Bergoglio canonizza il Sessantotto

Si doveva arrivare anche all’ apologia del Sessantotto da parte di Bergoglio, per i fans “El papa”. Era un ingrediente che mancava all’ appello, in effetti, e che ci aiuta ad identificare sempre più chiaramente l’ essenza del neo-vangelo, della neo-evangelizzazione e della neo-chiesa, che di Cristo proprio non è.

Il Sessantotto è diventato, secondo l’anti-pontefice, un albero che ha dato ottimi frutti. Prima di questo encomiabile movimento culturale e politico, a quanto pare, la Chiesa e il mondo hanno sempre vissuto nell’ oscurità e nella mancanza dei “diritti”. Non serve spendere ulteriori parolare, oltre a quelle già espresse dal sedicente papa. Se è assodato – per chi ha discernimento retto ed una mente sana – che il Sessantotto è stato la matrice della devastazione culturale e del profondo anti-cristianesimo che ha ormai conquistato gli ultimi avamposti, soprattutto grazie al “cavallo di Troia” del (anti)Concilio Vaticano II, Bergoglio ha deciso comunque di santificarlo. Niente di nuovo sotto il sole, non è certo una mossa strana o inaspettata. Un movimento, sicuramente altri scrittori e giornalisti potranno testimoniarlo, che ha portato alla degradazione della sessualità con il pretesto di “liberarla”, all’ incremento della diffusione della droga tramite la liberalizzazione e la pubblicizzazione rovesciata, alla diffusione delle filosofie ed eresie dottrinali anticristische, eccetera eccetera. La falsa retorica della “libertà” ha fatto sì che migliaia di giovani finissero alla distruzione, seguendo le mode orientaleggianti o i santoni guida dei Beatles. Dunque, il Sessantotto ha portato alla diffusione massiccia dell’AIDS negli anni Ottanta e al fenomeno dell’ eroina; il movimento studentesco ha fatto approdare alla vittoria di aborto, femminismo, divorzio, eutanasia, negazione delle Verità di Fede, e anche qui tutta una lunga lista di aberrazioni. Non da ultimo, visto che siamo nei tempi di Amoris Laetitia, ci sentiamo dire che la contraccezione è un “atto di responsabilità” – parole fresche fresche di 48 ore fa del Pontificio Consiglio per la Vita – e vediamo la distribuzione della Comunione ai divorziati rispostati. Pertanto, ascoltare colui che dovrebbe essere e che per molti, ahimé, è il “capo della cristianità” elogiare il Sessantotto suona come la più amara delle sconfitte. Ancora dubbi sulla falsa chiesa? Ora attendiamo che Bergoglio santifichi Marx. Ma non il cardinale tedesco (anch’ egli vomitevole), bensì il filosofo Karl. Prendete i pop corn e sedetevi comodi!


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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