Patrioti e non

Patrioti e non

Spero che la lezione impartita alla nostra presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dal presidente tunisino, Kais Saied, serva a qualcosa. Spero che riesca a ricordarle, se è mai stato veramente nelle sue corde, cosa voglia dire essere un patriota, come amano definirsi i Fratelli d’Italia. Uno è un patriota se difende, a qualsiasi costo, l’identità e la sovranità del proprio popolo.

Kais Saied, presidente della Tunisia, ha rifiutato i soldi offerti dalla UE, tramite la mediazione della Meloni, mirati a bloccare le partenze di migranti dalle coste tunisine.

“La Tunisia, che accetta la cooperazione, non accetta la carità né l’elemosina. Il nostro Paese e la nostra gente non vogliono pietà, ma esigono rispetto” è la motivazione contenuta in un comunicato della presidenza tunisina e il presidente aggiunge “Tutta la ricchezza del mondo non vale un grammo della nostra sovranità.”

Parole dignitose e piene di autentico patriottismo anche perché i soldi offerti non erano liberi da vincoli ma erano destinati a precise operazioni come per esempio il potenziamento di alcune navi per il controllo delle coste, ecc.

Si osserverà che questo è frutto del mondo multipolare che sta emergendo e dimostrando che non esiste più un solo potere nel mondo, rappresentato dal gendarme anglosassone, ma vi sono alcune potenze emergenti che sono certamente un’alternativa.

Esiste sicuramente una possibilità altra su cui si può articolare una contrattualità seria, se si è consapevoli della propria identità e autenticamente disposti a riconquistare la sovranità della propria nazione.

In Italia questo pare non esista minimamente. Ci stiamo indebitando notevolmente con la UE per l’ignobile prestito del PNRR per fare quello che ci impone la UE e per porre sotto controllo il nostro popolo con la scusa della sicurezza.

Certo non vuol dire rivendicare la propria sovranità, se si accettano soldi in prestito – prestito tra l’altro ottenuto da soldi da noi preventivamente versati per costituire il fondo – e quindi da restituire per fare cose contro l’interesse del popolo italiano.

Infatti già varie rate del PNNR sono state incassate dal governo italiano, ma le uniche cose che si vedono sono, in varie città, il crescere in modo esponenziale di telecamere con il riconoscimento facciale per identificare e controllare gli spostamenti di tutti, come richiesto dalla UE; a Trento, addirittura, assieme alle telecamere, per le strade vi sono microfoni per registrare le voci ed i discorsi, una vera e propria violazione della vita privata e della libertà individuale. A questo va aggiunto il collegamento di tutti questi apparati ad un enorme elaboratore centrale che seleziona, registra, identifica e archivia.

Tutto questo, per fortuna, ancora è sperimentale e, soprattutto, ancora non è collegato ai satelliti come prevedono il PNRR, l’agenda Draghi e l’agenda 20/30 di Davos.

A cosa serve il collegamento satellitare, se non al controllo ed alla schedatura da remoto? E quindi dall’estero? Cosa pensano di questo i cosiddetti sovranisti di casa nostra?

Certo noi siamo figli di una drammatica sconfitta militare che per anni ci hanno insegnato, nelle scuole e nei “media” di qualsiasi colore, che è stata una vittoria, al punto che abbiamo scelto come festa nazionale il 25 aprile, giorno in cui le armate anglosassoni, gendarmi del potere dell’epoca ed attuale, hanno completato l’occupazione di tutta l’Italia entrando a Milano.

Quando inizieremo a dire la verità sulle nostre condizioni di servaggio? Quando la nostra classe politica, di destra e di sinistra, inizierà a dire la verità e a riscrivere la storia d’Italia?

Oggi una diversa consapevolezza nel nostro popolo, per fortuna, inizia a crescere. Dobbiamo unirci per cambiare. Una visione consapevole del nostro interesse nazionale può farci tornare con forza ad un tavolo in condizioni di reciproco rispetto, giocando anche sull’esistenza di un mondo multipolare.
Però anche qua bisogna stare molto attenti perché i giochi sono vari e complessi.

Per esempio, credo che il vero scontro attuale non è contro il potere finanziario multinazionale e sostanzialmente apolide, che esce indenne, se non potenziato da questi scontri planetari, ma è una lotta per la sostituzione del gendarme: cambiare gli anglosassoni con i cinesi.

Dio ne scampi e liberi dal gendarme cinese con la sua cultura schiavistica e priva di umanità.

Ma la sponda può essere rappresentata da altre nazioni che stanno emergendo e, soprattutto, la nostra attenzione deve essere rivolta verso i popoli che vogliono restare liberi e autori del proprio destino, come ci dimostrano le nuove nazioni africane.

Torna in alto