In difesa di Stefano delle Chiaie

“lei è un imputato particolare, o è colpevole molto fortunato, o è un innocente molto sfortunato”

Andrea Barbato

 

Gli Italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio. Una frase abbastanza chiara del tessuto sociale che di lì a poco si sarebbe andato a formare, uscita dalla bocca di Winston Churchill uno che di equilibrismi ed intrallazzi ne sapeva qualcosa.

Dietro ciò, una infinita dietrologia alla ricerca sempre e comunque di un capro espiatorio.

Report, puntata del 25 maggio 2022: mettiamo in scena l’aspettando Godot della cronaca.

 Indagini, sviluppi e depistaggi: il copione si ripete; qualcuno è colpevole, molti innocenti e tra gli innocenti parlano pentiti o super testimoni, c’è tutta la farsa di un testo alla De Andrè.

Ovviamente non è difficile rievocare il “mostro fascista” in una Italia che non ha mai fatto i conti con il proprio inconscio. Facile come dire ad un ragazzino che la luna si sveglia quando il sole va a dormire; non è vero per entrambi, uno è una stella l’altro un satellite. E così, queste figure fisse come nella “ tragedia” già ce le abbiamo, in più abbiamo “ la fortuna”  che almeno loro  siano  tutte tornate alla casa del Padre!

E che problema vi sarebbe se la stessa figura del “nero” Stefano Delle Chiaie fosse scambiata per qualche informatore al soldo del KGB volto a spostare ingenti quantitativi di denaro da una sinistra all’altra?

Una lezione del genere sono stati bravissimi già a farla nel 68 in quelle aule universitarie che sono diventate dall’ immaginazione al potere, l’inimmaginabile egemonia che ha accomunato tanto la futura classe dirigente del sei politico quanto la sinistrorsa falange armata.

Tutto questo Carro di Tespi, ripeto sottolineando, è stato abbondantemente attribuito a Stefano delle Chiaie; tutto e il contrario di quel tutto che se vogliamo ha determinato il peso storico delle stragi degli ultimi 60 anni di regime democratico.

Una giustizia che non è riuscita a chiudere i casi più oscuri e i delitti  più efferati “ Da Emanuela Orlandi al Mostro di Firenze” che resta ancora nel dubbio se non risolto da quattro sentenze da strapazzo tanto per dare dopo 40 anni la colpa a qualcuno sulla strage della stazione di Bologna, usa i mezzi della “ società dello spettacolo” di Debord per “punire i morti “ quelli che non solo hanno “la fortuna che non moriranno più” ma non hanno e non possono avere diritto di replica. Tanto per lui quanto per Pinelli di cui resta una lapide perché nelle commemorazioni siamo bravissimi da ambo i lati.

Un “giornalettismo” che si basa sullo scoop buttando nel cesso anni di vera indagine pagata a proprie spese (vedasi i vari Pecorelli, De Mauro etc) e tutto questo perché? Perché ci sarebbe da parlare di PNRR, di Welfare economico, di Recovery found e di quando tutti noi avremmo dato l’ultimo stralcio di presunta libertà all’ OMS per la gestione della nostra salute fisica e psichica ma… vuoi mettere aver scovato documenti “ secreti atque secretissimi” sulla implicazione di un uomo da tramite tra stato e mafia ?

Ma vi rendete conto? Siccome è meglio una bugia accettata dalla comunità che una scomoda verità per tutti, ecco che in soccorso dei “nuovi sviluppi mediatici” il team di Report ci racconta “la verità” quella che per 70 anni ha fatto sì che gli italiani divenissero   ciò che sono: un popolo di disillusi romantici.

E quindi sabotaggio all’ incontrario e dietrologia dei depistaggi; la counter-intelligence deve incombere lì dove ci potrebbe essere il pericolo nuovo del “ focolaio”: la “ bestia nera e fascista”.

Conobbi  Stefano nel 2012 a Latina in occasione della presentazione del libro “ L’Aquila e il Condor- memorie di un militante politico “ in una sala del Circolo Cittadino gremita di gente; pacato e fiero esponeva  la sua storia rivoluzionaria e assieme ad essa, ma mai come vittimismo o giustificazione,  parlava delle inchieste giudiziarie di certa magistratura ad orologeria al soldo dello Stato altro, che “ preferì ” far pendere le accuse più “ sull’ una parte certa”  che dall’ altra parte meschina . Lo reputai da subito una persona vera come poche: un uomo che non aveva bisogno di stare sopra le righe per parlare ma che dava pane per i denti di ognuno. Peccato che questa nostra Patria è fatta da sdentati e la dentiera non è che l’ennesima maschera politica volta a giustificare ciò che la moltitudine da immemore tempo è: una società invertebrata.

Fatto è che siccome a molti piace la “recita a soggetto” non potendo il soggetto rispondere perché defunto quale esperimento migliore di un monologo mascherato a sua volta da dialogo ma sempre nella farsa del “je accuse”?

E Report, con la puntata andata in onda lunedì 23 maggio 2022 e quasi replicata lunedì 30, offre ai cittadini, obbligatoriamente paganti il canone, una informazione a cui oggi siamo oramai più che abituati rassegnati: una informazione dove si fanno elenchi di nomi, di persone, di sospetti tutti già processati ed assolti con formula piena, ma rigorosamente defunti e quindi impossibilitati a rispondere alle menzogne presentate, ignobilmente, come verità assolute.

 

Immagine: https://www.repubblica.it/


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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