I millennials, una generazione senza riferimenti

Ne “L’avvenire dei giovani” edito nel 1972, Ugo Spirito scriveva: “(…) i giovani, privi di qualsiasi fiducia nei maestri e nei valori tradizionali da essi rappresentati, rimangono privi di ogni capacità di orientarsi e di costruire la nuova realtà. (…) Le difficoltà da superare diventano immani e l’affermazione delle nuove generazioni è necessariamente ritardata in modo inverosimile”. Quarant’anni dopo questa tesi si palesa come una perfetta fotografia della società di oggi; i giovani si trovano in una condizione di totale insicurezza, solitudine ed inadeguatezza, che sempre più spesso porta loro alla ricerca di un’alienazione violenta della realtà, nell’abbrutimento totale dell’essere. Droga, alcol, vita mondana, materiale, e dipendenze di ogni genere, sono le vie più comuni attraverso le quali i ragazzi di tutte le età e le estrazioni sociali cercano di fuggire un presente che li ha partoriti, ma che non sa crescerli, formarli, e dare loro un futuro. Da varie indagini condotte nelle scuole medie e superiori del nostro paese, si evince che la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze, vuole somigliare a personaggi reali o di fantasia, che il sistema mediatico ha posto sul trono dell’exemplis vitae, come fashion blogger, calciatori, modelle, miliardari di ogni genere, ma anche capi mafia e spacciatori internazionali di serie televisive, si assiste sostanzialmente ad una totale mancanza di esempi, che causa un disorientamento generale di natura valoriale. Questa catastrofica situazione, che possiamo dire tipica della società post-moderna, si è originata attraverso la commistione più o meno ampia di più fattori, che hanno inciso drasticamente sullo sviluppo e sulla formazione dei giovani, in particolare dal contrasto con la generazione dei padri (i maestri), e dallo sviluppo ideologico del ’68 non come momento storico, ma come base culturale. Lo scontro tra “giovani e vecchi” esiste dalla notte dei tempi, esso è niente di meno che il conflitto tra passato e presente, la spinta verso il futuro e l’eredità del solido passato. Questo contrasto nella storia si è sempre risolto con la “vittoria” dei giovani, i quali formati dai maestri, riuscivano a costruire un futuro reale mantenendo saldi i valori derivanti dall’eredità del passato. Oggi questo processo fisiologico della storia sembra essersi inceppato; la frenesia e la velocità estrema della società moderna, le trasformazioni sempre più drastiche e repentine imposte dalla tecnica, hanno mutato questo mondo sì che i maestri non sanno più riconoscerlo, e non possono più adattarvisi. I giovani da parte loro riconoscono l’anacronismo della vecchia generazione e non hanno più la capacità di comunicare con essa. Tutto questo unito allo sviluppo ideologico del sessantotto (pensiero), che lo stesso Preve definiva “mito fondativo della post-modernità”, poiché pone le basi per la fondazione del nuovo capitalismo con il quale oggi abbiamo a che fare; la liberalizzazione violenta dei costumi e della società, la sconnessione pretestuosa dell’uomo da ogni presupposto di comunità, ha portato i millennials a rimanere senza riferimenti, totalmente atomizzati, senza passato e senza futuro Essi cercano rifugio in quelle che Bauman definiva “comunità fittizie del web”, social network e altro, e/o seguendo pedissequamente esempi negativi. Credo sia doveroso creare un nuovo modello ideologico-culturale, che ponga le basi per la ricostruzione dello stato ormai distrutto dal turbo-capitalismo, e quindi per la ricostruzione della comunità. Di una comunità umana, nazionale, identitaria, che sappia dare una direzione netta e sicura ai giovani e quindi al futuro, non già della sola nazione, ma di tutta l’umanità.


Editoriale

 

Possiamo farlo

di Adriano Tilgher

La situazione sta evolvendo in segno positivo. Se osserviamo con attenzione le cose che accadono attorno a noi, ci rendiamo conto di quanto sia falsa, inutile e depistante la presunta realtà che ci raccontano i media tutti (o quasi) e quanto si stia risvegliando il popolo italiano. Basta un po’ di spirito di osservazione. Iniziano ad essere tante le persone che si sentono in dovere di esprimere il proprio dissenso, a dare la giusta lettura degli eventi, a parlare con linguaggi che sembravano spenti, perduti. Strani simbolismi appaiono anche dalle stanze ufficiali. Cosa fino a ieri impensabile. Qualcosa sta cambiando.

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La Spina nel Fianco

 

Comandante

13 dicembre 1942, il motopeschereccio armato “Cefalo”, di stanza presso la base di "La Galite” in Tunisia, di ritorno da una incursione nel porto di “Bona”, in Algeria, viene attaccato da uno Spitfire inglese, Durante il mitragliamento, vengono colpiti a morte numerosi membri dell'equipaggio, fra cui in comandante. Qui finisce la vita terrena di Salvatore Todaro, pluridecorato Comandante della nostra marina Militare.

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