opere dei consorzi di bonifica (enti strumentali della Regione) che insistono nell’agro romano da Civitavecchia ad Aprilia, dai confini di Rieti a quelli di Viterbo. Regole certe e procedure snelle che permetteranno al Comune di Roma la pianificazione dell’edilizia e la trasformazione urbanistica in un’area grande quasi come tutta la Regione Lazio: quest’atto trasforma Roma in una Regione più che in una capitale europea, e mette l’ente programmatore (la Regione) sotto il tallone urbanistico del Campidoglio. A beneficiarne politicamente è solo l’Amministrazione cittadina, soprattutto i rapporti del Pd romano con referenti e sponsor economico-produttivi. Il provvedimento della Giunta Zingaretti è passato senza che il Parlamento nazionale s’interrogasse sull’opportunità. Nessun deputato o senatore s’è chiesto quale fosse il vero obiettivo di Zingaretti (ventriloquo di Bettini). La giunta ha nella conferenza di cessione parlato di “bene della città” e di “lavoro e della sostenibilità territoriale”. Ma nessuno di Forza Italia, di FdI e della Lega ha pensato bene di rispondere a questo atto astuto e solo utile a sottrarre poteri ad una eventuale giunta non di sinistra. La Regione Lazio rischia così di diventare un ente inutile, con poteri sanitari sempre più attenzionati dal governo centrale e l’urbanistica in mano alla giunta capitolina.


Editoriale

 

Ricostruire l'unità nazionale

di Adriano Tilgher

Siamo alle solite. In Italia siamo troppo occupati ad affrontare temi marginali o impostici da altre nazioni per renderci conto della grave situazione in cui versa la nostra nazione. Purtroppo tutto questo accade perché a nessuno dei cosiddetti politici, né alle istituzioni interessa nulla dell’Italia; basti pensare alla scomparsa in tutte le scuole di ogni ordine e grado della storia, della grande cultura classica ed umanistica, base e fondamento sia del nostro percorso unitario che della nostra profonda identità.

Leggi tutto...

La Spina nel Fianco

 

L'ethos del cameratismo

1944 il poeta, soldato, (e bisessuale) Robert Graves, (1895 -1985) dà alle stampe il suo romanzo più famoso, "Il vello d'oro”, che parla fra altre cose, della guerra dei sessi nella mitologia Greca (successivamente ereditata dai Romani). Graves dipinge il "litigio" fra Zeus ed Era, più che come una satira sui problemi domestici delle famiglie greche, come un conflitto fra sistemi sociali inconciliabili. Nel descrivere il panteon greco l'autore narra dello scontro fra le divinità femminili dei popoli mediterranei guidate da Madre Gea e gli dei del pantheon maschile, guidati da Zeus arrivati dal nord con gli invasori achei, che si sono fatti largo a spallate nella Grecia arcaica e matriarcale. Ad Olimpia cittadina del Peloponneso occidentale, che ha dato nome alle "Olimpiadi" dove sorgeva il tempio di Gea, più venerato di tutta la Grecia, un paio di millenni prima dell’"era dell’Uomo", pare si sia tenuta una sorta di sacro G20, un super vertice religioso con lo scopo di raggiungere una pacificazione. Da un lato, le diverse manifestazioni della triplice Dea, con i loro riti della fertilità, ed un certo gusto per i sacrifici umani, dall’altro gli dei guerrieri venuti dal nord, che erano usi tenere le donne alla catena, in cielo come in terra. Ma sarà una pace fittizia, la guerra metafisica, non finirà mai, e giunge fino a noi alimentata dal tentativo del nuovo ordine mondiale di uniformare, e quindi annullare ogni diversità di genere.

Leggi tutto...

Questo sito si serve di cookies tecnici e di terze parti per fornire servizi. Utilizzando questo sito acconsenti all'uso dei cookies.